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11.12.2024

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La predica corta della domenica #3 – Quel vino che rallegra il cuore dell’uomo
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16 Gennaio 2022

La predica corta della domenica #3 – Quel vino che rallegra il cuore dell’uomo

II Domenica del Tempo Ordinario 16/01/2022

Commento al Vangelo Gv 2, 1-11

Il brano delle nozze di Cana è una delle pagine più belle e misteriose del Vangelo di Giovanni, istintivamente mi verrebbe da dire tra le più imperiose dei Vangeli. Imperiosa, perché in un contesto inatteso e apparentemente diverso come quello di uno sposalizio, il Signore Gesù proclama, anticipatamente, la sua Gloria di Risorto; in un certo modo, questa pagina di Giovanni, è una sorta di Epifania.

Si celebra dunque un matrimonio al quale è presente la madre di Gesù ed è invitato Gesù stesso insieme ai suoi discepoli; un brano, quindi, dove al centro c’è l’evento nuziale ma non gli sposi: la sposa non è mai nominata, mentre allo sposo viene rivolta solo una volta la parola dal maestro di tavola, ma lui non risponde: è una figura senza voce, senza corpo, come se si sottraesse alla scena, lasciando lo spazio a un altro Sposo.

Il protagonista di questa pagina è infatti Gesù, mentre gli altri personaggi sono presentati solo in riferimento a lui: “la madre di Gesù”, “sua madre” (senza che si dica il nome Maria) e “i suoi discepoli”. Siamo nel “terzo giorno”, espressione che evoca il giorno della gloria di Gesù, giorno in cui egli si è mostrato Signore in maniera totale. Maria, la madre di Gesù è presente in questo contesto (all’inizio dei segni) come sarà presente alla fine dei segni, presso la croce. Proprio perché è madre di Gesù, vedendo che in queste nozze non c’è vino, si rivolge a lui con una certa audacia per suggerrire che “non hanno più vino”. Audacia perché quasi sembra pretendere una sorta di intervento da parte del figlio, mostrando di sapere che egli solo è in grado di riportare gioia in un contesto che rischia di trasformarsi in tragedia.

Nelle Scritture il vino è innanzitutto promessa di Dio stesso, dono della beatitudine per il suo popolo: “il vino che rallegra il cuore dell’uomo”, ma anche il cuore di Dio. È il vino che crea il clima dell’amore tra lo sposo e la sposa nella “cella vinaria” del Cantico dei cantici, vino che scenderà come “rigagnoli dalle colline della terra benedetta”. È il vino della gratuità, la gratuità della Salvezza per l’umanità che nasce dal sacrificio di Cristo, il Suo sangue versato per la gioia di ognuno di noi di essere salvato nell’amore che il Padre riserva al Figlio. La risposta di Gesù avviene, però, tramite parole che creano una distanza con sua madre, perché in quanto madre fisica di Gesù non può pretendere nulla: “Che cosa c’è tra me e te, o donna?”.

Gesù dà un segno in cui anticipa la sua ora, quella della Passione, dove si celebreranno le nozze dell’Agnello, attraverso il Suo sangue. I servi del banchetto obbediscono e portano sei giare piene di acqua, che serviva per la purificazione ma di tale purificazione, però, non c’è più bisogno, perché è la presenza del vero Sposo, cioè Gesù, a purificare tutti i presenti. Ed ecco che quell’acqua così abbondante (più di seicento litri) diventa vino per le nozze! La quantità strabordante e la qualità di quel vino, ci mostrano che è molto più di un buon vino: è il vino dell’amore donato da Gesù ai suoi, è l’amore totalmente gratuito, versato nell’abbondanza del suo sangue di cui quelle giare sono un’immagine.

Come nelle nozze gli sposi diventano “una sola carne”, così nell’eucaristia i credenti diventano il corpo mistico di Cristo, Signore e Sposo; Sposo che si dà totalmente alla sua comunità. “Questo” – conclude l’evangelista – “fu l’inizio, il primo dei segni della manifestazione della gloria di Gesù, quando i suoi discepoli credettero in lui” e divennero la sua comunità, la sua sposa.

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