martedì 7 maggio 2024
  • 0
«La pornografia alimenta la cultura dello stupro tra i giovani»
NEWS 10 Novembre 2023    di Manuela Antonacci

«La pornografia alimenta la cultura dello stupro tra i giovani»

Sembrano storie tratte da un film dell’orrore, quelle raccontate da Holly Bourne autrice britannica di romanzi per adulti che scrive anche online su questioni femministe e per The Mix, un sito di consulenza gestito da enti di beneficenza per gli under 25. Al Daily Mail ha raccontato le incredibili confessioni ricevute sul suo sito di consulenza, dagli adolescenti britannici, in merito alle loro relazioni col sesso e con il mondo del porno, argomento di cui abbiamo parlato anche sulla nostra rivista, cui vi invitiamo ad abbonarvi.

Ogni giorno, nella sua casella di posta, le ragazze denunciavano rapporti sessuali degradanti e dolorosi, mentre i ragazzi elencavano gli atti sessuali compiuti, come se si trattasse di un videogioco. Messaggi di questo tenore: «Ho 14 anni e il mio ragazzo vuole fare sesso anale in un parcheggio mentre la gente guarda» oppure: «Ho paura di essere strangolata, ma lo fanno tutti gli altri» o ancora: «Il sesso fa sempre male e al mio ragazzo non importa». La maggior parte dei messaggi giungevano da ragazze confuse e sconvolte, messe sotto pressione da ragazzi che le costringevano a fare sesso violento, tipico del porno online.

«Sapevo dalla mia formazione – sottolinea Holly Bourne – che sarebbe arrivata la violenza sessuale, ma non mi sarei mai aspettata che almeno la metà dei messaggi avrebbe contemplato esattamente esperienze di questo tipo. Ciò che era particolarmente sconvolgente – continua incredula la scrittrice –  è che queste ragazze raramente si rendevano conto di avermi appena descritto uno stupro: vedevano semplicemente il sesso non consensuale, degradante e doloroso come una parte “normale” della loro vita».

Tutto questo è arrivato a sconvolgere la scrittrice, al punto che, come racconta, nonostante avesse accettato di lavorare come giornalista ed editore presso la piattaforma di consulenza, vedendola come uno scatto di carriera, tuttavia, come le era stato predetto, non è arrivata a portare avanti l’incarico per più di due anni: «Ero perennemente arrabbiata, emotiva e diffidente nei confronti degli uomini. Sei anni dopo, dico con tristezza che le cose sono peggiorate molto per i giovani».

Oggi, infatti le statistiche in merito fanno paura: un bambino su dieci ha fatto uso di materiale pornografico a partire dai nove anni; l’età media della prima esposizione è 12 anni; 1 ragazzo su cinque sotto i 18 anni ammette di avere una “abitudine al porno” e sembrano non esserci proprio vie d’uscite. Il problema è anche, come denuncia la scrittrice, che la classe politica ha chiuso ogni dibattito sui danni della pornografia sugli adolescenti. Quello che è emerso frequentemente dalle consulenze online, racconta la scrittrice, è che i giovani dicevano di essere eccitati dal porno e non dalle donne vere

«Nel giro di una settimana ho ricevuto il primo racconto relativo ad uno stupro: “Il mio amico mi ha accompagnato a casa dopo una festa in casa, poi mi ha seguita nella mia camera da letto e ha continuato a spingermi a fare sesso con lui. È stato davvero doloroso. Successivamente si è comportato come se tutto fosse normale. Sono così confusa».

Bourne era sconvolta, ma venne avvisata che di messaggi così ne avrebbe ricevuti a bizzeffe, come quello che le arrivò subito dopo: «Non so se sto esagerando, ma l’altra mattina mi sono svegliata e ho trovato il mio ragazzo che faceva sesso con me. Pensava che sarebbe stata una bella ‘sorpresa’ svegliarsi, ma non lo so. . . Mi ha fatto sentire davvero strana». Racconti che misero sempre più alla prova la scrittrice: «Come spieghi a qualcuno che tecnicamente è stato violentato? Questo era il terzo stupro a cui rispondevo nel mio turno di due ore. Ancora peggio, in ciascun caso la vittima non si era accorta di essere stata violentata».

Un peso grande, il lavoro in cui Bourne si era imbattuta, al punto che, come racconta lei stessa, la sua salute mentale peggiorò con il passare dei mesi. «Dopo 18 mesi, ero in uno stato di rabbia quasi costante. Andavo in giro con i pugni chiusi. Avevo bisogno di fare lunghe passeggiate dopo ogni turno. Non riuscivo a smettere di parlare della violenza a cui stavo assistendo. Volevo che le persone se ne accorgessero e cambiassero le cose».

Ogni mese era, inoltre, costretta ad una supervisione clinica obbligatoria con uno psicologo per assicurarsi di essere sufficientemente sana di mente per svolgere correttamente il suo lavoro. Una delle cose più difficili, per lei, è stata dover consigliare gli stessi stupratori: «I ragazzi descrivevano come avevano costretto le loro amiche a compiere un certo atto sessuale “fino a quando non si arrendevano”, o come avevano fatto sesso con loro contro la loro volontà e ora cercavano espiazione».

«A volte – continua- raccontavano di aver violentato la loro ragazza e poi si lamentavano del suo comportamento “strano” nei loro confronti”». Tutto questo portò la scrittrice a piangere di continuo e a chiudersi in bagno per urlare. Cominciò ad odiare gli uomini vedendo in ognuno di essi un potenziale violentatore. Racconti agghiaccianti, quelli che riporta la scrittrice: «Le ragazze mi hanno scritto di essere state costrette a fare sesso anale. Lo strangolamento ha cominciato ad essere richiesto spesso, così come l’essere tormentati per fare sesso davanti ad altri, per essere sputati, per farsi ‘finire’ in faccia o per essere filmati».

Per capire da dove venisse tutta questa violenza, la scrittrice ha preso a fare ricerche sul mondo del porno e ha scoperto che «Fino a nove film porno su dieci mostrano atti di violenza fisica e verbale e le donne sono l’obiettivo di questa violenza nel 97% dei casi. Inoltre, le donne nel porno rispondono quasi sempre a questa violenza con piacere o neutralità». Si immaginino gli impatti devastanti di tutto questo sui ragazzi: una vera e propria “cultura dello stupro”.

Dopo due anni, Holly, è stata costretta a licenziarsi perché tutto questo stava rovinando la sua salute mentale e il suo rapporto con gli uomini. Ma proprio da un uomo è venuto per lei, il riscatto: «Ho incontrato mio marito un anno dopo, un uomo che condivideva la mia rabbia per questo problema. Ha ascoltato le mie storie con interesse, piuttosto che con un sospiro e un’alzata di occhi, e la mia speranza e fiducia negli uomini sono state lentamente ristabilite». (Fonte foto: Fonte “Hachette Australia Books, YouTube”; “Pexels.com”)

ABBONATI ALLA RIVISTA!


Potrebbe interessarti anche