Un lettore invia a Costanza Miriano una lettera del fratello missionario in Camerun e la giornalista lo pubblica sul proprio blog
di padre Carlo Salvadori*
Douala, 23 marzo 2015
Care amiche e amici della missione,
quest’ultimo periodo è stato marcato da un avvenimento diocesano importante per noi missionari: la settimana dei “missionari martiri”.
Ciò ha richiesto un sacco di energie per poter animare tutta la diocesi attraverso due strumenti semplici: un libretto accompagnato da un film e le trasmissioni alla Radio.
Nel libretto abbiamo suddiviso i martiri (testimoni) in 4 categorie:
I martiri della fede: coloro che hanno dato la vita per il loro attaccamento a Gesù. Abbiamo qui potuto fare memoria delle tre suore saveriane che sono state uccise a Bujumbura tra il 7 e l’8 settembre 2014 per motivi ancora sconosciuti e della beata Anuarite che è stata uccisa perché non ha voluto vendere il proprio corpo diventando la moglie di un colonnello dell’esercito congolese.
I martiri della carità: coloro che hanno pagato con la vita una
scelta di generosità verso i poveri, i malati o hanno preso le difese di altre persone. Abbiamo qui fatto memoria dei 4 fratelli dell’ordine fate bene fratelli che hanno dato la vita in Liberia e Sierra Leone nel tentativo disperato di salvare altre vite dal tristemente famoso virus Ebola. Si tratta di Patrick, George, Manuel e Miguel. Senza dimenticare suor Chantal Pascaline.
I martiri della dignità umana e i martiri della giustizia: coloro che hanno creduto che “la nostra fede ci chiede di prendere posizione in questo mondo”. Questa citazione è di Oscar Romero Arcivescovo di San Salvador tra il 1977 e il 24 marzo 1980 data dell’assassinio. Sì cari amici, prendere le difese dei poveri e dei ‘senza voce’ a volte può essere scomodo e Romero è stata una persona scomoda. Una volta nel 1979 il Presidente della repubblica di San Salvador gli disse: “Monsignore, le vorrei dare una guardia del corpo perché temo per la sua incolumità in questi tempi difficili”. Risposta: “la ringrazio Signor Presidente ma non posso sentirmi sicuro mentre decine di migliaia di miei connazionali vivono nella insicurezza e sono oggetto di repressione ogni giorno”.
Questo è il genere di testimonianza di cui ha bisogno la Chiesa di oggi. Come la voce del Papa che l’altro giorno a Napoli ha detto ai capi della camorra: “convertirvi all’amore e alla giustizia!, lasciatevi trovare dalla misericordia di Dio! ve lo dico come fratello, sappiate che Dio vi cerca!”. Mi fa venire in mente la scena del film su Monsignor Romero in cui l’assassino a un certo punto cerca il vescovo per ucciderlo, mentre, come ci dice il Papa, Dio è in cerca dell’assassino per amarlo.
In Africa abbiamo bisogno di coraggio, abbiamo bisogno di quei giovani che anni fa sono scesi in piazza a Reggio Calabria con la scritta “ammazzateci tutti!”. Sì sono convinto che solo la croce di Gesù può salvare l’umanità. Ovvero l’ostinazione di Gesù di dire la verità, di opporsi all’ingiustizia che genera corruzione, fame, guerre. Soprattutto Gesù che paga di persona il suo essere a favore degli ultimi.
Ecco il messaggio dei martiri che abbiamo ventilato durante due settimane alla radio come un appello alla conversione, ricordando anche i nostri concittadini, martiri camerunesi:
Gabriel Soh che ha dato la vita nel 1959 per salvare un prete. Robert Naoussi che ha accettato la lebbra come imitazione della morte di Gesù sulla croce e Patrick Nshamdze che è morto di Ebola in Liberia nel tentativo di salvare una malata.
Venerdì scorso c’è stata la chiusura della settimana alla cattedrale con Via Crucis e Santa Messa. Abbiamo voluto proporre un gesto forte, una colletta per i rifugiati del nord Camerun a causa della minaccia terroristica di Boko Haram. La questua ci ha permesso di raccoglier 625 euro al di fuori di ciò che si raccoglierà nelle diverse parrocchie. In un mondo che persegue il neo-colonialismo economico e ideologico (vedi teoria del gender) abbiamo bisogno di questi testimoni che ci ricordano che la vita è più di un bicchiere di birra o di una vacanza
alle Maldive, il vero senso della vita è nella logica del “chicco di grano” che morendo dà frutto e genera vita nuova.
Sì perché alla fine della vita non ci si chiederà quanti bei posti si son visitati quante belle auto si sono cambiate ma la domanda vera, per me sarà: quante vite hai salvato? E ci si siederà davanti alle caldarroste o davanti ad una bottiglia di malvasia ricordando volti e storie di persone che ci hanno fatto del bene chiamando “aiuto!”.
Ecco il mio augurio di buona Settimana Santa a voi: che durante questa vita abbiate la possibilità di trovare qualche ‘povero Cristo’ che vi rompa le scatole e vi dica “esci dal tuo egoismo e dammi una mano”. E’
bello fare del bene. Gesù stesso ce lo promette: “c’è più gioia nel dare che nel ricevere!”.
Buona Settimana Grande e Santa a voi!
Che la Passione di Cristo sia la nostra passione per cambiare il mondo.
Un abbraccio,
Carlo
*missionario Saveriano in Camerun
Riceverai direttamente a casa tua il Timone
Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone
© Copyright 2017 – I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
Realizzazione siti web e Web Marketing: Netycom Srl