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In North Carolina l’«emancipazionismo» LGBT finisce nel gabinetto. E dove altrimenti?
NEWS 10 Maggio 2016    

In North Carolina l’«emancipazionismo» LGBT finisce nel gabinetto. E dove altrimenti?

di Raffaello Binelli

 

 

Durissimo braccio di ferro, negli Stati Uniti, tra il North Carolina e la Casa Bianca.

Oggi scadeva l'ultimatum di Washington che chiedeva allo Stato a guida repubblicana di modificare la controversa legge che regolamenta l'uso dei bagni nei luoghi pubblici. Approvata lo scorso 23 marzo, e subito boicottata da molte aziende, attori e cantanti, la norma prevede che i transgender debbano utilizzare i bagni corrispondenti al sesso registrato alla nascita. L’amministrazione Obama, che subito aveva criticato la legge (considerata anti Lgbt), accusandola di violare i diritti umani, aveva invitato il North Carolina a modificarla, per scongiurare un taglio dei fondi federali. Ma il North Carolina ha respinto l’ultimatum e ha deciso di fare causa all'amministrazione Obama.

La questione sembrava chiusa, dopo che l'alta Corte d'Appello federale di Richmond aveva stabilito che la pretesa di uno studente transgender, Gavin Grimm, di usare i bagni dei ragazzi, anziché quelli delle donne, fosse legittima, considerando "discriminatoria la decisione del consiglio scolastico di proibirgli le toilette degli uomini". La Corte aveva però rinviato al Dipartimento dell'Istruzione della Casa Bianca di risolvere una volta per tutte il problema, fissando delle regole in grado di tutelare tutti i diritti, sulla base della Costituzione degli Stati Uniti che vieta qualsiasi discriminazione.

Fino a oggi sembrava che il North Carolina avesse deciso di fare un passo indietro, rinunciando alla "House Bill 2", la legge che vieta i bagni pubblici transgender. Il governatore del North Carolina, Pat McCrory, in una intervista a Fox News ha detto di aver chiesto al Dipartimento una proroga della scadenza dell'ultimatum. Ma la risposta, come lui stesso ha spiegato, è stata negativa: la proroga non può essere concessa a meno che lui ammetta che la legge è discriminatoria. Il Dipartimento non ha fatto sapere se intenda intraprendere una azione legale nel caso lo Stato resti fermo sulla propria posizione, ma le lettere lasciano intendere che intenda farlo, aprendo così una dura battaglia giudiziaria.