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«L’ultima cosa che volevo era essere cattolica. Poi ho scoperto San Tommaso»
NEWS 20 Maggio 2022    di Redazione

«L’ultima cosa che volevo era essere cattolica. Poi ho scoperto San Tommaso»

Carla Restoy è cresciuta al di fuori della fede: come ha raccontato questa ragazza di 25 anni, non ha mai conosciuto la religione fino a quando, durante la sua adolescenza, una scuola laica ha suscitato involontariamente il suo interesse per la fede e i sacramenti. In effetti, per gran parte della sua vita ha pensato che la religione «fosse una favola inventata da persone che soffrivano e da deboli o per persone stolte». Ricorda che fin dall’infanzia aveva tutto ciò di cui aveva bisogno e che nella sua famiglia respirava il calore della casa e dell’amore, ma ha sempre percepito un’inquietudine interiore che, all’età di 15 anni, si è manifestata definitivamente.

Una malattia che l’ha portata a pensare.
«Mi hanno operato per la scoliosi, ho dovuto passare due anni indossando un busto, togliendolo mezz’ora al giorno e sono passata dall’avere tutti i pomeriggi occupati a dover lasciare tutte le attività extrascolastiche nel mezzo dell’adolescenza», ha detto. Parallelamente, nella sua scuola iniziarono ad insegnare le materie di Filosofia e Storia e Cultura delle Religioni, che lei ricorda come «la prima occasione» che le offrivano «per pensare al senso delle cose» e, quando fu convalescente, dedicò tutto il suo tempo a pensare e indagare su questi argomenti.

«Per me è stato uno shock quando, senza aver mai avuto una formazione religiosa, ci hanno parlato di san Tommaso d’Aquino e delle sue cinque vie (gli argomenti del Santo per dimostrare razionalmente l’esistenza di Dio). Ho sempre concepito la religione come un mito, ma così ho visto che avrebbe potuto essere qualcosa di ragionevole, quelle materie hanno fatto cadere un pregiudizio molto forte», aggiunge.

Esci, truccati e guarda “Sex and the City”
Carla è rimasta ancora per qualche tempo a vivere «una vita materialista e superficiale» dedicata a uscire e a guardare Sex and the City nei fine settimana, dove «la religione ovviamente non aveva posto. Il mio cuore però ha cominciato ad avere la voglia di aspirare a qualcosa di grande. Quando uscivo per partecipare ad una festa amavo sentirmi guardata ed ero fiera quando tornavo a casa con buoni voti, ma non era mai abbastanza», ricorda. «Nell’adolescenza sentivo che c’era una lotta ma che era esteriore, che c’erano cose nel mondo che non andavano e che potevo cambiare da sola», mentre nel cristianesimo si insegnava «che la lotta era nel proprio cuore, che era dentro [sé stesso] e quelle idee mi hanno segnato».

Fu colpita anche dal significato di bene e male: «Sono stata educata con una concezione relativistica di tutto, in cui mentire o fare cose cattive poteva andare bene a seconda della situazione… È stato uno shock rendersi conto che ci sono cose che saranno sempre sbagliate oggettivamente, anche se sembrano adattarsi al mio cuore e alla mia testa».

La Chiesa, ha senso? “Che rabbia…”
In quel tempo si studiavano a lezione le Confessioni di S. Agostino. «Ho finito per leggerlo lentamente e mi sono resa conto che l’idea di Dio non doveva essere per forza irrazionale e che potevo averla con me. È stato un vero shock. Mentre lo leggevo ho tracciato uno schema per cercare di capire se Dio esistesse o no e… “che rabbia”»; pensò: «Mi rendevo conto che niente aveva più senso che credere che ciò che la Chiesa diceva fosse vero».

Giunta a quel momento di piena conversione intellettuale, Carla accenna alla sua percezione della Chiesa come un grande ostacolo: «La mia visione della Chiesa era la peggiore, l’ultima cosa che volevo era essere cristiana, men che meno cattolica. Per me la Chiesa era un’istituzione retrograda e ipocrita che prima si spegneva, meglio era». Tutto è cambiato quando un suo amico che ha studiato in una scuola cattolica le ha presentato un prete che era anche un fisico. «Non so perché ho accettato di parlargli, pensavo che o non aveva capito bene Dio o non aveva capito bene la scienza, ma ora capisco che molta scienza ti avvicina a Dio e poca ti allontana da Lui», cita.

Carla ha potuto provare di persona l’onestà che vedeva in quel prete. «Mi ha colpito quanto poco interesse avesse a usarmi. Ho sempre visto la Chiesa come un’istituzione che cercava di attirare le persone per ottenere denaro, ma ho percepito solo uno sguardo di affetto che mi amava per me e per come ero e non per quello che poteva ottenere da me», sottolinea.

L’ultima cosa che volevo era essere cattolica
Carla, lettrice incallita di Chesterton – come lei, un convertito – ricorda che anche l’autore inglese aveva molti pregiudizi nei confronti della Chiesa, che scoprì poi essere sbagliati quando li indagò a fondo. «L’idea che avevo della Chiesa come assemblea di ipocriti era una bugia. Vedere tanta umanità e allo stesso tempo qualcosa di così divino è stato ciò che mi ha conquistato e mi ha fatto venire voglia di “tornare a casa” nella testa e nel cuore», spiega.

Il 19 aprile 2014, durante la Veglia Pasquale e all’età di 17 anni, Carla ha ricevuto il battesimo, la comunione e la cresima dopo un lungo periodo di formazione e catechesi. «L’ultima cosa che volevo era essere cattolica, ma [nella Chiesa] ho scoperto la mia identità e il mio significato. È lì che è iniziato tutto», conclude. (Fonte)


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