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«Mi sono convertita grazie alla “Passione” di Gibson»
NEWS 12 Aprile 2022    di Redazione

«Mi sono convertita grazie alla “Passione” di Gibson»

Gabriela è un classico esempio di ciò che è accaduto in Spagna negli ultimi decenni con milioni di cattolici. È cresciuta in una famiglia cristiana, si è persino sposata in Chiesa ed ha iscritto le sue figlie in una scuola cattolica. Tuttavia, la sua vita scorreva come se Dio non esistesse. Era una “cristiana culturale” che credeva in Dio come idea, ma viveva completamente lontana dai sacramenti e da una vita di fede.

In una testimonianza video questa madre parla dell’impressionante conversione che ha vissuto e che è stata propiziata dalla preparazione alla comunione della sua prima figlia che la mise di fronte a uno specchio in cui vedeva riflessa la propria incoerenza. E in quel momento Dio è entrato nella sua vita con una potenza impressionante. «All’età di 13 anni ho rinunciato a tutto ciò che mi era stato insegnato a casa e a scuola. Ho “parcheggiato” Dio in una posizione di puro conforto. Ho fatto la strada più semplice, che per me era fare quello che volevo e divertirmi. Ho deciso di tenere Dio come idea e nel frattempo vivere la mia vita», dice Gabriela. All’età di 23 anni si era sposata in Chiesa, ma lei stessa confessa che, tra i 13 e i 30 anni. ha messo piede in Chiesa solo per sposarsi e per battezzare le sue figlie. Ma è a 30 anni che si verifica un evento che ha portato a un cambiamento totale nella sua vita. Sua figlia Cloe, la più grande delle sue tre figlie, stava iniziando a prepararsi per la Comunione. «Per la prima volta ho iniziato a vedere la mia incoerenza», riconosce Gabriela.

In quel momento dice di aver pensato: «Gabriela, sei stata sposata dalla Chiesa, hai battezzato le tue figlie, hai scelto una scuola cristiana, vuoi che facciano la Comunione se davvero non vai a Messa, non pratichi?». Aveva ancora una sua idea sull’esistenza di un Dio, ma lo considerava distante, astratto e completamente estraneo alla sua vita. Poco prima di Pasqua 2010, ricorda d’essersi trovata sola a casa e di essersi seduta sul suo divano a non fare nulla per rilassarsi. E Dio è intervenuto nel modo più facile per lei, attraverso la televisione.

«Dio ha preparato quel momento per me. Ero sola, ho acceso la TV e c’era La Passione di Cristo di Mel Gibson. Alzai gli occhi al cielo e pensai: «Devo vederla. Ho quindi visto il film e per la prima volta nella mia vita Cristo mi ha aperto gli occhi e ha parlato al mio cuore». Quando vide il Signore sulla via del Calvario, sentì un gemito dentro. «Ho sempre creduto in Dio, Cristo ha attraversato tutto questo per me e mi ha detto “Ti amo, ti do la vita eterna”…», pensò . Quell’incontro con Cristo attraverso questo film «cominciò ad esplodere nel mio cuore. Improvvisamente, la mia vita è cambiata. Tre giorni dopo, la Domenica delle Palme, mi confessai, fu un’esplosione di gioia nel mio cuore e non riuscivo a smettere di piangere, sentendo che tutti questi anni che avevo passato senza di Lui non avevano importanza, Lui mi stava aspettando».

Ma era stata lontana dalla Chiesa per così tanti anni che non sapeva davvero cosa fare per mantenere acceso quel fuoco. La logica ha portato Gabriela a iniziare ad andare a Messa la domenica. E con il passare delle settimane, ha corso il rischio di considerarsi «una cristiana a tutti gli effetti». Si diceva: «Sono sposata, vado già a Messa, non rubo, non uccido…». Ma ancora una volta Dio usò la televisione per farle trarre un’altra lezione. Gabriela guardava con sua madre una soap opera i cui protagonisti erano musulmani. «Sono rimasta colpita da come vivevano la loro fede in modo così coerente e da come pregassero cinque volte al giorno, e questo mi ha reso invidiosa», dice.

Poi si ricordò che sua madre non aveva mai perso la speranza del suo ritorno alla Chiesa e gli aveva sempre regalato vangeli, santini, libri… oggetti che riponeva semplicemente in una scatola nell’armadio senza mai guardarli. Cercò quei ricordi, depositati lì per anni, e improvvisamente notò un Vangelo. Invece di iniziare dall’inizio, lo aprì verso la fine, trovando le preghiere e i consigli per la vita cristiana. E fu lì che la sua preoccupazione fu risolta, perché trovò il “Giorno del Buon Cristiano”. Gabriela assicura che «era felice come non mai di rendere grazie al Signore che è buono e ci risponde».

Aveva quindi un piano da seguire: offrire la giornata al mattino, recitare l’Angelus, benedire la mensa… Erano «piccoli dettagli», aggiunge, «ma mi hanno riempita di molta gioia. Poi ho iniziato a leggere il Vangelo fin dall’inizio. Lì ti rendi conto di come parla il Signore, di come si comporta e ti innamori di Lui, perché è impossibile non innamorarsi», dice emozionata. Già con le armi della Messa domenicale, del Vangelo e del suo cammino quotidiano, Gabriela fu invitata dalla madre ad andare in pellegrinaggio al santuario mariano di Torreciudad. Lì si innamorò della Vergine e Dio gli diede di nuovo un nuovo dono sempre attraverso lo schermo. Sull’autobus di ritorno dal pellegrinaggio è stato trasmesso un filmato di Eduardo Verástegui (famoso attore messicano, convertito al cattolicesimo e noto prolife). È così che Gabriela ha scoperto anche il Santo Rosario, promosso dalla testimonianza dell’attore. Il passo successivo nel suo cammino di fede la condusse all’Adorazione Perpetua.

É così passata da un regalo all’altro. «Siamo in un tempo con molta oscurità, dolore, tristezza … Ma abbiamo la fortuna e la grazia di avere la vergine che ci conforta. Quello che voglio dire è che non abbiamo bisogno dello straordinario, abbiamo una cappella dell’Adorazione, un qualsiasi Santissimo Sacramento… sono il paradiso in terra», esorta Gabriela.

Dopo anni di amore con Dio e la Chiesa, Gabriela assicura che «Nostro Signore e la Vergine contano su di noi per iniziare una rivoluzione d’amore». E continua: «tra tanta guerra, sofferenza, e odio dobbiamo essere testimoni e portatori della Sua luce, del Suo amore. Dobbiamo riempire il cuore, smettere di vivere una fede di appagamento, esterna, vuota, una fede sociale, e vivere una fede dal cuore». «Come se il cuore non batte non c’è vita», conclude, «se la fede non è vissuta dal cuore è una fede morta». (Fonte)


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