Cari fratelli,
ancora una volta in questa quinta Domenica di Pasqua fermiamoci sulla prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, da questa singolare storia nella quale la Chiesa, per così dire, racconta i suoi primi passi nel mondo .
Oggi troviamo Paolo apostolo, non più Saulo persecutore del Nazareno e della sua Chiesa. Chi lo ha conosciuto in questa veste ancora nutre un certo timore di questo convertito ed ha bisogno di essere pertanto rassicurato. Dice il testo a tale proposito : “cercava di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo.” ( At 9, 26).
La rassicurazione sulla reale conversione di Paolo arriverà e sarà data dagli stessi Apostoli a Gerusalemme, dopo che Barnaba, per troncare ogni polemica, lo aveva loro presentato. Allo stesso tempo Paolo fu confortato da questo incontro con le colonne della Chiesa e il suo coraggio apostolico ne uscì rinvigorito: “Così egli potè stare con loro e andava e veniva a Gerusalemme, parlando apertamente nel nome del Signore” ( At 9,29) . Questo coraggio però, questa parresia , non mise al sicuro San Paolo, visto che , come ci dice il testo, a ragione di questo “cercavano di ucciderlo” ( At 9,30). Il testo proprio dopo questa nuova persecuzione, stavolta subita da Paolo, che dovette battere in qualche modo ritirata conclude sorprendentemente con questa affermazione: “La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria; essa cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo” ( At 9, 31).
Come può essere dunque che il proposito di uccidere un Apostolo e il suo esilio possano generare un periodo di pace per la Chiesa? Sembrerebbe un paradosso. La fede però ci suggerisce che la pace di cui qui si parla, é qualitativamente diversa da quella che ci da il mondo.
Gesù stesso lo aveva detto nell’ultima cena : “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi” ( Gv 14,27) . Traiamone dunque le conseguenze. Quando la Chiesa annuncia apertamente la parola di Dio, non avrà la pace dal mondo , che si avventerà contro di lei, ma avrà la sua pace, la pace di Cristo, quella che “il mondo irride ma che rapir non può” ( Manzoni, Pentecoste) .
Diversamente, se Essa perde il coraggio dell’annuncio integrale del Vangelo, non avrà la pace di Dio, ma quella del mondo e dei suoi gregari i quali, come diceva Tacito, “ solitudinem faciunt, pacem appellant “, cioè : riducono tutto a deserto e poi la chiamano pace. Che Dio ce ne scampi!
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