In occasione della pubblicazione del suo libro Últimas Noticias de Jesús, José María Zavala ha dichiarato a Religionenlibertad che «quando si parla di Gesù, fede e scienza si completano e vanno di pari passo» e che «la storicità di Gesù è indiscutibile e non solo alla luce dei Vangeli». Mentre, secondo quale grado di certezza possiamo affermare che tutto ciò che i Vangeli ci dicono su Gesù sia affidabile è la domanda a cui risponde Álvaro García de Movellán Hernainz, sacerdote dell’arcidiocesi di Granada, in una produzione sul canale YouTube Adjema (Ad Jesum per Mariam) dove il presbitero espone ragioni di fede, offre consigli di vita spirituale e raccoglie testimonianze di persone che vivono per Dio o si sono convertite.
Mentre riporta le stesse argomentazioni sui vangeli, offerte nel canale Youtube, in un’intervista su Religionenlibertad . La questione di fondo analizzata è che se i vangeli non sono stati manipolati nel corso della storia, allora, il Gesù Cristo che ci presentano è quello conosciuto da coloro che per primi hanno parlato di Lui: i Vangeli sarebbero, in questo senso, libri storici degni di credito. Ecco alcune delle argomentazioni di Álvaro García a sostegno della sua tesi.
Sul vangelo di san Matteo il sacerdote ricorda come Matteo fu pubblicano (Lc 5,27-28) e fu scelto personalmente da Gesù (Lc 6,12-16) per far parte dei dodici apostoli, che vissero giorno e notte con Lui durante i tre anni di la sua vita pubblica. Se il Vangelo di San Matteo è stato scritto da lui, allora è una fonte attendibile. E la conferma che fu proprio Matteo a scrivere il suo vangelo verrebbe sia da Origene: «Secondo la testimonianza della tradizione, sostengo che il primo vangelo è quello di Matteo, che lo compose in lingua ebraica per i convertiti alla fede dal giudaismo» (Commenti su San Matteo) sia da San Giovanni Crisostomo: «Matteo compose un vangelo in ebraico e lasciò loro per iscritto ciò che in precedenza aveva loro insegnato oralmente» (Omelie su San Matteo, prima omelia).
Anche la testimonianza di san Marco risulterebbe secondo Alvaro García affidabile: «San Marco non faceva parte dei dodici apostoli, ma accompagnò San Pietro a Roma, dove gli fece da interprete. In precedenza aveva accompagnato san Paolo in viaggio, come ricordano gli Atti degli Apostoli (12,25). Con tutto ciò che udì da Pietro, San Marco compose il suo vangelo. Pertanto, se il Vangelo di San Marco è stato scritto da lui, ha un’altissima attendibilità come testimonianza di ciò che Gesù ha detto e fatto».
Riguardo il vangelo di Giovanni, questi era uno dei dodici apostoli. Quindi, sottolinea García, se l’autore del Vangelo di Giovanni è Giovanni, la sua testimonianza è molto attendibile, perché era anche lui il prediletto del Signore. I primi scrittori cristiani, fa notare il sacerdote, attestano che fu proprio san Giovanni a scrivere il suo vangelo. Sant’Ireneo ascoltò san Policarpo, discepolo di san Giovanni: «Giovanni, discepolo del Signore pubblicò anch’egli il suo vangelo, mentre viveva a Efeso» (Adversus Haereses 3, 1, 1).
Lo confermano le parole di san Girolamo: «S. Giovanni Apostolo prediletto di Gesù, figlio di Zebedeo e fratello di Giacomo Apostolo decollato da Erode, scrisse, ultimo di tutti, il Vangelo, pregatone dai Vescovi d’Asia, contro gli eretici, che dicevano Cristo non essere stato prima di Maria, e per questo fu costretto a dimostrarne l’origine divina. Sotto Domiziano fu relegato nell’isola di Patmos; sotto Nerva tornò ad Efeso, ove morì di vecchiaia, sessantotto anni dopo la passione di Cristo» (De Viris Ilustribus).
Riguardo poi la datazione del Nuovo Testamento tutti i suoi libri furono scritti tra il 40 e il 100 d.C. Le copie manoscritte più antiche vanno dall’anno 130 all’anno 350 e sono concordanti al 99%, provengono da regioni come Egitto, Roma, Siria ecc. Si conservano 5.700 copie in greco, 10.000 in latino, 10.000 in altre lingue come il copto, il siriaco, l’armeno, ecc. In totale, più di 25.000 copie manoscritte del Nuovo Testamento, alcune solo copie frammentarie, ma il resto copie complete.
Esisterebbe persino un modo indiretto per conoscere il testo autentico dei Vangeli: «Fin dal I secolo, i primi scrittori cristiani (sant’Agostino, san Girolamo, sant’Ireneo, sant’Atanasio) scrissero libri sulla dottrina cristiana, dove citavano continuamente i Vangeli. Ci sono più di un milione di citazioni. Tutti e quattro i vangeli potrebbero essere riprodotti solo con le loro citazioni».Infine ci sarebbero dei dati storici che ne confermerebbero l’autenticità: in Luca 3,1 si parla di Lisania, tetrarca di Abilene, al tempo dell’imperatore Tiberio. I critici lo presero per un errore, poiché l’unico Lisania di cui si ha notizia storica non era un tetrarca, ma governatore di Calcide, tutto questo finché gli archeologi trovarono un’iscrizione dell’epoca di Tiberio in cui un Lisania era nominato tetrarca di Abilene. C’erano quindi due autorità con lo stesso nome e l’informazione di Luca, dunque era corretta.
Inoltre, in Atti 17,6 si parla di autorità chiamate poliarchi, ma non c’erano prove di questo termine finché non fu scoperto un arco del I secolo che riportava l’iscrizione «Al tempo dei poliarchi» e in seguito apparvero altre iscrizioni con lo stesso riferimento. Infine «in Giovanni 5,2 si fa riferimento alla piscina di Betesda, con cinque portici, ma a Gerusalemme non si conosceva alcuna piscina con cinque portici; finché scavi più profondi portarono alla luce una piscina con cinque portici, come descritta nel Vangelo di San Giovanni». Insomma, i vangeli sono degni di fiducia anche solo come semplici documenti storici, dunque, Dio è vissuto nella nostra storia, e, con buona pace degli scettici, noi possiamo provarlo (Fonte foto: Screenshot, Becky Moreira, YouTube)
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