L’obiettivo è ambizioso ma non impossibile: una Culla per la vita in ogni ospedale della Lombardia. È l’istanza al centro di una mozione approvata con i voti della maggioranza di centrodestra, martedì 5 marzo dal consiglio regionale e la cui prima firmataria è la consigliera leghista Silvia Scurati. Tra i propositi anche quello di sostenere l’attività dei centri di aiuto alla vita presenti in diversi ospedali. Ne abbiamo parlato proprio con la promotrice dell’iniziativa, la consigliera Scurati.
Consigliera Scurati, com’è nata l’idea di questa mozione?
«Questa è una mozione che aveva come oggetto anche la richiesta di impegno, rivolta alla Giunta regionale, di rafforzare il sostegno, non solo dal punto di vista economico, ma anche formativo, dei centri di aiuto alla vita. Quindi abbiamo voluto toccare due temi che, secondo noi, hanno bisogno di un sostegno: il tema dei CAV e delle culle per la vita che in Lombardia sono solamente 11 per il momento. Ovviamente richiedono un presidio di 24 ore su 24. Però ci sono alcune realtà che hanno sperimentato l’applicazione della culla per la vita anche in presenza di RSA, dove c’è comunque un presidio continuo h 24 come negli ospedali. Essendo uno strumento molto delicato, costoso e complesso, l’impegno è quello di capire anche, laddove ci siano problemi di strumentazioni vecchie, come andare in soccorso ed eventualmente potenziare la loro presenza sul territorio. Quindi, oggi ce ne sono 11, chissà se in futuro, con i contributi di Regione Lombardia, potranno diffondersi ancora negli ospedali o nelle RSA».
Ha dichiarato che «approvare questa mozione significa dare un sempre maggiore sostegno alla vita, per dare speranza e conforto a chi, con un gesto d’amore, vuole dare un futuro a un bambino». Parole che fanno immaginare come per lei il sostegno alla vita nascente sia un tema sentito, che non nasce certo oggi…
«È assolutamente così. Io sono alla seconda legislatura e già nella scorsa avevo lavorato in questo senso e avevo approvato una risoluzione in consiglio regionale per la conciliazione tra lavoro e maternità, perché siamo nel 2024 e nessuna donna deve scegliere se dedicarsi alla propria carriera o avere un figlio. Io nella libertà di scelta includo avere una famiglia e un figlio e contemporaneamente realizzarsi sotto altri punti di vista. In questo senso il sostegno nel mondo del lavoro, ancora, sostanzialmente manca. Quindi non sono nuova ad occuparmi di queste tematiche legate alla vita, alla sua tutela in tutte le sue forme, dall’embrione, fino alla fine».
Si aspettava il voto contrario e l’astensione delle sinistre sul suo provvedimento?
«No, anche per le motivazioni addotte. Una certa parte della sinistra ha sollevato il fatto che, nel testo della mozione, non venissero citati il consultorio e il centro antiviolenza. Ma i centri antiviolenza, per quanto riguarda la Regione Lombardia, sono stati già sostenuti con un ordine del giorno al bilancio non più tardi di questo inverno. A volte c’è una contrapposizione ideologica incomprensibile: i centri antiviolenza, i centri di aiuto alla vita e le culle per la vita vanno comunque nella direzione di aiutare i soggetti fragili. Purtroppo, però, c’è ancora una certa parte della sinistra che ha dei preconcetti nei confronti dei centri di aiuto alla vita, così come quando si parla di alcune tematiche di questo tipo, come se andassimo a ledere qualche diritto e invece si tratta proprio di garantire la libertà di scelta delle donne, anche di avere un bimbo e quindi di avere tutta una rete a sostegno di questa scelta per la vita».
Tornando alla sua mozione, una politica che riscopra e valorizzi la cultura della vita, può lanciare anche un segnale per la natalità, non crede?
«Certamente. In un mondo ideale tutti noi non vorremmo mai che una donna utilizzasse una Culla per la vita, perché ogni persona ha il diritto di avere un bimbo e di dargli tutto l’amore che merita, però, poi ci scontriamo con casi di cronaca, in cui i neonati vengono abbandonati nei cassonetti. Noi vogliamo invece fare in modo che di fronte ad una scelta drammatica di abbandonare un figlio, tuttavia questi abbia la possibilità di avere una famiglia. E questa, da parte di chi porta comunque avanti una gravidanza, è una scelta estrema d’amore».
È credente?
«Sì e non me ne vergogno».
(Fonte foto: Facebook/Pexels.com)
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