Un vero e proprio grido d’allarme è quello che si era levato, la scorsa estate, dalle pagine di due recenti report pubblicati sul Wall Street Journal e sul New York Times che avevano puntato il dito contro Instagram, uno dei più noti social network, controllato da Meta. L’accusa era che Instagram «connetterebbe – come si legge nei report – una vasta rete di pedofili». Lo staff di Meta, per di più, avrebbe scoperto tutto questo, ma sarebbe comunque andato avanti. Tutto ciò avveniva tramite degli appositi hashtag, da qualche tempo finalmente rimossi. Ma non c’è pace tra gli ulivi perché recentemente è emerso anche altro.
Infatti, per questa sconvolgente indagine, i giornalisti hanno analizzato ben 2,1 milioni di post su Instagram, monitorato mesi di chat online di sedicenti pedofili e intervistato oltre 100 persone, compresi genitori e figli. Da tutto ciò è emersa una incredibile, assurda realtà di account Instagram gestiti da genitori che mostravano foto delle proprie figlie vestite come modelle, con abiti fascianti o persino in bikini. Tra i tanti profili passati al setaccio, quello di Elissa che gestisce l’account Instagram di sua figlia dal 2020, quando la ragazza aveva 11 anni ed era troppo giovane per averne uno proprio. Le foto mostrano una ragazzina brillante e frizzante che indossa abiti da sera e body da palestra. Ha più di 100.000 follower, alcuni così “accaniti” che arrivano a pagare i suoi post (circa 9 dollari) con foto annesse.
Sebbene le foto non mostrino contenuti sessuali espliciti, tuttavia, i messaggi inviati in privato, sull’account non lasciano spazio a dubbi: «Vendi le foto di tua figlia minorenne ai pedofili», «Sei una mamma così cattiva e malata, sei malata quanto noi pedofili» ecc. Ovviamente da quando ha esposto sua figlia a simili pericoli, Elissa riceve continuamente critiche. Sa bene che molti pensano che stia sfruttando la ragazzina e lei stessa candidamente ammette: «Penso che siano tutti pedofili». Ma tant’è: la realtà emersa recentemente dalle indagini è proprio quella di genitori che espongono, in prima persona, i propri figli alla mercé dei pedofili stessi.
Si legge nel report del WSJ, infatti: «A volte sono i genitori a fare battute sessuali sui loro figli o fanno in modo che le loro figlie interagiscano con le battute a sfondo sessuale degli abbonati. Meta promuove attivamente tali account». Sul rapporto del Times, si quantifica anche la dimensione del fenomeno: «Un calcolo effettuato da una società di analisi demografica ha rilevato 32 milioni di collegamenti con follower uomini tra i 5.000 account esaminati», una dato già di per sé allarmante. Infatti, come sottolinea il Times: «Interagire con gli uomini apre la porta agli abusi. Alcuni adulano, fanno i prepotenti e ricattano le ragazze e i loro genitori per ottenere immagini sempre più audaci».
Nonostante tutto, i genitori sembrano decisamente ingolositi da alcuni vantaggi economici: «Aumentano le possibilità di ottenere sconti, prodotti e altri incentivi finanziari, e gli account stessi vengono premiati dall’algoritmo di Instagram con maggiore visibilità sulla piattaforma, che a sua volta attira più follower» . Insomma, il dio denaro, la ricerca della fama online, in particolare attraverso Instagram, sta potenziando questo fenomeno così grave, anzi tossico, incoraggiando secondo il Times, i genitori a mercificare le immagini dei propri figli: da alcune interviste è emerso che alcuni bambini influencer percepiscono guadagni a sei cifre. Ma, a quale prezzo…verrebbe da dire!
(Fonte foto: Pexels.com/Pexels.com)
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