In occasione del 43° anniversario della Polizia Nazionale, trasmesso in radio e televisione, Daniel Ortega ha accusato la Chiesa cattolica, guidata da papa Francesco, di aver usato «i suoi vescovi in Nicaragua per fare un colpo di stato contro il suo governo nel quadro delle manifestazioni scoppiate nell’aprile 2018 per le controverse riforme della sicurezza sociale».
«Da quando i preti sono qui per inscenare un colpo di stato e da quando hanno l’autorità per parlare di democrazia?» si è chiesto il leader sandinista, secondo l’agenzia di stampa Efe. «Chi sceglie i sacerdoti, i vescovi, il papa, i cardinali? Quanti voti? Chi li dà?». Ortega ha aggiunto che, se la Chiesa cattolica vuole parlare di democrazia, dovrebbe partire «eleggendo il papa, i cardinali, i vescovi, i sacerdoti con il voto di tutti i cattolici, altrimenti si impone tutto, è una dittatura, la dittatura perfetta, è una tirannia, la tirannia perfetta. Direi a Sua Santità il Papa, con tutto il mio rispetto di cattolico, che come cattolico non mi sento rappresentato, anche per il fatto che lo sentiamo parlare di democrazia e loro non praticano la democrazia», ha affermato.
Allo stesso modo, il leader sandinista ha bollato ancora una volta «alcuni vescovi» in Nicaragua come «cospiratori di colpo di stato» e li ha accusati di nascondere una «banda di assassini» che ha cercato di rovesciarlo e assassinarlo nel quadro delle manifestazioni anti-governo di quattro anni fa, anni in cui si chiedevano le sue dimissioni proprio per aver risposto con la forza alle proteste. Secondo il presidente, «alcuni sacerdoti, alcuni vescovi, hanno chiamato le persone a mettermi piombo (proiettili), cercavano di uccidermi», anche se non ha offerto alcuna prova. In altre parole, ha aggiunto, in Nicaragua si trova «una banda di assassini sotto copertura con la Chiesa cattolica».
Il governo del Nicaragua ha arrestato un altro sacerdote senza specificare il reato di cui è accusato. In questo caso la vittima è il sacerdote Óscar Danilo Benavidez, in arresto dal 14 agosto. Benavidez Dávila è il parroco della Chiesa dello Spirito Santo, nel comune di Mulukuku, appartenente alla diocesi di Siuna. L’accusa del pm, come per altri quattro sacerdoti, due seminaristi e un cameraman della diocesi di Matagalpa citati in giudizio la scorsa settimana, non specifica i reati di cui è accusato il sacerdote.
Benavidez è il settimo sacerdote accusato finora quest’anno in Nicaragua e l’ottavo ad essere in custodia di polizia, compreso il vescovo Rolando José Álvarez Lagos, che è stato rapito dal palazzo episcopale della diocesi di Matagalpa dagli agenti di polizia nelle prime ore di venerdì 19 agosto, insieme ad altri quattro sacerdoti.
Il discorso del leader sandinista è il capitolo più recente di uno scorso anno particolarmente convulso per la Chiesa cattolica in Nicaragua con il governo Ortega, che ha bollato i religiosi come “golpisti” e “terroristi”. Quest’anno il governo sandinista ha espulso dal Paese il nunzio apostolico Waldemar Stanislaw Sommertag e 18 monache dell’ordine delle Missionarie della Carità, fondato da Madre Teresa di Calcutta. Inoltre, l’Esecutivo ha chiuso nove stazioni radio cattoliche e rimosso tre canali cattolici dalla programmazione televisiva in abbonamento. La polizia nazionale guidata da Francisco Díaz, suocero di Ortega, è entrata con la forza e ha fatto irruzione in una parrocchia, impedendo ai parrocchiani di ricevere l’Eucaristia all’interno della chiesa e assediando altri sacerdoti nelle loro chiese, ha proibito, tra le altre cose, anche le processioni con immagini dei santi.
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