Nel Tannhäuser, l'opera di Wagner, un trovatore medievale fa ritorno al suo villaggio in cerca di guarigione e salvezza dopo aver speso anni come volontario schiavo di Venere. Ma quando i suoi vicini di un tempo apprendono dove è stato, gli dicono che ha perso ogni speranza. Una volta che un uomo ha gustato i piaceri di Venere non riuscirà più a togliersi la dea dal sangue.
Oggi siamo attorniati da moderni Tannhäuser: uomini e donne dipendenti dalla pornografia, single in cerca di amore attraverso il sesso, sposi che desiderano il piacere escludendo la procreazione. La fede cattolica insegna però che per loro c'è una via di perdono e di recupero dell'integrità, anche se troppo spesso li diamo per persi, parlando della castità come se fosse una virtù riservata solo ai vergini. In questo modo facciamo nostra la menzogna della cultura odierna secondo cui gli schiavi del piacere non riusciranno mai a trovare la libertà in Cristo. Che non può essere la loro via.
Il venerabile arcivescovo Fulton Sheen scriveva che esiste uno stato di sazietà disillusa che chiamava “grazia nera”, una specie di assuefazione che può aprire la strada alla “grazia bianca” della conversione. Molti di coloro che hanno creduto all’inganno della rivoluzione sessuale si trovano a fare i conti oggi con l'oscurità della grazia nera. E se la verità della castità viene loro presentata, possono fare esperienza di una trasformazione in Cristo. Lo so perché è quello che è successo a me.
Negli anni novanta, giovane ebrea e giornalista di musica rock a New York, ho speso i miei giorni intervistando band per la rivista Mojo e le mie notti frequentando locali notturni in tenute studiate apposta per offrire a chi mi guardava un brivido sulla pelle. Oggi sto portando a termine un dottorato in teologia e sono autrice del libro The Thrill of the Chaste: Finding Fulfilment While Keeping Your Clothes On (Il brivido della castità. Trovare appagamento tenendo i vestiti addosso). Guardo la mia vita ed è come se Marianne Faithfull si fosse trasformata in Mary Whitehouse (attivista inglese cristiana che si battè contro l’indecenza e l’immoralità nel costume, soprattutto nei media ndr).
Cosa è successo? La mia conversione è iniziata nel 1995 quando un musicista rock di Los Angeles che stavo intervistando al telefono mi disse che stava leggendo un romanzo, L’uomo che fu giovedì, di un autore che non avevo mai sentito, G.K. Chesterton. Ne comprai subito una copia pensando che mi avrebbe aiutato a conversare con l’artista in questione quando fosse passato da New York.
Una frase nel primo capitolo mi colpì: «La cosa più poetica al mondo è non stare male». Quello fu il momento della mia grazie nera. Quando lessi quelle parole ero infatti intrappolata in un circolo vizioso. Sola, perché non era amata, mi offrivo ad “amanti” che non mi amavano. Chesterton mi costrinse a riconoscere quello che cercavo di reprimere da troppo tempo: quanto profondamente desiderassi guarire, rimettere in ordine la mia vita, conoscere la poesia del non stare male.
Con il passare del tempo (e con il passare dei libri di Chesterton) ho iniziato a fare esperienza della grazia bianca della conversione. Ma, riluttante a pormi sotto l'autorità di una confessione particolare, ho provato a percorrere il cammino cristiano per conto mio. Ho presto scoperto che cambiare ciò in cui credevo non era abbastanza per cambiare anche le mie abitudini.
Era chiaro che tutti i piaceri che mi ero concessa non mi avevano portato più vicino all'amore che cercavo. Ed era altrettanto chiaro che l'unico modo in cui potevo ricevere un tale amore era quello di imparare a donarlo. Ma dove e come imparare?
Un amico cattolico che vide come stavo lottando mi diede un libro che riprendeva brani del catechismo della Chiesa cattolica. Lì trovai la mia risposta: formare la virtù della castità mi avrebbe mostrato come amare gli altri nel modo in cui Dio ama me (Catechismo 2347: «La virtù della castità si dispiega nell'amicizia. Indica al discepolo come seguire ed imitare colui che ci ha scelti come suoi amici, si è totalmente donato a noi e ci ha reso partecipi della sua condizione divina»).
La castità non era un mettere alla porta l'amore umano, piuttosto un lasciare entrare l'amore divino. Significava lasciare che Dio riplasmasse i miei desideri per orientarli secondo la sua volontà, per la mia felicità.
Nella nuova edizione rivista di The thrill of the chaste, profondamente rivista rispetto all'edizione del 2006, che scrissi prima di diventare cattolica, mi focalizzo sul “sì” degli insegnamenti della Chiesa, perché non si possono capire i vari “no” se non si capisce prima l’onnicomprensivo “sì”. Per esempio, uno non può capire perché la Chiesa insegna il “no” alla contraccezione e al matrimonio tra persone dello stesso sesso se prima non capisce che l'amore coniugale è per definizione libero, totale, fedele e fecondo (vedi Humanae Vitae 9).
Oggi la castità non è certamente una cosa “in”. Ma in una società che ha cessato di essere cristiana, questo è anche ciò che la rende interessante. In Occidente il cristianesimo è stato per lungo tempo la cultura dominante, ora è tornato ad essere la controcultura.
Papa Francesco lo sa. Rivolgendosi ai giovani sul tema della Giornata Mondiale della Gioventù 2015, “Beati i puri di cuore”, li ha spronati a ribellarsi «contro la diffusa tendenza a banalizzare l’amore, soprattutto quando si cerca di ridurlo solamente all’aspetto sessuale», a ribellarsi «contro questa cultura del provvisorio, che, in fondo, crede che voi non siate in grado di assumervi responsabilità, crede che voi non siate capaci di amare veramente».
Nell'opera di Wagner Tannhäuser cerca di liberarsi dall'abbraccio di Venere perché sente, benché debolmente, che qualcosa di vitale manca anche nei più avvolgenti piaceri della dea. Francesco ci incoraggia ad avere fede nel fatto che anche i nostri Tannhäuser possono raggiungere il punto della grazia nera: la presa di coscienza traumatica che l’“amore” svincolato da tutto e che loro pensavano li potesse riempire, arricchire, è invece solamente un impoverimento di ciò che l'amore dovrebbe essere. Ma essi hanno bisogno del nostro aiuto. Possiamo iniziare a creare una controcultura casta smettendo di trattare i nostri “duri insegnamenti” come se fossero medicine amare solo accidentalmente collegate al godimento celeste, al banchetto del paradiso.
La castità non è una nota a piè di pagina della Buona Novella. È la Buona Notizia che mostra come le braccia di Venere non sono nulla paragonate al cuore di Gesù.
Ndr= nella foto, Dawn Eden nei suoi anni newyorkesi insieme a Brian Wilson, fondatore dei Beach Boys.
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