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La medaglia miracolosa
NEWS 29 Novembre 2017    

La medaglia miracolosa

IL TIMONE – Marzo-Aprile 2001 (pag.48-49)
 
 
di Rosanna Brichetti Messori
Il Concilio Vaticano II ha giustamente richiamato alla centralità del mistero della salvezza imperniato su Gesù Cristo, nel culto liturgico e in quello privato. Questo ha fatto guardare talvolta con sospetto alle tante “devozioni” che caratterizzano da sempre le espressioni concrete della vita di fede. Eppure, se bene intese, esse non solo non ostacolano il giusto rapporto con il Dio trinitario nel Quale crediamo, ma anzi, esprimendolo in simboli, rendono viva, palpabile, l'esperienza stessa del nostro credere. Il ruolo delle devozioni è così rilevante che spesso esse ci sono state suggerite dall'Alto nel corso di apparizioni o di rivela¬zioni private, poi approvate e riconosciute dalla Chiesa. Per questo vale la pena di rivisitarne alcune. 
 
Cominciamo da quella che viene chiamata la “Medaglia miracolosa”. Questo piccolo oggetto è stato “commissionato” a Caterina Labouré, allora novizia delle Figlie della Carità di san Vincenzo de' Paoli da Maria stessa. La veggente riceve l'incarico di far realizzare una medaglia che riproduce esattamente la visione avuta nel corso dell'apparizione del 27 novembre 1830, in Rue du Bac, a Parigi. Sulla facciata anteriore è effigiata Maria poggiante i piedi su un globo raffigurante il mondo, nell'atto di schiacciare la testa a un serpente che tenta di divincolarsi. Dalle sue mani aperte scendono verso il basso fasci di raggi luminosi prodotti dalle pietre degli anelli che ingioiellano le sue dita. L'ovale della medaglia è circondato dalla scritta: “0 Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi”. Sul retro della medaglia, trova invece posto il monogramma di Maria, cioè un M maiuscola, al quale si intreccia e si appoggia una croce che si erge fino a sovrastarlo. Sotto di esso, affiancati, due cuori: l'uno coronato di spine, l'altro trafitto da una spada. Tutt'attorno, nell'ovale, un arco di dodici stelle. Pur tra le inevitabili difficoltà che accompagnano eventi così straordinari, il desiderio della Vergine aveva trovato esecuzione e la medaglia aveva ben presto preso le vie del mondo in una miriade di esemplari. Nel 1894 papa Leone XIII istituirà per il 27 novembre, ricorrenza dell'apparizione, la festa liturgica detta appunto della Medaglia miracolosa, mentre nel 1947 Pio XII procla¬merà santa la veggente Caterina Labouré. Grande, aveva assicurato Maria, sarebbe stata la protezione e copiose le grazie per chi avesse indossato la medaglia. E così di fatto era avvenuto. Ne restano numerosissime testimonianze tra cui quella clamorosa della conversione improvvisa dell'ebreo Ratisbonne in S. Andrea delle Fratte a Roma. 
 
Ma cos'è, dunque, questa Medaglia miracolosa? Forse una specie di magico talismano da indossare contro il malocchio e altri mali affini? Dice al proposito Jean Guitton: “La frontiera della fede, della devozione, della superstizione si può tracciare difficilmente, per il fatto che qualsiasi atto religioso diventa 'superstizioso' agli occhi di chi lo guarda senza credere”. Tuttavia, per chi sappia percorrere le ardite ma insieme semplici vie del simbolo, sia esso un intellet¬tuale o un illetterato, quel piccolo oggetto diventa una bellissima seppure minuscola icona in cui viene racchiusa e rappresentata tutta intera la storia della salvezza. Per dirla sempre con Guitton: “In essa si trova riassunta l'essenza del mistero di Cristo ritratto nel cuore di Maria”. 
 
Vediamo dunque di ripercorrere anche noi questo itinerario spirituale. L'Immacolata, promessa ai nostri progenitori caduti nel peccato, quella Donna che avrebbe schiacciato la testa al serpente, non è solo venuta, ma ora è stata assunta in Cielo da dove, gloriosa, intercede per noi come mediatrice di luce e di grazie divine. La sua umanità piena¬mente realizzata aiuta a sorreggere le nostre, ancora in faticoso cammino fra i mali del mondo. Dobbiamo rendercene conto, ricorrere a Lei e invocarla come Lei stessa ci ricorda di fare.
 
resto della medaglia ci fa penetrare ancor più profondamente nel mistero da cui trae origine tutto questo. Maria è divenuta tale perché ha saputo aderire al progetto divino di salvezza. Così, in Lei il Verbo divino si è incarnato e poi, accettando di morire in croce, ha portato su di sé l'intero peccato del mondo riscattandolo e vincendolo definitivamente nella risurrezione. Quel sì di Maria è stato dunque decisivo: per questo la croce si intreccia al monogramma del suo nome e da esso si innalza. Una salvezza per l'umanità concepita e voluta anzitutto come dono d'amore: ce lo indicano i due cuori, quello di Gesù che ha accetta¬to di immolare se stesso, e quello di Maria che ha accettato di partecipare senza riserve a questo mistero di morte e risurrezione. Così, il peccato delle origini è stato riscattato; così, il regno di Dio è già presente in mezzo a noi. Anche se sarà pienamente svelato con il ritorno glorioso di Cristo descritto nell'Apocalisse: ma già anticipato nel simbolo all'interno della medaglia. Maria mediatrice della luce che irradia dalle pietre preziose che ornano le sue dita, è già infatti il simbolo della Gerusalemme celeste, è la Donna dell'Apocalisse vestita di sole. Le dodici stelle che sul retro incorniciano il mistero della Madre e del Figlio illuminano al contempo tutta la storia della salvezza: la promessa di redenzione annunciata nel Genesi, si mantiene viva nella fede dei dodici Patriarchi e nell'alleanza con le dodici tribù di Israele. Questa promessa realizzatasi con la morte e la risurrezione di Gesù diffusa nel mondo dai dodici Apostoli e dalla Chiesa loro erede, risplende ora alla luce delle dodici stelle che ne disvelano il compimento. Sono quei nuovi cieli e quelle nuove terre che consacrano Gesù Re dell'universo e glorificano pienamente anche la Madre sua. 
 
Nell'attesa, noi possiamo intanto pregare e, con fonda¬mento, sperare: sollecitati, confortati e aiutati anche da una piccola “miracolosa” medaglia.