giovedì 7 novembre 2024
  • 0
Il vescovo di Anversa Johan Bonny, allievo di Kasper e Daneels, propone un rito per benedire le coppie gay
NEWS 19 Ottobre 2016    

Il vescovo di Anversa Johan Bonny, allievo di Kasper e Daneels, propone un rito per benedire le coppie gay

di Michele M. Ippolito

 

Mons. Johan Bonny, vescovo di Anversa (Belgio), ha suggerito di creare “un rito alternativo” che consenta la benedizione in Chiesa delle coppie omosessuali, dei divorziati risposati e dei conviventi. Egli propone una “diversità di riti” per far “riconoscere il carattere di esclusività e di stabilità del rapporto”. Il prelato belga, già collaboratore del card. Walter Kasper, e beniamino del cardinale Danneels, a lungo titolare di Bruxelles (e la cui gestione ha segnato il picco di una crisi profonda della Chiesa belga) ha espresso questa sua anti-evangelica idea in un libro uscito l’11 ottobre scorso (Puis-je? Merci. Désolé, cioè Posso? Grazie. Mi spiace). Il testo riporta colloqui tra il vescovo di Anversa, il teologo morale Roger Burgraeve (favorevole al riconoscimento delle coppie omosessuali) e il giornalista Ilse Van Halst.

Il vescovo arriva a dire che “non possiamo continuare ad affermare che non esiste nessun altro tipo di amore diverso da quello del matrimonio eterosessuale. Troviamo lo stesso amore di un uomo e una donna che vivono insieme anche nei gay e nelle lesbiche”. Mons. Bonny ritiene che “le coppie dello stesso sesso non possono esprimere il legame profondamente simbolico dentro l’alterità sessuale e la fertilità, il che significa che non possono raggiungere una vera unione sacramentale”, ma, anche se non ci può essere sacramento, insiste sul fatto che qualsiasi tipo di “relazione d’amore” può essere destinato ad essere “esclusivo e duraturo” e, secondo il prelato, “merita un riconoscimento”.

Bonny già in un’intervista concessa al quotidiano De Morgen alla fine del 2014 aveva sostenuto che “La chiesa deve riconoscere la relazionalità presente nelle coppie formate da persone dello stesso sesso”, aggiungendo che “troppe persone sono state escluse per troppo tempo”.

Da eliminare, sosteneva, era “il dogma della chiesa” che conferisce l’esclusività alla relazione tra uomo e donna, e questo perché “i valori intrinseci sono per me più importanti della mera questione istituzionale. L’etica cristiana si basa su relazioni durature dove esclusività, fedeltà e cura per l’altro sono centrali”.

Il vescovo di Anversa, poche settimane prima dell’apertura dell’assemblea straordinaria sulla famiglia (ottobre 2014) aveva mandato in stampa un documento plurilingue da lui redatto in qualità di vescovo dell’Europa occidentale in cui domandava di superare il contenuto della Humanae vitae di Paolo VI dal momento che il Papa “andò contro il parere della commissione di esperti da lui stesso nominata, della commissione di cardinali e vescovi che avevano lavorato su questo tema, della grande maggioranza dei teologi morali, dei medici e degli scienziati, delle famiglie cattoliche”.