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La vita di fede ai tempi del virus «è come il pane»
NEWS 6 Aprile 2020    di Lorenzo Bertocchi

La vita di fede ai tempi del virus «è come il pane»

«Per noi è come il pane». Lo ha detto un signore di Cornaleto, frazione del comune di Formigara, provincia di Cremona, rispondendo a un giornalista del Tg1. Lo ha fatto mentre il Santo Crocifisso, lì tradizionalmente venerato nella festa del venerdì che precede la Settimana Santa, attraversava le vie del paese portato dal parroco. Siamo in uno dei focolai più accesi della epidemia italiana di Covid-19, probabilmente la provincia di Cremona ha una percentuale di ammalati per numero di abitanti che è la più alta del Paese.

Ma quella processione, condotta quasi in solitaria dal parroco, ha mostrato che per qualcuno «è come il pane» vedere passare per le strade il Santo Crocifisso, specialmente ai tempi del coronavirus. È come il pane che quella processione avvenga pubblicamente, con tutte le regole necessarie per rispettare le misure dell’emergenza sanitaria, ma avvenga pubblicamente e non solo in una qualche forma di streaming. Così come nella realtà si mangia e si beve.

Ieri Fiorello, che di mestiere fa l’uomo di spettacolo, si è preso la briga di dare una lezione di catechismo agli italiani, spiegando che «se sei un fedele e preghi, Dio non ti viene a dire “eh no, devi venire in chiesa”. Puoi pregare ovunque, anche in bagno». L’intento era rispondere al politico Matteo Salvini che ha detto di essere favorevole alla possibilità di far partecipare i fedeli alla Messa di Pasqua, nel rispetto delle regole di sicurezza. Per Fiorello, che senz’altro interpreta il pensiero di tanti laicissimi italiani (compresi molti politici), «nei supermercati o dal tabaccaio si entra uno alla volta. Che facciamo in chiesa? Il prete fa la messa uno alla volta?».

A parte che nei supermercati si entra, forse, uno alla volta e poi dentro si è in numero ben più alto, onestamente i modi per regolamentare l’afflusso e la presenza dei fedeli a Messa si potrebbero studiare e applicare. Ma anche volendo persistere in un atteggiamento di massima prudenza, come finora hanno scelto di agire i vescovi italiani, evitando le Messe con popolo, resta il fatto che partecipare a una processione o a una Messa per qualcuno è davvero «come il pane».

Il coronavirus svela l’incomprensione di questa realtà da parte di un mondo ampiamente e radicalmente secolarizzato. A chi ha fame di Cristo, di salvezza, di vita e di speranza, la frase del signore di Cornaleto suona come una sveglia: se viene meno questo senso di carnalità della fede anche il sacrificio della Croce, che in questi giorni ricordiamo in modo speciale, rimane solo una memoria e una pia pratica di fitness spirituale. Pecore e pastori non lo dimentichino.


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