La ricetta è sempre la stessa: Rosario, Messa, confessione, catechesi, e con gli anni non annoia, anzi, continua ad attirare persone da tutta Italia. Che per un giorno staccheranno la spina, lasceranno la quotidianità, per immergersi nel “Quinto capitolo del Monastero wifi”, iniziativa nata dalla penna della giornalista Costanza Miriano e dall’audacia delle sue amiche, che per la prima volta nel 2019 hanno organizzato un ritiro di carne ed ossa per un popolo di amici virtuali, monaci metropolitani in borghese. Il primo appuntamento è stato dedicato a come strutturare una vita di fede seria, quelli successivi mettono a fuoco i cinque pilastri per sostenerla: Parola di Dio, preghiera, confessione, Eucaristia e digiuno.
E siccome squadra che vince non si cambia, o si cambia poco, sabato 14 ottobre si parlerà di Eucarestia insieme a padre Maurizio Botta, padre Serafino Tognetti, don Vincent Nagle, Madre Emmanuel Maria Corradini, don Fabio Rosini, don Paolo Prosperi, don Laurent Touze, don Francesco Buono, don Gino Tedoldi, padre Pierluca Bancale, don Salvatore Vitiello e con il cardinale Mauro Gambetti, che celebrerà la Messa. Abbiamo raggiunto la padrona di casa, Costanza Miriano.
Avreste mai detto che sareste arrivati alla quinta edizione?
«Veramente non avrei mai detto che avrei fatto manco la prima edizione! Io pensavo che ci saremmo trovate in una dozzina di amiche a pregare insieme, una volta e basta, come quando organizzi una festa. Adesso, be’, prendo atto della realtà, e non so più cosa pensare del futuro. Non è una storia che ho progettato io».
Gli iscritti se non sbaglio sono tremila, cosa spinge tutte queste persone a investire tempo e soldi per una giornata di ritiro? Non potrebbero farla nella loro città? Oppure ascoltare le catechesi on line, d’altra parte il monastero è wifi, no?
«Abbiamo superato i 3400 adesso, mentre scrivo. Penso che sia il bisogno di comunione, di compagnia, di vedere in viso amici che condividono la stessa ricerca di Cristo, gli stessi cammini, le stesse domande. Abbiamo bisogno di abbracciarci, ogni tanto, di scoprire che viviamo le stesse fatiche. Non sopravvaluto l’esperienza del monastero. Non penso che sia un cammino particolare: siamo gente che prova a vivere nella Chiesa, stando nella propria parrocchia, nella propria realtà. Il capitolo generale non è un cammino diverso, ma una sorsata di acqua fresca a una fontana di montagna, in mezzo a una salita. E no, proprio perché siamo fatti di carne, on line non è la stessa cosa. Non ci si riesce a staccare dagli impegni feriali se si rimane in casa, e soprattutto l’enorme differenza è che da lontano non si mangia il corpo di Cristo».
Cosa diresti a chi è ancora indeciso?
«Direi che è molto importante trovare il tempo di fermarsi a bere quando si cammina. Lì per lì sembra di perdere tempo, abbiamo tutti tanti impegni e responsabilità. Oppure la pigrizia a volte prende il sopravvento. Ma quando si fa una ricarica di preghiera, di buona catechesi, di amicizia, poi il cammino riprende più lieve e più spedito. Io corro, e a volte passo davanti alle fontanelle e non vorrei mai fermarmi perché magari sto andando a un passo decente, e mi dispiace perdere il ritmo (faccio delle gare immaginarie coi piccioni, coi passanti, con il nulla). Poi però mi accorgo che dopo aver bevuto il mio ritmo riprende molto più sostenuto. E poi c’è un altro elemento: Dio vede che noi decidiamo di partire per cercarlo. Partire è un elemento fondamentale della fede, da Abramo in poi. Dio è pronto a entrare nella nostra vita, sempre di più, ma vuole essere sicuro di non scocciare, perché è proprio un Signore, lui. E allora i pellegrinaggi, i ritiri, servono a dirgli: sono pronto a sospendere per un tempo la mia vita ordinaria perché tu sei più importante di tutto».
Ci puoi spoilerare qualcosa per il 2025 o è troppo presto?
«Ormai ho capito che davvero i miei programmi non sono i suoi programmi, io mi limito a dire sì alle circostanze. Adesso per esempio alcuni sacerdoti mi hanno chiesto di dare loro una mano a organizzarsi per incontrarsi tra di loro (non con me, ovviamente!) per una settimana di ritiro dopo l’Epifania, qui a Roma. E anche se non so come si fa, sto cercando di aiutarli a realizzare questa ispirazione perché quando la realtà ci provoca penso che – con discernimento – sia bene essere docili».
Qui per il programma e per iscriversi. C’è ancora tempo!
Qui i libri con le trascrizioni delle catechesi dei capitol passati del Monastero wi fi
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