di Enzo Pennetta
Il paradigma neodarwiniano non spiega l’evoluzione del linguaggio. Si tratta di un’affermazione dal potenziale dirompente. Il termine “rompicapo” venne utilizzato dal filosofo della scienza T.S. Kuhn per definire quei fenomeni che non si riescono a spiegare con il paradigma vigente ma che si ritiene sia solo questione di tempo e abilità ricondurre all’interno. Ma quando i rompicapo persistono e aumentano di numero, allora si preparano le premesse di una rivoluzione scientifica. Il rompicapo di cui ci andiamo ad occupare è quello dell’evoluzione del linguaggio, un problema che si trascina almeno dal 1866, quando la Società Linguistica di Parigi ne bandì lo studio a causa del fatto che le speculazioni teoriche stavano oscurando le prove reali.
Gente seria quella della Società Linguistica di Parigi, gente che davanti alle storie inventate in assenza di prove sapeva dire no. E non è per caso che adesso, a quasi 150 anni di distanza, un gruppo costituito da alcuni tra i più grandi esperti del linguaggio scelga di iniziare una sua pubblicazione con quel riferimento. Il gruppo in questione è composto da:
MarcD. Hauser, Charles Yang, Robert C. Berwick, Ian Tattersall, Michael J. Ryan, Jeffrey Watumull, Noam Chomsky e Richard C. Lewontin.
Uno schieramento come non se ne vedono facilmente in giro, eppure sarebbe bastato uno solo dei nomi che compaiono per rendere autorevole l’articolo, ma gli autori sapendo che le affermazioni che andavano a fare sarebbero state potenzialmente oggetto di forti critiche hanno scelto di fare “quadrato”. Ma cosa c’è di dirompente nello studio da loro pubblicato il 7 maggio 2014 con il titolo “The mystery of language evolution” sulla rivista “Frontiers in Psichology“? […]
Come scrive MicroMega:
«Negli ultimi 40 anni abbiamo assistito a un’esplosione di ricerche su questo tema e alla sensazione diffusa di aver compiuto sensibili progressi in merito. Noi siamo convinti invece che la ricchezza di idee proposte sia accompagnata da una scarsità di evidenze e, sostanzialmente, da nessuna spiegazione di come e perché si siano evolute le capacità di rappresentazione e quelle computazionali del nostro linguaggio».
Questa la posizione – molto netta – espressa da alcuni dei più autorevoli esperti di linguaggio e di evoluzione al mondo, a partire da Noam Chomsky e Ian Tattersall, per continuare con il grande genetista di Harvard Richard Lewontin, i linguisti Robert Berwick e Jeffrey Watumull, gli esperti di comunicazione animale Michael J. Ryan e Marc Hauser, lo studioso di apprendimento del linguaggio Charles Yang.
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