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Investire nel rispetto della Dottrina sociale della Chiesa si può: l’esempio di “Altum”
NEWS 29 Maggio 2021    di Giulia Tanel

Investire nel rispetto della Dottrina sociale della Chiesa si può: l’esempio di “Altum”

Può capitare di avere un “gruzzoletto” da parte e di avere voglia di investirlo in qualche fondo per farlo fruttare. Tuttavia, nel fare questo, possono sorgere dei dubbi, uno dei quali inerente gli scopi per i quali il fondo utilizzerà i soldi che abbiamo investito. Una questione, questa, che, in ottica cattolica, assume un connotato dirimente, come sempre più fedeli stanno mettondo a fuoco: non possiamo investire in un fondo, per esempio, che finanzia l’aborto o la contraccezione nel mondo, o altre pratiche che vanno contro la dignità delle persone, nel rispetto di quanto affermato dalla Dottrina sociale della Chiesa.

Ebbene, in tale ottica, da qualche anno anche nel mondo finanziario stanno sorgendo realtà che pongono come cardine del proprio agire proprio il rispetto dei dettami cattolici in materia, mettendo al centro la persona e non il profitto. Un esempio, tra i diversi, è la Altum Faithful Investing, prima compagnia spagnola, riporta Religion en Libertad, «focalizzata sulla consulenza nella gestione patrimoniale con criteri cattolici al cento per cento» e prima società di investimenti finanziari europea a ricevere il marchio di Social Enterprise Mark. Il motto su cui basa il proprio agire è: «Investire secondo la Dottrina Sociale della Chiesa» e i principi che fondano gli investimenti «passano attraverso la difesa della vita, della dignità umana, della famiglia e della cura del creato». Una proposta che, ad oggi, si rivolge essenzialmente a entità di un certo peso (diocesi, fondazioni), ma che presto vorrebbe aprirsi a tutti, anche al singolo investitore.

A fondare Altum, appena qualche anno fa, è stato Borja Barragán (foto a lato), marito e padre di sette figli, che ha deciso di mettere le proprie decennali esperienze nel mondo dell’economia e della finanza a servizio dell’apostolato. Sì, perché investire in “modo cattolico” ha una precisa incidenza sulla società, come affermato anche da papa Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in Veritate: «Il settore economico non è eticamente neutro, né antiumano o antisociale per natura». Di qui la necessità di impegnarsi perché anche in tale settore – oramai imprescindibile, perché in varia misura siamo tutti «attori economici» – non venga meno l’apporto della visione e della testimonianza cristiana.

Come avviene questo? Lo spiega lo stesso Barragán in un’intervista a R&L: «Dal punto di vista della consulenza sugli investimenti, le Guide agli investimenti di Altum consentono di servire specificamente quelle entità che cercano di allineare i loro investimenti alla fede cristiana». E prosegue: «Ciò implica l’osservazione non solo dei comportamenti ambientali, sociali e di corporate governance che praticamente tutte le società di servizi di investimento già svolgono, ma comporta anche il “duc in altum” e l’analisi dei comportamenti delle aziende che toccano temi direttamente collegati all’antropologia cristiana, come l’aborto, la contraccezione, la ricerca sugli embrioni umani, l’ideologia di genere o la libertà religiosa, tra gli altri». Insomma, si tratta di fare investimenti “moralmente responsabili”, andando con questo a marcare la differenza con coloro che, sempre più spesso, propongono o vantano investimenti “socialmente responsabili”, ma che magari poi si scopre sfruttano gli embrioni umani o simili.

Tutto questo, ovviamente, viene portato avanti mantenendo sempre uno sguardo sul profitto, a vantaggio dei clienti; ma anche in questo caso le “sorprese” non mancano perché, afferma ancora Barragán, «crediamo che selezionare aziende con comportamenti di integrità, a lungo termine, sia di fatto più redditizio. Lo abbiamo verificato nella preparazione dell’Altum Catholic Values European Index, dove le aziende che non sono in conflitto con l’insegnamento cattolico generano più valore per gli azionisti nel tempo».


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