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La Spagna vieta anche processioni a San Giuseppe
NEWS 5 Marzo 2020    di Andrea Zambrano

La Spagna vieta anche processioni a San Giuseppe

Ecco che cosa può succedere se al governo vanno gli atei. Succede che lentamente si proibiranno anche le cerimonie religiose. Non è uno spauracchio, ma quanto sta accadendo nel silenzio generale, anche ecclesiale a dire il vero, in Spagna. Nella ormai rossissima Spagna che, dopo aver dato vita al governo più ostile alla Chiesa dai tempi della rivoluzione, si moltiplicano atti di ostilità nei confronti dei cattolici.

Proibiti gli spazi pubblici, consentite le Messe al chiuso delle chiese. Stavolta a rendersi protagonista è la città di Barcellona, amministrata dalla sindaca vicina a Podemos Ada Colau. Si chiamano “I giovani di San Josè” e sono un gruppo di ragazzi cattolici che sono riuniti in forma di associazione da dieci anni è impegnata per i poveri e i bisognosi della città spagnola.

In marzo sono soliti rendere onore al loro patrono, San Giuseppe appunto, che la Chiesa festeggia il 19 marzo. In particolare, i giovani non fanno altro che portare in processione il Santo il 28 marzo per le strade di Barcellona. Un percorso ormai consolidato, e noto all’amministrazione comunale alla quale ogni anno chiedono regolare permesso: dalla Basilica di Nuestra Señora del Pino fino alla Basilica di Nuestra Señora de la Merced.

Il 30 gennaio scorso i giovani hanno iniziato le pratiche burocratiche per ottenere tutti i permessi. Una trafila noiosa e necessaria che solitamente non merita alcuna notizia. Invece la notizia c’è. Perché alla fine di un braccio di ferro snervante con il municipio di Barcellona, i giovani non sono riusciti ad ottenere i permessi per svolgere la loro processione. Si dovranno accontentare così di una Messa. Ma è chiaro che le motivazioni addotte dall’amministrazione spagnola non stanno in piedi tanto che viene legittimo il sospetto che si sia trattato di un primo tentativo di mettere il bavaglio anche alle manifestazioni di fede che in Spagna, tra processioni e rievocazioni religiose, sono praticamente un aspetto del paesaggio.

L’amministrazione ha accampato sempre scuse: debiti dell’associazione, multe, carte bollate, ritardi, fino alla doccia gelata del 27 febbraio: “Non vi è concesso il permesso per svolgere la processione di San Giuseppe”.

Ridicole le motivazioni, che fanno appunto sospettare un accanimento anticristiano: sono programmate altre processioni simili nei paraggi. Per forza! E’ normale in una città di 5 milioni e mezzo di abitanti ci siano altre processioni proprio nel mese dedicato al Santo; l’associazione ha dei debiti. Ma anche qui i giovani hanno dimostrato la falsità delle accuse. E infine la motivazione più assurda: l’associazione non è un’entità di quel territorio. Peccato che il sito del Comune di Barcellona non richieda tra i requisiti la residenza nella cittadina.

Insomma, niente da fare. I giovani hanno incassato quella che hanno definito «una offesa a san Giuseppe» e quello del Comune un vero e proprio attacco alla libertà di religione. Ripiegheranno così con una Messa. Ma l’episodio è sintomatico del clima che si è ormai instaurato in Spagna.


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