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Il paradosso di una legge contro l’«omofobia» nella regione dello scandalo affidi
NEWS 6 Luglio 2019    di Ermes Dovico

Il paradosso di una legge contro l’«omofobia» nella regione dello scandalo affidi

Immaginate una regione in cui da pochi giorni è emerso uno scandalo dalle proporzioni enormi, dal quale risulta un sistema che con manipolazioni e pressioni psicologiche raccapriccianti strappava illegittimamente bambini e ragazzi ai loro genitori per darli in affido ad amici propri, compresi dei titolari di sexy shop e una coppia lesbica accusata di maltrattamenti sulla bambina ricevuta in affido. Immaginate che tutto questo avveniva non solo per ragioni di soldi ma per un odio precostituito contro l’idea stessa di famiglia, dunque contro le figure della madre e del padre. Immaginate ora che in quella stessa regione si voti tra pochi giorni una proposta di legge, quella contro la cosiddetta «omotransnegatività», che si ispira alla stessa cultura di matrice Lgbt – con la sua irriducibile avversione alla famiglia e alla complementarità sessuale – che risulta centrale nello scandalo di Bibbiano, dove ieri c’è stata una manifestazione di protesta organizzata da Fratelli d’Italia.

Ecco, purtroppo non c’è nulla da immaginare, perché si tratta di una drammatica realtà. La legge contro l’«omofobia» all’emiliana era stata rinviata nel mese di aprile dopo l’emendamento sull’utero in affitto che aveva causato uno scontro interno al Pd, con rabbia manifesta di Monica Cirinnà e Sergio Lo Giudice, lui stesso noto per aver usufruito all’estero della barbarica “maternità surrogata”, che in Italia è reato. Ora, è il segreto di Pulcinella che l’«omofobia» è un neologismo introdotto dalle organizzazioni gay, volto a far avanzare la loro agenda politica e mettere a tacere chiunque voglia continuare a dire pubblicamente che la vita nasce da un uomo e una donna, che i bambini hanno bisogno di un papà e una mamma e che dunque non va fatta la guerra alla famiglia attraverso le leggi statali o regionali.

Eppure il Pd non desiste dal sostenere una tale agenda politica. «La comunità Lgbt ordina, il Pd obbedisce? Dopo quasi 3 mesi la legge contro l’omofobia in Emilia Romagna sarà votata il 9 luglio. Ma quale “versione” del testo verrà discussa è un mistero, pare sia quella base e allora ci risiamo. Ma ci rendiamo conto del pericolo di questo provvedimento? Dopo lo scandalo sugli affidi di minori a Bibbiano, con una legge del genere chi proverà a denunciare anomalie o illeciti compiuti da una coppia omosessuale, come è emerso dall’inchiesta Angeli e Demoni, sarà accusato di omofobia? Non si possono negare le libertà costituzionali eppure qualcuno sta tentando di farlo», hanno scritto in un comunicato Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vicepresidente di Pro Vita & Famiglia.

Alla base del disegno di legge emiliano c’è tra l’altro la previsione di politiche per l’inserimento dei temi cari ai gruppi Lgbt nelle scuole e nella sanità, percorsi privilegiati per l’inserimento lavorativo dei presunti discriminati a motivo del loro «orientamento sessuale» o «identità di genere» e il finanziamento delle organizzazioni che veicolano questo tipo di concetti, che sono capisaldi dell’ideologia gender. Privilegi su privilegi, a danno di tutta la società, costruiti a partire da un pretesto – le eventuali offese o «discriminazioni» – rispetto a cui ci si può tutelare con le varie leggi già esistenti e a tutela di tutti i comuni cittadini.

Relatrice del testo sull’«omotransnegatività» è la piddina Roberta Mori, presidente della Commissione Parità e Diritti della Regione Emilia Romagna. Giusto un paio di settimane prima che emergesse lo scandalo di Bibbiano, la Mori, che comunque è estranea all’inchiesta, risultava tra le sostenitrici di un incontro dal titolo «Affido e adozioni nel mondo Lgbt+», organizzato dal Cassero Lgbt di Bologna, con diverse altre sigle del mondo arcobaleno. Tra le madrine dell’evento una militante Lgbt come Federica Anghinolfi, indagata in Angeli e Demoni con gravi accuse a suo carico per il suo ruolo di responsabile dei servizi sociali dell’Unione di Comuni Val d’Enza, e la sua ex compagna Fadia Bassmaji, anche lei indagata assieme all’attuale compagna Daniela Bedogni.

Non è appunto tra gli indagati la Mori, ma rimane il fatto del suo sostegno culturale e politico, come di molti all’interno del Pd, a organizzazioni che reagiscono con veemenza se solo sentono parlare di difesa della famiglia naturale, come ricorda pure la diffusa isteria contro il recente Congresso di Verona. È scritto nell’ordinanza firmata dal Gip Luca Ramponi che la Anghinolfi e altri indagati, psicologi compresi, hanno collaborato «nel costruire una avversione psicologica dei minori per la famiglia d’origine». E a uno dei genitori, secondo il racconto riferito dal Giornale, i figli sarebbero stati sottratti dopo che la stessa Anghinolfi lo avrebbe tacciato, chissà perché, di essere «omofobo». Lo scandalo di Bibbiano ci dice che c’è una cultura anti-famiglia che va combattuta; invece, c’è una parte politica che aiuta ad alimentarla.


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