Tolkien, il grande scrittore inglese cattolico, ci ha già abituati a rivelazioni stupefacenti per la bellezza e la profondità affidate alle lettere che si scambiava con il figlio. Ricordate quello che disse sull’Eucarestia e la necessità di nutrire costantemente il nostro personale rapporto con Cristo per mezzo della fin troppo evidente miseria della chiesa visibile? Un vademecum quanto mai attuale, lo cita Annalisa Teggi – autrice del romanzo Prima che sia troppo amarti, pubblicato dal Timone – in un articolo comparso su Aleteia: «L’unico rimedio contro il vacillare e l’indebolirsi della fede è la Comunione. […]. La frequenza garantisce il massimo effetto. Sette volte alla settimana è più efficace che sette volte dopo lunghi intervalli. Inoltre ti raccomando questo esercizio (ahimè! è fin troppo facile trovare il modo di praticarlo): fai la tua Comunione in un ambiente che urti i tuoi sentimenti. Scegli un sacerdote che borbotta e tira su col naso oppure un frate orgoglioso e volgare; e una chiesa piena della solita folla borghese, bambini maleducati … giovani sporchi e con le camicie sbottonate, donne in pantaloni e spesso coi capelli arruffati e senza velo. Vai a fare la Comunione insieme a loro (e prega per loro)».
Chissà che proprio dalla madre non abbia rubato con gli occhi e il cuore questa tenacia, questa dolcezza penetrante che si tuffa direttamente in Dio e, pur sentendo il dolore per la durezza e la miseria degli uomini, confida solo in Lui. Sempre in una lettera al figlio, leggiamo sul National Catholic Register, che sua madre era una «donna dotata di grande bellezza e intelligenza, molto colpita da Dio con dolore e sofferenza che morì in gioventù a causa di una malattia accelerata dalla persecuzione della sua fede.» Quando morì, nel 1904, furono in pochi a piangerla, ma siamo in tanti ad essere in debito con lei. Mabel Tolkien era allora una giovane, già vedova e con due figli. La sua pur breve vita, segnata da non pochi dolori e rivoluzionata dalla conversione alla fede cattolica, ha infatti avuto un impatto enorme sui figli e su tutto il mondo, se pensiamo a quante persone hanno letto e sono stati cambiate, ispirate e confortate dalle opere di uno dei suoi figli.
LA VITA DI MABEL TOLKIEN
«Suo padre, John Suffield, era un commerciante sposato con Emily Sparrow. Insieme ebbero sette figli e gestirono un negozio a Birmingham. Quando Mabel aveva solo 18 anni iniziò a vedere un banchiere di 31 anni di nome Arthur Tolkien. I due si scambiarono numerose lettere mentre Arthur partiva per il Sud Africa in cerca di una redditizia carriera nel settore bancario.» Dopo due anni lontana dall’amato, decise di raggiungerlo e affrontò da sola il lungo viaggio in nave per coprire la distanza che li separava. Era il 1891, una volta ritrovatisi i due si sposano, secondo il rito anglicano perché entrambi appartenevano a quella confessione. In fondo essere britannici tendeva a coincidere con l’appartenenza alla chiesa anglicana. «Seguirono due bambini. I due ragazzi di Tolkien si chiamavano John Ronald Reuel e Hilary Arthur Reuel. Dopo alcuni anni, divenne sempre più preoccupata per i ragni giganti, per l’effetto del caldo intenso e per il pericolo degli animali selvatici intorno ai bambini, così lasciò il Sud Africa per l’Inghilterra con i bambini e con la promessa di tornare nel prossimo futuro.»
LA CONVERSIONE E L’IMPORTANZA DELLA FEDE CATTOLICA NELL’EDUCAZIONE DEI FIGLI
Poco dopo, però, il marito si ammala e muore; la giovane sposa e madre di due figli, rimasta vedova, decide di trasferirsi in campagna, per educare e crescere i bambini in un ambiente bello e armonioso. Molti sostengono che sia stato proprio quello ad ispirare l’immaginazione di JRR Tolkien quando descrive la Contea e la struggente e semplice bellezza che la rende tanto desiderabile. Ma l’influenza della madre sui due ragazzi non si limitò a questo: «È stata Mabel a insegnare ai suoi figli ad amare la lingua, la letteratura e l’arte. Mabel ha trasmesso anche il suo amore per Cristo. Nel 1900 Mabel e i suoi due figli entrarono nella Chiesa cattolica. Questa non avrebbe potuto essere una decisione facile poiché a quel tempo in Inghilterra il virulento anticattolicesimo era prevalente. Essere cattolico significava non essere britannico.»
NEMO PROPHETA IN PATRIA
La persecuzione, con le sue stilettate crudeli fatte di disapprovazione ed esclusione, la raggiunse in modo particolarmente doloroso proprio per mano dei suoi familiari. Non tutti, dal momento che anche la sorella May si convertì ed entrò con lei nella Chiesa cattolica, purtroppo però cedendo poco dopo alle dure pressioni del marito che la convinse a rinnegare la fede appena abbracciata, finendo per darsi allo spiritismo: «ma Mabel non ha mai rinunciato alla sua nuova fede, nemmeno di fronte all’ostracismo, sia a livello personale che economico. Le famiglie sostanzialmente tagliarono fuori la giovane vedova la cui salute stava peggiorando ma lei persistette con l’aiuto di un prete, padre Francis Xavier Morgan, che divenne una figura paterna per i ragazzi».
Ha solo 34 anni quando muore a causa del diabete. Il figlio JRR, allora dodicenne, ricorda con gratitudine la vita della madre che tanto significò per la sua crescita umana e spirituale e che senza dubbio impresse una traiettoria altrimenti impensabile alla sua opera letteraria. Lo riferisce lui stesso, con commozione, rivolgendosi al figlio Micheal in una lettera: «donna dotata di grande bellezza e intelligenza, molto colpita da Dio con dolore e sofferenza che morì in gioventù (a 34 anni) di un malattia accelerata dalla persecuzione della sua fede».
L’EREDITA’ PIU’ GRANDE
Una fede talmente centrale nella sua esistenza da dominare i suoi pensieri e le sue preoccupazioni negli ultimi momenti di vita terrena: «Mentre giaceva morente, non era tanto preoccupata per la propria morte ma per i suoi figli e la loro fede. Così preoccupata che i ragazzi sarebbero stati costretti a rinunciare alla loro fede cattolica dalla sua stessa famiglia o dai Tolkien, nominò padre Francis Xavier Morgan tutore legale dei ragazzi.» Se tante generazioni possono godere della bellezza corroborante e piena di speranza delle geniali opere di Tolkien, lo dobbiamo soprattutto a lei, Mabel: ciò che ha testimoniato con la sua fede coraggiosa e ha trasmesso ai figli tesse la stupefacente trama delle sue storie più famose, dallo Hobbit al Signore degli anelli e per mezzo di quelle ha nutrito di coraggio e ispirazione la fede di molti. (Fonte foto: Wikipedia)
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