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La «lista di Epstein» fa tremare gli USA
NEWS 6 Gennaio 2024    di Valerio Pece

La «lista di Epstein» fa tremare gli USA

Qualche commentatore è arrivato a dire che l’unico paragone possibile con quanto accaduto mercoledì sera negli Stati Uniti è con il crollo delle Torri Gemelle. Se l’accostamento può suonare ardito ai più, risulta comunque difficile pensare che la pubblicazione dei nomi entrati in contatto con il pedofilo Jeffrey Epstein possa lasciare le cose esattamente come sono. Si tratta di politici, reali inglesi, attori, cantanti, scienziati: dall’ex presidente degli Stati Uniti d’America Bill Clinton al principe Andrea, da Michael Jackson a Kevin Spacey, da David Copperfield a Stephen Hawking, dal noto avvocato Alan Dershowitz all’ex primo ministro israeliano Ehud Barak. Parliamo della famigerata “lista di Jeffrey Epstein”, fino a poco tempo fa da molti considerata l’ennesima trovata cospirazionista e che invece si è rivelata quello che è sempre stata: una scottante realtà giudiziaria. Tutto ciò grazie alla desecretazione, voluta dal coraggioso giudice federale di Manhattan Loretta Preska, di documenti e deposizioni relativi al processo tra Virginia Giuffre, vittima di abusi sessuali, e Ghislaine Maxwell, amante e complice di Epstein.

GHISLAINE MAXWELL «COLPEVOLE DI UNO DEI PEGGIORI CRIMINI IMMAGINABILI»

È proprio da quest’ultima che bisogna partire per comprendere l’abisso di male che ruota intorno al magnate suicidatosi in carcere. Le dichiarazioni con cui il procuratore Damian Williams nel giugno 2022 ha condannato Ghislaine Maxwell a 20 anni di carcere sono inequivocabili: «Una giuria unanime ha giudicato Maxwell colpevole di uno dei peggiori crimini immaginabili: facilitare e partecipare all’abuso sessuale di bambini. Crimini che ha commesso con il suo partner di lunga data e cospiratore, Jeffrey Epstein». La donna è stata descritta dai giudici come «il perno centrale nello schema Epstein», mentre le sue accusatrici hanno raccontato come, da adolescenti, siano state sfruttate sessualmente dal finanziere e come la Maxwell le abbia reclutate e preparate per i suoi abusi, a volte partecipandovi attivamente. In aula il procuratore ha così squadernato la diabolica psicologia della coppia: «Ghislaine Maxwell pensava che quelle ragazze non avrebbero mai tenuto testa ad una coppia di potere. E se anche l’avessero fatto, chi avrebbe mai creduto loro? Chi crederebbe a Jane o Kate o Carolyn o Annie invece che a Ghislaine Maxwell e Jeffrey Epstein, persone ricchissime che hanno frequentato presidenti, celebrità e leader d’affari?».

MELINDA GATES: « EPSTEIN? IL MALE PERSONIFICATO»

Circa invece l’uomo d’affari valgano le parole di due donne lontanissime in tutto. Quelle (stringate e spaventose) con cui Melinda Gates ha commentato i molti incontri avuti dell’ex marito Bill con il pedofilo defunto: «Epstein era ripugnante. Il male personificato». E le parole di Sarah Ransome, l’ennesima schiava del sesso, che prima di essere riacciuffata cercò addirittura di scappare a nuoto dall’isola privata del finanziere. «Per quello che lei e Jeffrey mi hanno fatto», ha confidato al Telegraph l’allora adolescente Ransome, «ho passato gli ultimi 17 anni nella mia vita come in una prigione personale. Sono stata violentata ripetutamente, anche tre volte al giorno e non ero l’unica ragazza sull’isola. C’era un flusso costante di ragazze violentate più e più volte».

UN SUICIDIO CHE NON CONVINCE

Il paradosso è che con evidenze come queste, fatte anche di sentenze passate in giudicato, assistiamo in queste ore all’incredibile tentativo della stampa nazionale e internazionale di minimizzare il clamore («La tanto attesa lista di Jeffrey Epstein non regala sorprese clamorose» recita l’Ansa). Oppure a quello di citare a sproposito avversari politici (Trump in testa) che le carte dicono non aver nulla a che fare col magnate morto suicida.

