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A New York femministe e cattolici contro la surrogacy
NEWS 18 Giugno 2019    di Raffaella Frullone

A New York femministe e cattolici contro la surrogacy

Potrebbe sembrare un’alleanza impossibile, eppure non è così perché il buonsenso, almeno per il momento, è ancora a portata di chiunque voglia usarlo. E così accade che nello Stato di New York a opporsi fermamente al disegno di legge che legalizza la pratica dell’utero in affitto – più elegantemente chiamata “maternità surrogata” – sia un’agguerritissima squadra formata da femministe e cattolici.

Il disegno di legge in questione, ça va sans dire, è stato proposto dal governatore Andrew Cuomo e prevede la legalizzazione di una pratica che permette a una donna di portare in grembo un figlio non suo, su commissione e ordine di una coppia che non può averne (perché sterili o perché formata da persone dello stesso sesso) o non vuole portare avanti la gravidanza per i motivi più diversi (come nel caso di tantissimi vip tra cui Cristiano Ronaldo, Robbie Williams, Nicole Kidman). Secondo Cuomo è una questione di progresso: «Se non siete pronti a far passare questo testo, non venite a dirci che siete progressisti», parole chiaramente rivolte al ramo femminista che così testardamente si sta opponendo a questo testo di legge. Tra loro Gloria Steinem (foto 1), leader del femminismo americano dagli anni Sessanta, che in una lettera durissima rivolta al governatore ha parlato di «un tentativo di legalizzare l’industria della maternità riproduttiva e commerciale basata sul profitto […]. I diritti della madre surrogata nei confronti del bimbo che porta in grembo sono praticamente inesistenti. Il disegno di legge ignora le disuguaglianze socio-economiche e razziali dell’industria della maternità surrogata commerciale riproduttiva, e mette le donne in situazione di schiavitù finanziaria ed emotiva per conto di individui ricchi e privilegiati».

La lettera è stata redatta con la collaborazione del Center for Bioethics and Culture fondato in California da Jennifer Lahl (foto 2), cattolica e da anni in prima linea nella lotta contro la pratica dell’utero in affitto. E continua così: «Uno Stato che medicalizza e noleggia corpi femminili con il profitto di terzi […] mette a repentaglio il diritto fondamentale alla salute e alla libertà di una donna e mette il profitto davanti al benessere a lungo termine del bambino».

Intanto in Italia, dove la pratica è vietata per legge, la Cgil organizza per domani un convegno dal titolo: “Fecondazione medicalmente assistita e gestazione per altri: la possibilità di un figlio nel 2019”. Iniziativa contro cui si sono mobilitate le femministe che a loro volta hanno indirizzato una lettera al segretario Maurizio Landini, peraltro fresco di visita a papa Francesco. Nel testo si legge: «L’immagine di una donna che affitta l’utero, rientra nella vostra mission di tutela del lavoro? Se si tratta di dono e non di lavoro perché la Cgil organizza il convegno? Se il ricorso all’ utero in affitto all’estero vale circa 200.000 euro, la Cgil, in Italia quanto pensa si potrebbe valutare? Pensate, venendo meno ai vostri principi, che la GPA possa rientrare nel libero mercato? Per ora stando così le cose soltanto i ricchi potrebbero fare ricorso alla gestazione per altri. O pensate, come nelle vostre migliori tradizioni, che se ne debba far carico il Sistema Sanitario Nazionale? Ed infine, cosa intendete per nuovi diritti? Il mercato del sesso e il corpo femminile come merce? È amaro pensare di doversi difendere anche dalla Cgil».

Amaro anche vedere che in Italia chi si sta mobilitando sul fronte cattolico sembra essere la solita sparuta minoranza. Considerata bigotta, medievale, rigida, ma che testardamente difende quel sano buonsenso.


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