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Le «parabole» di Adriana Zarri: il lungo e triste inverno del Concilio prima frainteso e poi tradito
NEWS 18 Febbraio 2014    

Le «parabole» di Adriana Zarri: il lungo e triste inverno del Concilio prima frainteso e poi tradito

Adriana Zarri (1919-2010) è stata una voce molto nota di quella parte di cattolicesimo che in Italia ha frainteso e poi tradito il Concilio, inseguendo una “primavera” che nel giro di poco tempo si è rivelata uno sterile inverno.  Bolognese, di origini umili, intellettualmente dotata, era stata una dirigente di Azione cattolica e nel 1969 la prima donna laica ammessa nel direttivo dell'Associazione Teologica Italiana. Negli anni ’60 aveva collaborato anche con testate come Studi CattoliciL'Osservatore Romano, per poi scivolare sempre più verso il mondo della contestazione ecclesiale. Tenne per molti anni una rubrica domenicale sul Manifesto, “Parabole”. Una piccola casa editrice di Bergamo, Aeper, ha da poco pubblicato una raccolta di riflessioni tratte dal suo spazio sul quotidiano di ispirazione comunista,  Adriana Zarri e i suoi figli d’inchiostro. Riportiamo alcuni passi:

Padre Pio. Non ho alcuna intenzione di recarmi a San Giovanni Rotondo ma se per caso capitassi da quelle parti mi fermerei ad ammirare il tempio di Renzo Piano (grande architetto) che si è avvalso della consulenza di Crispino Valenziano (grande studioso e teologo). Mi fermerei su quel sagrato o magari entrerei nella chiesa ad adorare il signore iddio e non mi inoltrerei più avanti per adorare padre Pio che ha già troppi veneratori e poco men che adoratori. Di padre Pio si è tanto parlato in questi giorni (più di lui che di dio) tanto che mi è passata la voglia se mai l’avessi avuta) di visitare quella macabra ostensione di una salma che meglio starebbe sotto terra dove giustamente si mettono i defunti. […] (26 aprile 2008)

Cattolicesimo. Prevedibile (e triste) la reazione della chiesa cattolica all’ordinazione di donne vescovo, attuate dalla chiesa anglicana […] Un amico auspicava il momento (quanto lontano non si sa ma temo – ahimé – lontanissimo) in cui, alla loggia di San Pietro, si sarebbe affacciato un papa con consorte al seguito annunciando: «questa è mia moglie!». Ma io vado più avanti, quando si affaccerà un papa donna col principe consorte al seguito, annunciando: «questo è mio marito!». (11 luglio 2008)

Memoria. Scadono tra anni dalla morte di padre Mongillo, un grande teologo e un grande uomo. Nella mia piccola cappella ho appeso una bella croce d’argento che mi regalò padre Dalmazio, un giorno che venne quassù a trovarmi (quassù, nel nord, rispetto a Roma dov’egli abitava, all’Angelicum). Sarebbe troppo lungo (e forse non del tutto interessante per i nostri lettori) narrare le vicissitudini e i problemi che travagliarono la sua vita, come la vita di tutti i cattolici, soprattutto se teologi) fedeli alla Chiesa ma non sempre necessariamente fedeli alle sue alte gerarchie, papa compreso.  «Non è il mondo che diventare chiesa, ma è la chiesa che deve diventare mondo» diceva Mongillo: affermazione che posso pensare non gradita «in alto» […] (12 dicembre 2008)