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La provetta che uccide
NEWS 29 Novembre 2017    

La provetta che uccide

Di Mario Palmaro

 

Le tecniche di fecondazione artificiale provocano la morte di un numero incalcolabile di embrioni. Secondo alcuni, semplici aborti spontanei. Ma questo articolo vi spiega perché si tratta di veri e propri aborti volontari.

Tra gli aspetti più inquietanti della fecondazione arti¬ficiale extracorporea in vitro (FIVE1) vi è, come molti sanno, il gran numero di embrioni umani che vengo¬no sacrificati nella speranza di ottenere una nascita. Questo fatto presenta non soltanto implicazioni mo¬rali, ma ha evidenti risvolti giuridici. Se infatti una libera condotta dell'uomo provoca la morte di altri uomini innocenti, non ci tro¬viamo più solo sul terreno di una violazione dei principi etici, ma sconfiniamo nel territorio degli illeciti giuridici di rilevanza penale. Poiché compito della legge è proprio tutelare i diritti fondamentali della persona, e impedire che essi siano calpestati. In altre paro¬le: la FIVET viola i principi fondamentali della morale naturale per¬ché si fonda sulla produzione di esseri umani mediante un atto tecnico che sostituisce l'abbraccio coniugale. Materia attinente l'etica sessuale. Ma, per sovrappiù, la FIVET – sia essa omologa o eterologa – presuppone l'eliminazione di decine e decine di embrioni umani: materia che riguarda il quinto comandamento e che viola il precetto morale e giuridico "non uccidere".

Aborti spontanei?
Riassumendo: sappiamo per certo che la FIVET comporta ine¬vitabilmente la morte di oltre il 90% degli embrioni collocati nel corpo della madre. Come deve essere giudicato questo fatto? Secondo alcuni, una simile ecatombe di vite umane innocenti non deve essere considerata una forma di omicidio. Secondo questa interpretazione, la FIVET non avrebbe una natura intrin-secamente uccisiva. Queste conclusioni sono tratte sulla base di alcune argomentazioni:
a. una rilevante perdita di embrioni si verifica anche in natura, quando il concepimento avviene normalmente nel corpo della madre;
b. l'embrione inserito nel corpo della donna affinché si impianti è orientato dal tecnico alla "destinazione alla nascita", per cui l'impianto sospenderebbe l'artificiosità della tecnica;
c. vi è comunque differenza tra l'uccisione premeditata di em¬brioni e la perdita prevista e perfino auspicata di embrioni
Di solito, questi argomenti sono utilizzati nel dibattito da studiosi abortisti. Ma è assai sorprendente che in questo caso siano au¬tori pro-life a equiparare gli aborti da FIVET agli aborti spontanei. Si tratta evidentemente di un errore. Vediamo perché.

Veri e propri aborti procurati
Gli argomenti che negano la uccisività della FIVET possono es¬sere confutati secondo ragione. Infatti:
a. la perdita di embrioni che si verifica in natura è accidentale, non è originata in genere da una condotta particolare dell'uomo; nella FIVET, invece, l'incidenza elevatissima di aborti è causata dalla artificiosità della tecnica, e soprattutto dal fatto che nei pri¬mi giorni di vita il concepito non si trova nel corpo della madre, e dunque entrambi i protagonisti della gravidanza vengono privati della possibilità di instaurare quel dialogo incrociato fittissimo – detto cross-talk – che rende possibile la vita intrauterina.
b. Le cifre diffuse sull'abortività spontanea sono spesso gon¬fiate, fantasiose. Autorevoli fonti scientifiche sono concordi nel¬l'affermare che vi sono molti meno aborti spontanei rispetto a quanti se ne verifichino a seguito di ogni tentativo di FIVET.
c. In ogni caso, la presenza di aborti "naturali" non legittima né rende meno grave il verificarsi di aborti provocati. La caduta di un vaso di gerani sospinto da una folata di vento sulla testa di un ignaro passante non rende meno grave il lancio intenzionale dello stesso vaso contro una vittima predeterminata.
d. La condotta di colui che agisce accettando il rischio elevatis¬simo che un certo fatto accada è del tutto analoga alla condotta di chi agisce per compiere direttamente quella azione. Se lancio pietre da un cavalcavia, pur non "mirando" il parabrezza delle auto che transitano, so per certo che vi è un pericolo elevatissi¬mo di fare del male a qualcuno. Non posso affermare di essere innocente perché non volevo colpire nessuno, ma solo divertir¬mi. In caso di morte, sono imputabile di omicidio volontario.
e. Allo stesso modo, nella FIVET il tecnico di laboratorio sa be¬nissimo che le sue azioni libere producono esseri umani desti¬nati quasi certamente alla morte. Ne assume la grave respon-sabilità.
f. Inoltre, queste morti sono accettate come mezzo per dare un figlio alla coppia, con evidente strumentalizzazione dell'essere umano; e sono desiderate, perché se rion si verificano determi-nano una gravidanza plurigemellare, la quale sfocia in genere nel¬la cosiddetta "selezione embrionale". Cioè in aborti selettivi con cui si uccidono alcuni embrioni per lasciarne in vita uno solo.

