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La sovranità manda la sinistra in tilt. Anche quando riguarda il cibo
NEWS 26 Ottobre 2022    di Raffaella Frullone

La sovranità manda la sinistra in tilt. Anche quando riguarda il cibo

Ci sono parole che sono come un drappo rosso agitato di fronte ad un toro. Termini che fanno scattare immediata la levata di scudi, lo strappamento di capelli collettivo, come ci si trovasse di fronte ad un pericolo di portata cosmica. Tra queste ci sono identità, patria, famiglia, tradizione, che ad un certo punto della storia della nostra storia sono diventate “di destra” e quindi invise al mainstream, ovviamente a queste parole potremmo aggiungere cattolico e ultracattolico, considerato alla stregua di un insulto, almeno questo abbiamo realizzato dopo l’elezione alla Presidenza della Camera di Lorenzo Fontana.

Ora nell’elenco, sul libro nero ci finisce anche lei, la Signora Sovranità. La pietra dello scandalo è che la sovranità ha avuto l’ardire di vedersi inserita nel nome del dicastero guidato da Francesco Lollobrigida, neo ministro della Agricoltura e – appunto – della Sovranità Alimentare. Apriti cielo. «Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare… Che vuol dire? Metteranno fuori legge l’ananas?», twitta subito Laura Boldrini.

Poco dopo a cinguettare è Carlo Cottarelli: «Ieri sera cena a Jesolo con baccalà alla vicentina. Sorge dubbio drammatico: trattasi di alimento sovrano/nazionale? Ricetta veneta, non c’è dubbio, ma il merluzzo viene dai mari del Nord. Che fare? Mangiare? Non mangiare? Urge chiarimento. Presenterò interrogazione parlamentare». Ha provato a fare il simpatico anche Luigi Marattin di Italia Viva, con questo tweet: «Una volta si usava mettere lo slogan (“crescita”, “salva-Italia”) solo ai decreti legge. Ora, vedo, siamo passati pure ai Ministeri. Sono particolarmente curioso, tra l’altro, di sapere cosa accidenti sia il ministero della sovranità alimentare. Blocchiamo l’import di kiwi?».

Peccato che più utenti, sui social, abbiano ricordato al Nostro che siamo i secondi produttori mondiali di kiwi; quindi una sovranità al riguardo c’è già, e non è neppure solo nazionale. Ciò però non ha impedito alla polemica di continuare e il dilagare dei meme. Uno di essi ha visto il logo di Barilla storpiato in «Balilla» tanto che il ministro è stato costretto a precisare: «La sovranità alimentare è un concetto fascista ed è identica a quella del ministero dell’Agricoltura francese. Tuteliamo l’economia e rimettiamo al centro della produzione il rapporto con i coltivatori».

Eh già dopo decenni di martellamento pubblicitario in ogni dove sulle materie prime a chilometro zero, sugli incentivi alla produzione locale, sulla filiera corta dal produttore al consumatore, sui cibi bio e il marchio Dop, Denominazione di Origine Protetta, ora siamo al contrordine compagni, non va più bene, perché qualcuno la chiama sovranità. Poco importa se appunto è la stessa denominazione del Ministero francese guidato da Mar Fesneau, del Governo Macron, non certo sospettabile di avere simpatie a destra, poco importa se dalle fila del Pd due anni fa il già ministro per l’Agricoltura Maurizio Martina aveva dato alle stampe un libro dal titolo Cibo sovrano, le critiche piovono.

Al punto che si sente di dover intervenire anche Carlo Petrini, patron di Slow Food, con una nota: «Nelle ultime ore si fa un gran parlare di sovranità alimentare, da quando i due termini sono stati affiancati nel nuovo dicastero alla parola “agricoltura”. La cosa non mi può far che piacere perché la sovranità alimentare è alla base del lavoro di Slow Food da ormai trent’anni». «Se applicata correttamente – scrive ancora – la sovranità alimentare crea una tensione positiva tra dimensione locale e globale e permette ai popoli di essere davvero liberi nella scelta di cosa produrre e consumare, mettendo al centro il benessere delle persone e del pianeta».

Non siamo dunque al momento nostalgia, non toglieranno l’avocado – magari già aperto – dagli scaffali dei nostri supermercati o l’ananas già sbucciato e tagliato a pezzetti identici e confezionato, non torneremo a consumare caffè di cicoria o a fare un pasto unico a base di polenta. No, non aboliranno nemmeno il Big Mac, e si potrà continuare a ordinare Poke su Deliveroo, si potrà addirittura fare merenda le barrette proteiche a base di cavallette per combattere il cambiamento climatico. Nonostante la sovranità alimentare. Purtroppo. Perché le brutture, anche quelle culinarie, non le abolisce un ministero (Foto: Pexels)

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