È stato pubblicato il resto dell’Instrumentum laboris (IL) della prossima sessione del Sinodo dei vescovi, in programma dal 2 al 27 ottobre sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”, la seconda della XVI Assemblea generale ordinaria, dopo quella del 2023. Questo documento, articolato in una cinquantina di pagine, è stato presentato stamane presso la Sala stampa della Santa Sede e – riportano i media vaticani – non contiene alcuna «risposta prefabbricata» bensì «indicazioni e proposte» sul modo in cui la Chiesa, nel suo insieme, può e potrà rispondere «all’esigenza di essere ‘sinodale in missione’».
La struttura dell’Instrumentum laboris si appare in buona sostanza tripartita: la parte I riguarda Le relazioni con Dio, tra fratelli e tra le Chiese, la parte II I Percorsi formativi e discernimento comunitario, la parte III I luoghi del dialogo ecumenico e interreligioso. In tutto questo, risulta di interesse la sezione riguardante il ruolo della donna nella Chiesa, con i contributi delle Conferenze Episcopali che da una parte riconoscono che «sono numerosi gli ambiti della vita della Chiesa aperti alla partecipazione delle donne», ma, dall’altra, «notano anche che queste possibilità di partecipazione rimangono spesso inutilizzate».
Di qui l’appello affinché il Sinodo «ne promuova la consapevolezza e ne incoraggi l’ulteriore sviluppo nell’ambito delle Parrocchie, delle Diocesi e delle altre realtà ecclesiali, compresi gli incarichi di responsabilità»; c’è anche la richiesta di «esplorare ulteriori forme ministeriali e pastorali che dare migliore espressione ai carismi che lo Spirito effonde sulle donne in risposta alle esigenze pastorali del nostro tempo». Come però ha notato il sito Infocatolica, la questione del celibato sacerdotale non compare nel testo e si nota che sul diaconato femminile c’è invece una sorta di stop, dato che viene detto che «alcune Chiese locali» lo richiedono, altre «ribadiscono la loro contrarietà», ma il diaconato femminile «non sarà oggetto dei lavori».
Anche il National Catholic Register ha rilevato come l’Instrumentum laboris «si concentra su come attuare alcuni degli obiettivi del Sinodo, tralasciando alcuni degli argomenti più controversi dell’incontro dell’anno scorso, come l’ammissione delle donne al diaconato». In questo appare netta la differenza con il documento guida per la prima sessione del Sinodo sulla sinodalità del 2023, che invece affrontava argomenti scottanti come il diaconato femminile, il celibato sacerdotale e l’impegno per le persone Lgbtq con anche un richiamo al «matrimonio poligamico». Ciò per non significa che il documento non contenga argomenti delicati e prioritari.
Per esempio, c’è un chiaro richiamo al tema scottante degli abusi del clero, là dove – sulla base del fatto che «il rendere conto del proprio ministero alla comunità appartiene alla tradizione più antica, risalendo alla Chiesa apostolica» (n. 74) – il documento di lavoro sottolinea che oggi «la richiesta di trasparenza e rendiconto nella Chiesa e da parte della Chiesa si è imposta a seguito della perdita di credibilità dovuta agli scandali finanziari e soprattutto agli abusi sessuali e di altro genere su minori e persone vulnerabili. La mancanza di trasparenza e di forme di rendiconto alimenta il clericalismo» (n. 75).
Il fatto che tuttavia manchino riferimenti a celibato sacerdotale e che il diaconato femminile «non sarà oggetto dei lavori», secondo alcuni osservatori, starebbe determinando disillusione tra i partecipanti più progressisti del Sinodo. Tutto può essere, ma se si considera che già dopo la prima sessione sinodale i temi più caldi, come aveva notato il Timone, erano stati oggetto di un sostanziale rinvio, il fatto che in questo caso già il documento di lavoro appaia privo di appigli cari ai novatori, ecco, abbassa ulteriormente la possibilità di chissà quali grandi svolte. Questo in teoria, naturalmente. In pratica, molto potrebbe comunque accadere – anche se qualcosa l’Instrumentum laboris già la dice (Fonte foto: Ansa)
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