di Marco Respinti
Clamorosa svolta dottrinale nella Chiesa Cattolica. In nome della misericordia, cui è dedicato l’anno giubilare speciale che si aprirà l’8 dicembre prossimo, Papa Francesco sdogana il peccato di aborto e invita i sacerdoti a perdonare tutto. Ovviamente non è vero. Ma a leggere la notizia sui giornali l’idea che se ne cava è quella. Ora, anche chi a suo tempo bigiava le ore del Catechismo sa che un colpo di spugna così il Papa non può darlo. Tecnicamente, fisicamente. Ammesso e non concesso che un Pontefice voglia farlo, non è in suo potere rovesciare la dottrina cristiana. Basta infatti eleggere dentro la notizia per capire che davvero non è cambiato nulla, insomma che – si parva licet – la notizia non c’è.
Spiega mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione nonché incaricato pontificio per l’organizzazione del Giubileo, che «tra le facoltà di perdono che saranno date ai missionari della misericordia ci sarà anche l’aborto, a tutte le condizioni, ovviamente dopo il reale pentimento della persona interessata». Insomma, prima c’è il pentimento reale dell’abortista passato attraverso il confessionale con tanto di sincero proposito a non più commettere lo stesso peccato e – nel limite del possibile – volontà di riparare, poi c’è l’assoluzione da parte del confessore e il perdono. Come sempre. Come per qualsiasi peccato. Come per l’omicidio e pure per l’aborto. Da sempre. Da che Chiesa e Chiesa. Mons. Fisichella glossa aggiungendo che la novità sono la fisionomia dei missionari della misericordia e gli strumenti che essi ricevono per esplicitare il loro mandato. Una questione di comunicazione, cioè; insomma di marketing, di sano marketing: reclamizzare bene e reclamizzare meglio il prodotto di sempre affinché in quest’anno di grande promozione venda di più. Ma né sconti né saldi. Il Giubileo speciale, infatti, la misericordia mica l’ha inventata. La rimarca e la sottolinea percependo che i tempi sono adatti, vale a dire che oggi c’è particolarmente bisogno d’insistere su quell’aspetto. Il peccato resta peccato, e la confessione resta confessione. Anche quest’anno, allora, come sempre, persino l’orrido peccato dell’aborto può essere, a certe condizioni, sanato. “Sappiatelo tutti”, è come se dicesse il Papa, ben conscio del fatto che l’aborto è il grande muro che divide credenti e non credenti, ma che pure la cosa detta e ridetta mille volte a orecchie che non vogliono ascoltare magari la milleunesima volta invece fa breccia. Lui ci conta, anzi ci prega.
Ma allora perché tanto clamore per nulla? Perché, si sa, i giornalisti sono maliziosi, ma pure perché, si sa, i curiali sono pasticcioni. Se curassero più la sintassi delle loro frasi secondo la scansione del prima e del dopo logici, se sapessero dove porre ben le enfasi e se asciugassero un poco la prosa, i fuochi di paglia nemmeno si accenderebbero. Solito problema di non riuscire mai a comunicare bene il programma al pubblico. Se però ognuno facesse il proprio mestiere…
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