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«La mia vita con Trig, affetto da sindromedi Down». Quando la vita conta più della politica
news
29 Novembre 2017

«La mia vita con Trig, affetto da sindrome
di Down». Quando la vita conta più della politica

Sbefeggiata, irrisa e oggetto di costante di battutacce, Sarah Palin, l'ex governatrice dell'Alaska nonché candidata alla vice-presidenza degli Stati Uniti nel 2008, è una cristiana convinta, praticante, che non si è mai sognata – come invece certuni hanno millantatato – di bearsi di scappatelle extraconiugali. La vita con il marito e i figli funziona invece a gonfie vele, nonostante le difficoltà di un bimbo affetta da Sindrome di Down. Che lei si rifiutò di abortire nonostante l'impegno in politica e il consiglio dei medici. Ecco come la vicenda la racconta lei.

 

Ogni genitore fa i salti mortali per conciliare gli impegni del lavoro e le esigenze della famiglia. Le donne lo sanno particolarmente bene. Lungo gli anni ho imparato che le donne "possono fare tutto", solo non tutto subito e assieme. A me l’ha insegnato una scuola fatta di batoste; ma mia madre mi ci aveva preparata bene quando, serenamente, un giorno mi disse che, da madre lavoratrice attiva nella nell’arena rissosa della politica, sarebbe prima o poi giunto il momento di compiere scelte difficili. Lo facciamo tutti di compiere scelte difficili. Ora, nel prendere le decisioni che hanno riguardato la mia carriera, io ho sempre messo al primo posto la mia famiglia, e non me ne sono mai pentita, benché questo abbia a volte significato mettere temporaneamente da parte alcune cose particolari.

Quando, all’inizio della gravidanza, ho scoperto che mio figlio sarebbe nato con un cromosoma in più, la sindrome di Down che gli fu diagnosticata mi spaventò così tanto che per diversi mesi non osai parlare dalla mia situazione. Quel che solo riuscii ancora a fare fu appellarmi a Dio affinché preparasse il mio cuore a ciò che mi attendeva. Ebbene, le mie preghiere sono state esaudite ben oltre la mia capacità superficiale di comprendere quale gioia autentica potesse invece essere quella maternità. Sì, crescere un bambino con necessità particolari è una sfida che non ha pari, e io temo ancora per il futuro di mio figlio Trig, viste le prove  a cui la salute e la società lo sottoporranno; e, ovviamente, alcuni giorni sono ora assai più difficili da vivere che se avessi un figlio "normale".

La mia famiglia sa che Trig dovrà lottare come a pochi di noi toccherà mai fare, come toccherà fare persino alle persone che sanno essere sul serio crudeli verso coloro che la società non ritiene "perfetti". Ma quella crudeltà è più che compensata quando qualcuno rivolge a nostro figlio anche un semplice sorriso. Nulla mi rende più orgogliosa. Come ho spiegato in un messaggio scritto per il Giorno del Ringraziamento (4), vedo che succede spesso negli aeroporti. I passeggeri che gli camminano per caso davanti, quando lo vedono buttano subito una seconda occhiata, forse curiosi per l’aria curiosa che Trig ha sul viso; o forse per un attimo mio figlio esercita un’attrazione irrefrenabile che prende di sorpresa le persone che passano di lì. Forse, come ha detto un altro bimbo candido e innocente quando ha visto Trig per la prima volta, quelle persone negli aeroporti pensano: «È goffo». Ma quando quella gente si ferma a guardare Trig la seconda volta e lui sorride, io mi riempio di orgoglio. Sono così grata per il loro buon cuore. Quelle persone rappresentano il meglio del nostro Paese, e la loro gentilezza mostra la speranza autentica di cui abbiamo bisogno oggi.

La mia famiglia comprende bene che, nel domani, alcuni giorni saranno peggiori di altri. Ma sistemeremo le cose, per farlo ci inventeremo anche i modi più astrusi, e alla fine la sfangheremo. Trig applaude a ogni nuovo giorno. Questo è ciò che lui insegna a noi, e questa è la nostra priorità. E ne siamo benedetti.

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