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«L’ambientalismo? È essenzialmente incompatibile con il cristianesimo»
NEWS 26 Luglio 2023    di Manuela Antonacci

«L’ambientalismo? È essenzialmente incompatibile con il cristianesimo»

Se alcune ideologie politiche sono scomparse gradualmente dal mondo occidentale, altre dopo avervi fatto capolino, attualmente ne stanno letteralmente colonizzando ogni ambito culturale oltre che politico. Una fra tutte l’ideologia ambientalista, di cui, nel suo Il libro nero dell’ambientalismo, il filosofo Horacio Fernando Giusto Vaudagna, già autore de Il conservatorismo in 10 riflessioni, speaker e saggista internazionale, ne denuncia le radici fortemente anticristiane.

Nella sua intervista rilasciata per Infocatholica  specifica subito che «Spiegare i fondamenti teorici del movimento ambientalista è una vera sfida», piuttosto, «per comprendere la tesi principale, vale la pena considerare Ernesto Laclau e Chantal Mouffe in Egemonia e strategia socialista, pubblicato nel 1985, i quali sostengono che “la nuova sinistra deve egemonizzare nuovi soggetti della rivoluzione che non hanno più necessariamente a che fare con il problema economico, perché è proprio in questo settore che la sinistra ha perso terreno”». Tesi confermata anche nella Premessa del libro di Vaudagna, a cura di  Pablo Muñoz Iturrieta che riprendendo questo pensiero, lo approfondisce spiegando che «L’ambientalismo si colloca all’interno di un quadro ideologico che ha poco a che fare con la scienza e molto con il rinnovamento e la ricreazione della nuova sinistra, che a sua volta viene utilizzato come manodopera a basso costo per il potere finanziario internazionale».

Le fila di questo processo sarebbero mosse da «quelli che governano davvero questo mondo e in questo programma di reingegnerizzazione sociale cercano di controllare la popolazione, eliminare i poveri (invece di offrire loro una soluzione e uscire dalla loro povertà) e limitare il numero di nascite in modo che in un mondo automatizzato non ci siano persone “in eccesso”».

L’ambientalismo, tuttavia, secondo Vaudagna, non rappresenta solo una passata di vernice fresca sull’ideologia comunista attualmente in declino dal punto di vista valoriale, ma presenta anche un lato oscuro, “anticristiano”. In particolare il filosofo spiega come «Il posto che il teocentrismo ha conferito alla dignità umana è abbandonato, così come la posizione superlativa dell’antropocentrismo, da quando è emerso il biocentrismo, dove la creazione è al di sopra dell’uomo stesso».

Un vero e proprio «cammino verso la sacralizzazione del Pianeta, dove l’uomo rinuncia ad essere creatore e onnipotente per diventare un ingranaggio in più nel sistema». Vaudagna ricorda come anche l’ex presidente dell’Unione Sovietica, Mikhail Gorbaciov, sostenesse apertamente che la cultura stessa dovrebbe offrire una nuova religione in sostituzione del cristianesimo: «La Carta della Terra dovrebbe sostituire i Dieci Comandamenti e il Discorso della Montagna».

A tutto questo corrisponde l’avanzata di nuovi “discepoli”, i seguaci della nuova Religione: «Medici e guaritori omeopati, vegetariani e macrobiotici, nudisti e alpinisti» – dice il filosofo- «cominciano ad intrecciarsi in un discorso d’amore per Madre Natura; È stata la raccolta di tutta una schiera di visionari, disadattati ed esoterici che condizionano l’eterogeneità interna del movimento ambientalista, ma danno un significato morale alla sua identità esterna».

Nuovi “profeti”, dunque, che contribuiscono a diffondere una nuova visione della realtà che ponendo (invece dell’uomo) l’ambiente, gli animali, la natura e il pianeta al centro della riflessione, cade nell’antica tentazione olistica delle filosofie panteiste, in cui ogni cosa è sullo stesso piano e non su una scala gerarchica, perché ogni cosa è permeata da un dio immanente e non trascendente, per cui l’Universo o la natura sono equivalenti a dio. Dunque l’esatto contrario di un Dio personale, come quello del cristianesimo, ben staccato dalle creature umane e dalla natura di cui, anzi è Creatore. Vaudagna sottolinea anche che «il cambiamento climatico esiste, ma si discute dell’incidenza dell’uomo (se la causa è antropica)».A questo proposito, il filosofo, riporta alcuni studi scientifici che smonta uno dei dogmi della narrazione ambientalista che presenta l’uomo come cancro del pianeta.

Tra cui l’analisi di Patrick Moore, ecologista ed ex presidente di Greenpeace: «solo 2.000 anni fa, abbiamo visto il periodo di riscaldamento, durante l’impero romano, quando [il pianeta] era più caldo di oggi... Poi sono arrivati gli anni bui più freddi… Seguiti dal caldo medievale, quando faceva caldo almeno quanto lo è oggi… Poi abbiamo avuto la Piccola Era Glaciale, che ha portato i Vichinghi fuori dalla. E, più recentemente, un riscaldamento graduale di 300 anni fino ai giorni nostri. Sono molti i cambiamenti. E, naturalmente, nessuno di questi è stato causato dagli esseri umani».

Vaudagna cita anche Javier González Corripio, scienziato nei settori della Glaciologia, Meteorologia e Cambiamento climatico, collaboratore della NASA: «Il cambiamento climatico non è una novità, ci sono oscillazioni molto estreme, come le glaciazioni, e altre più miti che hanno causato oscillazioni globali della temperatura. Ad esempio, il ghiacciaio Mendenhall a Juneau, in Alaska, si sta chiaramente ritirando e sotto il ghiaccio sono comparsi tronchi spezzati di quella che mille anni fa era una foresta. Lo stesso accade in Patagonia, il ghiacciaio Jorge Montt […] si è ritirato di chilometri negli ultimi anni e dove prima c’era il ghiaccio ora ci sono tronchi d’albero piuttosto grandi, che testimoniano un periodo ancora più caldo di quello attuale qualche secolo fa».

Queste, insieme ad altri voci dissonanti, rispetto al mainstream, citate da Vaudagna, nell’intervista, dimostrerebbero che «lo scienziato che cerca la verità non è lo stesso di un gruppo finanziato dall’ONU per dire quello che vogliono che si dica». (Fonte foto: Facebook e Pexel)

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