Un cimitero di auto elettriche sommerse dalla neve e irrimediabilmente ferme: è quanto sta accadendo negli Stati Uniti dove, quello che doveva essere una delle punte di diamante del mercato del futuro, comincia a mostrare tutti i suoi punti di fragilità. In America, infatti, nel periodo invernale, le temperature scendono facilmente sotto lo zero e possono arrivare, causa depressione artica, a sfiorare i -34 gradi. Tutto questo sta rendendo impossibile far ripartire le auto, ferme a decine in diverse città degli Stati Uniti e, sempre a causa del gelo, infatti, anche le stazioni di ricarica create per Tesla, non funzionano. Della situazione attuale e della questione delle auto elettriche in generale – tema cui è dedicato il libro di Fabio Dragoni, Per non morire al verde, e di cui, con una lunga intervista a Nicola Porro, si è occupato anche il nostro giornale (qui per abbonarsi) – abbiamo parlato con Sergio Giraldo, firma de La Verità ed esperto di tematiche legate all’energia.
Dottor Giraldo, cosa sta succedendo negli Stati Uniti con il gelo e le auto elettriche?
«Innanzitutto parliamo di aree densamente popolate in cui lo strumento delle auto elettriche viene utilizzato. Zone in cui c’è una grande densità di persone ed automezzi che richiedono, spesso, una grande disponibilità di colonnine pubbliche di ricarica, su strada. Il tema quindi è duplice: da una parte la caratteristica costruttiva di questi automezzi – che in presenza di freddo intenso funzionano meno -, dall’altra parte, invece, una mancata disponibilità di colonnine di ricarica che possano permettere a chiunque, in breve spazio, di raggiungere una colonnina. Spesso si riporta l’esempio virtuoso della Norvegia, a riguardo, ma è fuorviante perché in questo Paese chi ha l’autovettura, nel 90% dei casi, ha anche un box in cui ha anche una colonnina personale di ricarica. Parliamo peraltro di un paese non densamente popolato e che quindi ha una gestione dello spazio molto diversa rispetto ad aree urbane densamente popolate come, ad esempio, Manhattan dove ci sono grattacieli che contengono migliaia di persona e dunque è impensabile che tutti abbiano un box personale con la ricarica. Idem nella città di New York, dove si stanno verificando questi problemi».
Come stanno provando a correre ai ripari i produttori ma anche i semplici proprietari di queste auto? Quali sono le maggiori criticità, oltre il gelo, di questi veicoli?
«È una questione in cui vanno distinti due temi: da una parte quello tecnologico ed è una questione su cui, immagino, prima o poi lo sviluppo tecnologico cercherà di porre rimedio a questo problema, magari con tipi di batterie diverse rispetto a quelle attuali, l’altro fattore, invece, ovvero quelle delle colonnine pubbliche di ricarica, è una questione molto più complessa perché riguarda non solo gli investitori privati, ma anche il pubblico, la concessione dei terreni dove fare la ricarica, ma anche l’infrastruttura elettrica, che richiede, a sua volta, degli investimenti perché significa allacciare nuove utenze apposta per questa ricarica e quindi ci sono da fare degli investimenti sulle reti elettriche molto ingenti».
Il mercato delle auto elettriche, secondo lei, resta quello del futuro o, come europei, dobbiamo immaginarlo pesantemente condizionato da incentivi e sussidi?
«Senza sussidi e incentivi, questo mercato non sta in piedi. Questa è la base oggi. Io non posso negare che tra vent’anni magari le condizioni cambino e ci siano prezzi più bassi. Ma al momento è così. Ed è anche un mercato in cui l’obbligatorietà sta diventando un vincolo importante. Se si vieta la circolazione degli automezzi con motore a combustione interna, è chiaro che si sta obbligando le persone ad acquistare mezzi elettrici. E questo crea un mercato che oggi di per sé non ci sarebbe e allo stesso tempo è un mercato con prezzi alti e dunque ci vogliono i sussidi, ma i bilanci pubblici possono permettersi di sostenere questi sussidi?» (Fonte foto: screenshot Fox News, YouTube)
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