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Marcia pacifica a Delhi contro gli attacchi alle chiese: la polizia carica e arresta sacerdoti e suore
news
5 Febbraio 2015

Marcia pacifica a Delhi contro gli attacchi alle chiese: la polizia carica e arresta sacerdoti e suore

di Nirmala Carvalho

 

Questa mattina la polizia di Delhi ha bloccato, malmenato e arrestato decine di sacerdoti, suore e laici (incluse donne, anziani e bambini) che stavano partecipando a una protesta pacifica davanti alla cattedrale del Sacro cuore. I manifestanti marciavano in silenzio contro gli attacchi alle chiese cattoliche della città avvenuti negli ultimi due mesi. Gli agenti hanno giustificato il loro massiccio intervento dicendo che il raduno era "illegale". Il card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, dichiara ad AsiaNews: "Quanto accaduto oggi è una macchia vergognosa per l'India laica e democratica".

Diversi gruppi cristiani hanno organizzato la marcia silenziosa, con l'obiettivo di raggiungere la residenza del ministro degli Interni Rajnath Singh. Tuttavia, centinaia di poliziotti si sono presentati sul posto per fermare i presenti. Una signora anziana, caduta a terra, è stata presa da quattro poliziotte e gettata di peso in un furgone della polizia.

"Le persone – ha dichiarato l'ufficiale di polizia Mukesh Kumar Meena – sono state arrestate. Nessuno ha il diritto di protestare per strada. Non possono semplicemente marciare verso la residenza del ministro. Dobbiamo proteggere i nostri politici".

L'arcivescovo di Mumbai, che è anche presidente della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc), sottolinea "il modo in cui sono state trattate le nostre religiose, donne che hanno consacrato la loro vita a Dio trascinate via come criminali. Nemmeno i bambini sono stati risparmiati".

"I cristiani – ricorda il card. Gracias – costituiscono meno del 2% della popolazione indiana, e nella stessa Delhi il loro numero supera di poco le 100mila persone [su 25 milioni di residenti]. È una comunità pacifica e rispettosa della legge, e i nostri istituti educativi e sanitari sono al servizio della nazione. Eppure, in risposta alle decine e decine di anni dedicate alla costruzione di questo Paese, le nostre suore, i nostri sacerdoti e la nostra gente sono trattati come criminali. Questa è una vergogna, una disgrazia e una macchia per la nostra madrepatria".

Anche Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), condanna ad AsiaNews "l'azione repressive condotta dalla polizia". Quanto accaduto oggi "è segno che le atrocità contro la minuscola comunità cristiana continuano a inasprirsi, mentre le autorità restano in silenzio dinanzi alla crescente intolleranza".

"Sempre questa settimana – denuncia Sajan George – il governo indiano ha negato il visto d'ingresso a mons. Arthur Roche,  e a mons. Protase Rugambwa, che avrebbero dovuto partecipare a una conferenza su 'Liturgia e vita' a Bangalore dal 3 al 9 febbraio. Sebbene i due funzionari vaticani avessero presentato regolare richiesta lo scorso dicembre, i documenti sono stati negati senza dare alcuna motivazione".

Mons. Roche è segretario della Congregazione del Culto divino e della disciplina dei sacramenti. Mons. Rugambwa è funzionario della Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli.

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