Il giudizio della Chiesa & il diritto canonico
La dottrina cattolica circa la gravità degli aborti che si verificano nelle tecniche artificiali di riproduzione è nota, chiara, incontro¬vertibile. Ecco i principali riferimenti:
1. Il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede Donum vitae, pubblicato il 22 febbraio 1987, che al numero 5 Della parte II recita: "È già stato ricordato come, nelle circostanze in cui è abitualmente praticata, la Fivet implichi la distruzione di es¬seri umani, fatto questo che è contro la dottrina già richiamata sulla illiceità dell'aborto".
2. Il nesso tra FIVET e aborto procura¬to è sottolineato dallo stesso documento, che nella parte III specifica: "L'autorità politica non può approvare che degli esseri umani siano chiamati all'esistenza mediante procedure tali da esporli ai gravissimi rischi so¬pra ricordati. Il riconoscimento eventualmente accordato dalla legge positiva e dalle autorità politiche alle tecniche di trasmissione artificiale della vita e alle sperimentazioni connesse renderebbe più ampia la breccia aperta dalla legislazione dell'aborto".
3. L'enciclica di Giovanni Paolo Il Evangelium vitae, pub¬blicata il 25 marzo 1995, che al numero 14 recita: "(…) queste tecniche registrano alte percentuali di insuccesso: esso riguarda non tanto la fecondazione, quanto il succes¬sivo sviluppo dell'embrione, esposto al rischio di morte en¬tro tempi in genere brevissimi".
4. Il numero 26 della Carta degli operatori sanitari usa una formula icastica: "La fivet omologa è ottenuta al prezzo di numerose perdite embrionali, che sono aborti procurati".

Se tutte queste affermazioni sono da prendere seriamente, la fecondazione artificiale non sconvolge soltanto l'ordine natu¬rale della sessualità umana, ma comporta la sistematica vio-lazione del diritto alla vita. Vi sarebbero quindi i presupposti per ritenere applicabili le severe disposizioni contenute nel canone 1398 del vigente codice, dedicato all'aborto procura¬to. Delitto per il quale è prevista la sanzione della scomunica latae sententiae.

Ricorda

«Ama la verità; mostrati qual sei e senza in¬fingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu ac¬cettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio".
(Giuseppe Moscati, in Paola Bergamini, Laico cioè cristiano: San Giuseppe Moscati Medico, Marietti 1820, Milano 2003).

IL TIMONE – Gennaio 2005 (pag.  28 – 29)

Bibliografia

Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, 1995.
Congregazione Dottrina della Fede, Dominum vitae, 1987.
Pontificio Consiglio Pastorale Operatori Sanitari, Carta degli operatori sanitari, 1995.
Giorgio Maria Carbone, La fecondazione extracorporea, Edizioni Studio Dominicano 2004, esd@alinet.it
Mauro Cozzoli, L’embrione umano: aspetti etico normativi, in Identità e statuto dell’embrione umano, Città del Vaticano 1998, p. 265.
Mario Palmaro, La Fivet tra diritto naturale e diritto positivo, in Fecondazione extracorporea, pro o contro l’uomo?, Gribaudi 2000.