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La birra fa lo spot col trans e crolla nelle vendite: -17%
NEWS 27 Aprile 2023    di Giuliano Guzzo

La birra fa lo spot col trans e crolla nelle vendite: -17%

Piegarsi all’ideologia woke e Lgbt – oltre che discutibile sotto il profilo morale – risulta economicamente rischioso. Basti vedere a cosa è stato il 2022 per i grandi media che tale ideologia, come noto, propagano ogni giorno: un bagno di sangue. A farlo presente, una fonte di sicura autorevolezza come il Financial Times, secondo cui lo scorso anno la Walt Disney Company, Netflix, Comcast e altri giganti dei media hanno perso più di mezzo trilione di dollari di valore di mercato. Non è un caso che proprio la Disney stia licenziando dipendenti a raffica, prevedendo tre ondate di decapitazioni del personale – è da poco iniziata la seconda -, che porteranno ad un totale di 7.000 posizioni tagliate entro la fine della primavera.

Dunque, dicevamo, piegarsi all’ideologia woke e Lgbt non conviene. Anzi. Il fatto è che non tutti lo sanno o se ne vogliono rendere conto, con il rischio, poi, di scottarsi a propria volta. Per maggiori informazioni, rivolgersi al marchio di birra Bud Light che, come volto per la sua campagna pubblicitaria, ha scelto di affidarsi all’influencer transgender Dylan Mulvaney. Una decisione apparentemente indovinata, se si pensa che Mulvaney su Instagram vanta quasi 2 milioni di follower. Peccato che questa scelta, da parte di Bud Light, abbia sollevato un vero e proprio polverone, con parecchi dei tradizionali clienti e molti repubblicani che l’hanno contestata fin da subito.

Come se non bastasse, mentre sui social infuriava la polemica, lo stesso governatore della Florida, e possibile candidato alla Casa Bianca, Ron DeSantis è intervenuto nel dibattito, invitando a boicottare la birra. Tanto che, sommersa dalle critiche, Alissa Heinerscheid – la vice presidente del marketing di Bud Light e l’artefice della campagna pubblicitaria con Mulvaney protagonista – si è messa in aspettativa e non è neppure chiaro, secondo indiscrezioni, se tornerà al suo posto. Pure un altro alto dirigente, tale Daniel Blake, risulta essersi preso un periodo di pausa. Secondo quanto scritto dal Wall Street Journal, però, questa doppia decisione «non è stata presa volontariamente» dai due, che si starebbe già cercando di rimpiazzare.

Ad allarmare Bud Light non sono però tanto e “solo” le polemiche e gli inviti al boicottaggio, bensì qualcosa di molto più serio e tangibile: i numeri. Che parlano già d’un crollo di vendite del 17%, secondo quello che, rifacendosi ai dati di NielsenIQ e Bump Williams Consulting, ha riferito nei giorni scorsi il New York Post. Trova dunque così conferma quello che si diceva in apertura: strizzar l’occhio al movimento arcobaleno (tema al centro dell’ultimo numero della nostra rivista: qui per abbonarsi), arruolandone come testimonial attori ed influencer, da apparentemente vincente può rivelarsi un boomerang. Perché, per quanto ignorata dai grandi media e in generale dall’establishment, esiste – e resiste – una maggioranza silenziosa. Silenziosa perché con poca visibilità; ma maggioranza perché, quando qualcuno le fa perdere la pazienza, per questo qualcuno poi son dolori (Fonte foto: screenshot Instagram)

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