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Lucia Annunziata lascia la Rai «in rotta» col governo
NEWS 25 Maggio 2023    di Giuliano Guzzo

Lucia Annunziata lascia la Rai «in rotta» col governo

Dopo Fabio Fazio, anche Lucia Annunziata lascia la Rai. Le sue dimissioni «irrevocabili» sono state accompagnate da una chiara nota polemica nei confronti del governo Meloni e della nuova dirigenza di viale Mazzini. Per quanto infatti la conduttrice di Mezz’ora in più abbia fatto sapere di andarsene «senza nessuna lamentela personale», nel suo addio una «lamentela» si percepisce eccome. «Non condivido nulla dell’operato dell’attuale governo», ha infatti comunicato la giornalista, «né sui contenuti, né sui metodi. In particolare non condivido le modalità dell’intervento sulla Rai. Riconoscere questa distanza è da parte mia un atto di serietà nei confronti dell’azienda che vi apprestare a governare. Non ci sono le condizioni per una collaborazione dunque».

Resta da chiarire, davanti a simili parole, un aspetto centrale: perché un governo dovrebbe piacere a chi è pagato per fare servizio pubblico, anziché dare pagelle politiche? Chi siede a Palazzo Chigi deve rispondere, sempre nell’osservanza della Costituzione e della sua coscienza, ai cittadini, non alle sensibilità politiche di dipendenti Rai con il pallino della politica. Forse non è un caso che la giornalista oggi dimissionaria (e di cui il Timone ha parlato sul numero di aprile della rivista – qui per abbonarsi) sia la medesima che poche settimane fa, contestando un Ministro della repubblica che aveva invitato nella sua trasmissione – Eugenia Roccella – se n’era sbottata con un assai poco signorile: «Fatele queste leggi c***o».

Magari è solamente una impressione, anzi certamente lo sarà, ma la sensazione è che ci sia una determinata area politica – quella democratica e progressista, ovviamente – che ha per troppo tempo considerato la Rai non casa, attenzione, ma cosa propria. Si spiegherebbe così l’allontanamento polemico – e volontario, si badi – di giornalisti che probabilmente avevano equivocato il loro ruolo. Perché senza dubbio chi svolge questa professione è chiamato anche ad essere “cane da guardia del potere”, ma c’è modo e modo di esercitare tale compito. E prendersela con un governo quasi a priori, dinnanzi a nomine da poco effettuate, ha il sapore amaro di qualcos’altro: il pregiudizio politico (Foto: Imagoeconomica).

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