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Meloni con la figlia al G20. E allora?
NEWS 17 Novembre 2022    di Federica Di Vito

Meloni con la figlia al G20. E allora?

Bisogna essere mamme lavoratrici, lavoratrici senza scordare di essere mamme e mamme senza scordare di essere lavoratrici. Sembra un gioco di parole invece è il folle pressing che riceve una donna oggi. E quando sei anche premier gli occhi puntati sono molti di più, è ovvio. Le recenti polemiche piovute su Giorgia Meloni e la figlia Ginevra, presente al G20, ci offrono l’occasione di fare una riflessione. Quel tipo di riflessione che chi ha sparato a zero sulla Meloni mamma e premier, a quanto pare, non ha minimamente fatto.

In rappresentanza dell’Italia al vertice mondiale Giorgia Meloni fa il suo esordio tra i leader della terra e con lei sua figlia Ginevra con baby sitter al seguito – la prima volta nello staff di un presidente del consiglio italiano. Non dovrebbe sconvolgere tanto visto che ha fondato gran parte della campagna elettorale sul valore per lei più importante: la famiglia. «La famiglia è il nucleo primario delle nostre società, culla degli affetti e luogo nel quale si forma l’identità di ognuno di noi. Intendiamo sostenerla e tutelarla», così aveva detto nel suo primo discorso alla Camera dei deputati. Ciò che stupisce, e che sarebbe bene indagare, è come mai non abbia ricevuto nessun plauso dalle “femministe”, dalle stesse che lottano per l’emancipazione femminile, per far sì che la donna possa conciliare lavoro e maternità. Dove sono finite? Quando si parla di un premier di destra, donna, madre («e cristiana», cit. Giorgia) arrivano i problemi.

Ad aprire le danze Assia Neumann Dayan, che sulle colonne della Stampa scrive: «Le operaie non si portano i figli in fabbrica, chissà come mai. In Italia le donne che lavorano sono paradossalmente quelle che se lo possono permettere, o quelle che hanno i nonni disponibili», e incalza, «sono piuttosto certa che Meloni non avrebbe problemi a colloquiare con la Cina mentre aiuta Ginevra a fare le sottrazioni, sperando che non confonda le parti. Tutte le mamme lo fanno, lo fa anche lei. Certo, io se fossi in lei mi farei questi tre giorni a Bali tra adulti, figlia mia scusami ma mamma sta salvando l’Italia, se hai bisogno chiedi a papà, torno presto, lavati i denti». È imbarazzante come risulti confuso il punto dove si vuole arrivare.

Ha fatto bene a portarla con sé, dimostrando di non dover per forza scegliere tra lavoro e maternità, e che anzi quest’ultima può essere un valore aggiunto, oppure avrebbe dovuto lasciarla al padre perché il lavoro viene prima? E da Repubblica è Claudia De Lillo a sentenziare: «Perché quindi, in quei quasi quattro giorni che richiedono ogni energia mentale, fisica ed emotiva di un capo di Stato, Giorgia Meloni ha scelto di prendere su di sé il carico – gratificante, inevitabile, pesantissimo – di una figlia al seguito? Non per passare con lei del tempo di qualità che difficilmente è contemplato dal protocollo. […] C’è un tempo del lavoro e c’è un tempo dell’accudimento». E qui la morale scade nel moralismo intransigente che le stesse dicono di rigettare con forza. Perché le femministe, ora anche paladine della moralità, si permettono di giudicare quale sia il tempo da dedicare ai figli e quale non sia negoziabile. Ma non dovevamo essere libere di decidere?

Le parole di riposta della Meloni sono arrivate puntuali e decise: «Mentre torno a casa dalla due giorni di lavoro incessante per rappresentare al meglio l’Italia al G20 di Bali, mi imbatto in un incredibile dibattito sul fatto che sia stato giusto o meno portare mia figlia con me mentre andavo via per quattro giorni», così Giorgia Meloni si è ritrovata a ribattere con un post su Facebook, «la domanda che ho da fare agli animatori di questa appassionante discussione è: quindi ritenete che come debba crescere mia figlia sia materia che vi riguarda? Perché vi do una notizia: non lo è. Ho il diritto di fare la madre come ritengo e ho diritto di fare tutto quello che posso per questa Nazione senza per questo privare Ginevra di una madre. Spero che questa risposta basti per farvi occupare di materie più rilevanti e vagamente di vostra competenza».

Ora, sarebbe da chiedere alle donne che non hanno perso l’occasione di criticare Giorgia Meloni: quante di voi la sera si ritrovano a coccolare i figli con il pensiero che quella giornata lavorativa vi ha tenuti separati per molto tempo e tentano di concedersi un momento di qualità? E non si tratta di femminismo, di priorità o emancipazione. Si tratta di verità, quella verità biologica e affettiva che, a colpi di slogan, si sta tentando di eclissare in tutti i modi. Ecco che forse proprio questo ha fatto il Presidente del Consiglio, decidendo di concedersi il bacio della buonanotte con la sua bambina, pur consapevole che tutto il giorno sarebbe stata chiamata a fare il meglio per il suo Paese. E forse proprio questo le ha dato la forza di portare a termine il suo lavoro. Semplice, anche se semplice è solo per chi ha a cuore la verità. E non le polemiche vuote. (Fonte foto: Imagoeconomica)

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