Ricordate Giovanni Maria Flick? L’ex presidente della Corte costituzionale divenuto ministro della Giustizia del governo retto dal cattolico “adulto” Romando Prodi? L’“apologeta” della Costituzione italiana a tale titolo invitato a parlarne da La Civiltà Cattolica e intervistato con spolvero da L’Osservatore Romano? L’esperto che, ben sponsorizzato, arrivò a un soffio dalla presidenza del prestigioso Istituto Giuseppe Toniolo? E che siccome non riuscì con il Toniolo, diventò, sempre sponsorizzato più che bene, presidente del Consiglio di amministrazione dell’Ospedale San Raffaele di Milano?
Ebbene, oggi Giovanni Maria Flick dice: «È necessario legalizzare l’uso delle droghe leggere e pesanti in Italia per sconfiggere la criminalità organizzata».
Flick lo ha detto a Genova partecipando all’iniziativa “Sulle orme di Don Gallo”, la due giorni organizzata dalla Comunità di San Benedetto e intitolata al noto sacerdote del dissenso che aiutò alcune giovani prostitute albanesi ad abortire e che si professava comunista. E, per farsi capire bene, ha sfoderato l’argomento ex auctoritate: «contro il narcotraffico è necessario legalizzare la droga», lo dice anche lo scrittore Roberto Saviano. Ah be’, se lo dice Saviano…
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Questa faccenda della droga libera che fa male ma anche bene perché combatte la mafia dev’essere insomma un po’ come quando Flick discettava di morale, aborto e leggi dello Stato. Vantando maestri come il «cattolico adulto […] Leopoldo Elia», da cui ha imparato il «concetto di legge permissiva», il costituzionalista non è infatti nuovo una certa idea piuttosto idee curiosa di difesa del del bene sociale contro il male morale, proponendo una strampalata denuncia della “dittatura del relativismo” che recita: «i valori non possono essere imposti: se c’è una minoranza che vuole usare il preservativo o ricorrere all’aborto, deve avere la libertà di farlo. […] Ecco perché la morale e la legge non confliggono. Io ho due vangeli, quello rivelato e quello laico, che è la Costituzione».
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