Due nuovi rapporti mostrano maggiori dettagli sulle violazioni dei diritti umani in Nicaragua, uno è incentrato sulla libertà religiosa e l’altro cita 870 attacchi specificamente contro la Chiesa cattolica. Il 13 agosto, il gruppo di controllo dei diritti umani chiamato “Nicaragua nunca más” ha presentato il suo quarto bollettino sulla libertà religiosa che fa riferimento al periodo da aprile a luglio 2024 in si accusa «il regime Ortega-Murillo» di aver aumentato «le molestie contro i laici e i leader religiosi».
«È evidente che questi attacchi sono contro sacerdoti, vescovi, suore e parrocchiani, ma non solo contro la Chiesa cattolica ma anche contro la Chiesa evangelica», ha spiegato un membro del gruppo, Wendy Quintero, durante la presentazione del rapporto. Sarebbero 420 le organizzazioni cristiane ad essere state cancellate, tra cui “Caritas Matagalpa”, chiusa il 12 agosto insieme ad altre 14. Quel giorno, la dittatura nicaraguense ha annullato lo status legale anche della diocesi del vescovo Rolando Álvarez – vescovo critico del regime, messo ai domiliari dall’agosto 2022, poi condannato nel febbraio 2023 a 26 anni di carcere in un controverso processo giudiziario, deportato nel gennaio di quest’anno a Roma, dove ora vive in esilio – e quello di cinque chiese cristiane attraverso accordi ministeriali pubblicati sul quotidiano ufficiale del governo La Gaceta.
«Almeno 22 media religiosi sono stati confiscati, l’ultima delle quali è Radio María, la cui ultima trasmissione è stata il 9 luglio 2024», ha continuato l’attivista per i diritti umani. Quintero ha anche fatto notare che «51 sacerdoti sono stati esiliati senza processo, violando i loro diritti di residenza e libertà di movimento». Ha aggiunto: «Ci sono almeno 21 pastori evangelici in esilio e ad altri tre pastori è stato impedito di entrare nel Paese. Questo modello di persecuzione ha portato all’espulsione e allo spostamento forzato di oltre 200 cristiani attivamente impegnati e a una maggiore sorveglianza delle attività svolte, in particolare dalla Chiesa cattolica». Quintero ha poi rilevato che la dittatura «ha costretto 34 sacerdoti a lasciare il Paese nei primi quattro mesi del 2024», facendo salire a 222 il numero di «cristiani attivamente impegnati che sono stati esiliati» dal 2018 «tra cui 91 suore».
I cristiani identificati sono stati almeno 52 a detta dei parenti «che di fatto sono stati lasciati in una situazione di apolidia», ovvero sono stati privati della loro cittadinanza. Salvador Marenco, avvocato e membro del gruppo per i diritti umani, ha sottolineato che «uno dei punti in cui si concentra la repressione è stato a Matagalpa che rappresentava un fulcro di fede, un centro di speranza». Per l’avvocato la repressione si è concentrata su Matagalpa perché la strategia della dittatura «è incentrata sull’attacco a luoghi rappresentativi. […] Non possiamo dimenticare che la comunità internazionale ha alzato la voce in merito all’arresto e al successivo esilio del vescovo Rolando Álvarez, che ha avuto un’influenza potente in particolare a Matagalpa».
A rilevare nuovi dettagli sulla persecuzione della Chiesa in Nicaragua è stata l’avvocato e ricercatrice in esilio Martha Patricia Molina che il giorno della festa dell’Assunzione ha presentato la quinta puntata del suo rapporto «Nicaragua: una Chiesa perseguitata?», nella quale cita 870 attacchi della dittatura Ortega-Murillo contro la Chiesa cattolica da aprile 2018 a luglio 2024, con tanto di testimonianze, foto, data e luogo esatti. La prima puntata del rapporto di Molina è stata presentata nel maggio 2022 e ha riportato 190 attacchi contro la Chiesa, il secondo nel novembre dello stesso anno ne ha elencati 396, il terzo 529 e il quarto 667.
Eduardo Martínez, caporedattore del giornale La Prensa Nicaragua, ha scritto il prologo di questa edizione sottolineando che «il rapporto è iniziato con una domanda: una Chiesa perseguitata? Tuttavia, sei anni dopo, gli 870 attacchi che Molina ha documentato contro la Chiesa fino ad oggi non lasciano più spazio a dubbi». «Gli attacchi vengono classificati in sette categorie che vanno dagli attacchi fisici e profanazioni alle chiusure arbitrarie di istituzioni religiose, l’incarcerazione di dozzine di sacerdoti – tra cui due vescovi – e l’esilio, fino a oggi, di 143 chierici, che rappresenta oltre il 23% del clero totale in Nicaragua», continua l’editore. «Come risultato di questo brutale attacco, la Chiesa è stata messa a tacere; nessun sacerdote, né all’interno né all’esterno del Paese, osa parlare di politica tanto meno criticare il regime», conclude.
Il rapporto, come Molina stessa ha spiegato pochi giorni fa, non menziona l’arresto di nove sacerdoti a Estelí e Matagalpa, sette dei quali sono stati esiliati a Roma il 7 agosto. Sono tre i vescovi esiliati: Silvio José Báez, vescovo ausiliario di Managua, che è andato in esilio su richiesta personale di papa Francesco perché c’erano presunti piani da parte della dittatura sandinista per assassinarlo, Rolando José Álvarez, vescovo della diocesi di Matagalpa, e amministratore apostolico di Estelí, che è stato «privato della sua cittadinanza ed esiliato nello Stato vaticano». Il terzo vescovo in esilio è «Isidoro Mora, il vescovo della diocesi di Siuna che è stato rapito dalla polizia nazionale nicaraguense e poi imprigionato ed esiliato a Roma» a gennaio, inviato lì con Álvarez, 15 sacerdoti e due seminaristi. (Fonte foto: ANSA)
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