Se tu fossi sola nel bosco, preferiresti incontrare un orso o un uomo? Prima di chiedersi che senso abbia scegliere tra queste due opzioni, aprite i social e scoprirete la tendenza delle ultime settimane: Man vs Bear, con tanto di hashtag #teambear. E no, non c’entra niente Bear Grylls. E neanche Baloo e Mogwli, che di certo son teneri. Screenshot HQ, un account TikTok, ha dato il via al trend chiedendo a un gruppo di donne se nel bel mezzo della foresta avessero preferito imbattersi in un uomo sconosciuto o in un orso. Delle sette donne intervistate solo una ha scelto un uomo.
«Orso. L’uomo fa paura», risponde una delle donne. «Decisamente l’orso», le fa eco un’altra, «l’uomo è spaventoso». «Orsi, ho sentito che non sempre ti attaccano, giusto? A meno che tu non li prenda in giro», commenta un’altra. «Al 100% un orso anche se è terrificante da dire», si sente ancora. Se si aprono i commenti si scopre una voce femminile che s’innalza quasi all’unisono: sarebbe meglio incontrare un orso. Poi ci si è spinti oltre, e le donne hanno cominciato a interpellare anche i partner chiedendo se avessero preferito che le loro figlie si fossero imbattute in uomini o orsi.
Manco a dirlo, la maggior parte, magari tergiversando un po’, alla fine ha dato la risposta attesa: «Orso», senza dubbio. Con tanto di influencer presunte femministe a sentenziare nei reels: «Se fai parte degli uomini che si sono sbalorditi per la riposta di queste donne, il vero problema sei tu». Da segnalare poi la rapidità di risposta di tutte le donne intervistate, neanche il tempo per pensare due minuti al senso della domanda. Perché, se qualcuno ancora non se ne fosse accorto, quella domanda non è di certo messa lì a caso. Se andiamo a ritroso all’inizio di questo trend c’è una narrativa ricorrente che riporta puntuale l’equazione “uomo uguale sempre e comunque uomo violento”. Certo, c’è anche la realtà oggettiva di uomini violenti (e le donne? Sarebbe da chiedere), ma non sarà che il calderone di dati propinatoci quando si parla di “femminicidi” sia troppo generalizzato? O che i media puntino a demonizzare l’uomo?
Inoltre, ci sono pasciuti articoli che servono al lettore dati “incontrovertibili”, che a leggerli per forza viene da porre sullo stesso piano uomo e orso. Kate Lister – che ancora si strugge per non essere riuscita a darsi una risposta – scrive: «Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Nature, ci sono circa 40 attacchi di orso bruno sugli esseri umani in tutto il mondo ogni anno e la maggior parte di questi sono quando l’orso si sente minacciato. Di questi 40 attacchi, il 14,3 per cento è stato fatale. […] Gli orsi neri attaccano e uccidono circa un essere umano all’anno in America, e a causa degli umani che invadono i loro territori, gli attacchi degli orsi neri sono in aumento in Giappone».
Quindi l’orso è in realtà un animale pacifico, ma se si sente minacciato potrebbe diventare pericoloso. Prendete appunti, perché ora passiamo con sbalorditiva velocità ai dati che riguardano la violenza sulle donne: «In media, due donne a settimana vengono uccise dal loro partner o ex-partner nel Regno Unito. Secondo le Nazioni unite, il 55 per cento di tutti gli omicidi femminili in tutto il mondo sono commessi da partner intimi o altri membri della famiglia, ad un tasso di cinque morti ogni ora. La loro ricerca ha anche scoperto che la maggior parte della violenza contro le donne è perpetrata da mariti o partner intimi attuali o ex. Più di 640 milioni o il 26% delle donne di età pari o superiore a 15 anni sono state sottoposte a violenza del partner intimo».
Ecco qua. Ora, prendiamo il libro controcorrente di Giuliano Guzzo, Maschio bianco etero & cattolico e ampliamo un po’ i dati, giusto per concederci qualche minuto in più prima di rispondere «Orso». Sarebbe interessante prendere alla mano una delle tante citazioni utili di questo libro: «La scelta delirante di un uomo che ha sostituito il senso del dovere con il senso del piacere, con una personalità “narcisistica e manipolatrice” (parole delle pm) [del caso di Giulia Tramontano, n.d.r.]. Quindi, come direbbe Giorgio Gaber, “non è più un uomo ma un’infezione”. Se demonizzare il maschio in quanto tale è un gioco strumentale (la percentuale di femminicidi in rapporto alla popolazione maschile maggiore di 15 anni è dello 0,00002%), dire che in Italia viene ammazzata una donna ogni tre giorni senza specificare qual è l’anagrafe dell’assassino, da quale Paese o cultura proviene, qual è la percezione dell’altra da sé derivata dall’educazione, è ipocrita e fuorviante». Per esempio questa del giornalista Giorgio Gandola.
Pertanto, a chi ha risposto «Orso» rispondiamo con le parole di Guzzo: «La prima accusa mossa oggi al maschio è quella di essere maschio, cioè di esistere. Lo si vede da come l’uomo viene ormai presentato: violento per natura, potenziale stupratore e femminicida, come usa dire oggi con una parola tutt’altro che convincente. La riprova che la tendenza sia questa viene dalle generalizzazioni che seguono, ormai in modo sistematico, i fatti di sangue. Una donna viene trovata morta dopo che il suo compagno, il fidanzato o il marito l’ha uccisa? Nei commenti giornalistici la responsabilità viene in un batter d’occhio estesa agli uomini: tutti quanti. Tutti un po’ colpevoli. Sono chiamate in correità assurde, i cui esempi però da tempo si sprecano».
Al di là della risposta che ognuna darà in cuor suo, un appello possiamo farlo. Un appello all’uomo, senza aggettivi, senza etichette. Solo uomo. Ci rivolgiamo a lui affinché si prenda il rischio di cambiare la narrazione dominante e riappropriarsi della sua identità, tutt’altro che intrinsecamente violenta, come vogliono farci credere. Per fare questo deve remare contro una società che definire “liquida” sarebbe un eufemismo. Una società che non lo vuole uomo. E che forse sta mietendo vittime in primis tra quelle donne non più capaci di vedere quanto le due identità, maschile e femminile, possano abbracciarsi, deponendo però le armi della lotta al potere. Da una parte e dall’altra. (Fonte foto: Pexels.com/Imagoeconomica)
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