La realtà è che la storia di Epstein, della sua caraibica isola privata, del suo Lolita Express (l’aereo privato con cui accompagnava i suoi amici su quella che nel giro era chiamata l’“isola delle orge”) è uno scandalo che ha travolto l’intero establishment internazionale, scoperchiando un groviglio di sesso, potere, ricatto e violenza come nessun caso giudiziario aveva mai fatto prima. Quando finalmente una quantità di accuse non più gestibili lo ha inchiodato e confinato in una cella, il suo mondo ha iniziato a tremare e il suo entourage lentamente a dissociarsi. La mattina del 10 agosto 2019 i secondini lo hanno trovato con il collo stretto in un lenzuolo: le guardie che dovevano sorvegliarlo si erano addormentate. Quello che dalle autorità fu classificato come suicidio, per la maggior parte dell’opinione pubblica americana è stato un omicidio: una sua confessione avrebbe significato il crollo di nomi intoccabili e dei loro imperi. Esattamente quanto la cronaca inizia a registrare in questi giorni.

A BILL CLINTON «LE RAGAZZE PIACCIONO GIOVANI»

Johanna Sjoberg, altra giovane finita nel giro di prostituzione di Epstein, ha raccontato che questi le aveva confessato che all’ex presidente Bill Clinton «piacciono giovani, riferendosi alle ragazze». Clinton, che ha cercato a lungo di sminuire la sua frequentazione col magnate accusato di pedofilia (un suo portavoce ha recentemente detto alla CNN che quando Clinton ha incontrato Epstein non sapeva nulla dei suoi «terribili crimini»), è stato costretto ad ammettere di aver viaggiato più volte sul suo aereo privato. Nei documenti appena pubblicati l’ex Presidente USA viene menzionato 50 volte, aggiudicandosi la palma del più citato. Dal secondo lotto di documenti rilasciati è emerso che l’ex presidente sarebbe entrato negli uffici di Vanity Fair “minacciando” la redazione di non scrivere articoli sul traffico sessuale del finanziere «buon amico» ormai deceduto.

Epstein avrebbe inoltre costretto una minorenne (il cui nome non è stato rivelato) ad avere rapporti sessuali con l’ex professore di diritto a Harvard Alan Dershowitz, amico di Epstein e tra i più autorevoli avvocati degli Stati Uniti. In un’e-mail inviata all’amante-collaboratrice Maxwell, Epstein menziona perfino l’astrofisico Stephen Hawking, immortalato in una foto sull’isola, smentendo che questi abbia «partecipato a un’orgia con minorenni» (gli interessanti legami del finanziere con il mondo para-scientifico – Epstein sarebbe stato «ossessionato dal “transumanesimo”» – sono stati raccontati sul Foglio da Giulio Meotti)

POTER PARLARE DI «QUARTO POTERE» SENZA ARROSSIRE

Un’ultima considerazione. Che non tutti i 150 frequentatori dell’isola privata di Epstein abbiano partecipato a orge con la presenza di minori è abbastanza ovvio (almeno si spera). Ciò non toglie che se il giornalismo ha un senso, questa favorevole congiuntura giudiziaria (per troppo tempo censurata) dovrebbe spingere i media a indagare le inaudite connessioni politiche che stanno emergendo, e non invece a coprirle. Ogni tentativo di derubricare lo scandalo risulterebbe incomprensibile all’opinione pubblica (già sempre meno incline a fidarsi dei giornali mainstream) per almeno due motivi: innanzitutto perché lo svelamento del clamoroso “caso Epstein” è solo all’inizio (delle centinaia di pagine rese disponibili dal giudice federale Preska, solo i primi tre lotti finora sono stati resi pubblici), ma soprattutto perché la pedofilia e la tratta dei minori sono piaghe che il mondo civile non è più disposto a sopportare (il successo del film Sound of Freedom ne è solo l’ultima dimostrazione). Il “caso Epstein” è forse l’ultima chance perché la stampa possa continuare ad essere chiamata «quarto potere» senza dover arrossire.

(Fonte foto: Ansa)

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