A Treviso uno zelante professore riesce nella mirabolante avventura di far esentare due studenti dall’affrontare Dante Alighieri, dopo che le loro due famiglie, consultate, lo hanno richiesto. Perché la Commedia, non tenera con Maometto, sarebbe contraria alla loro fede musulmana.
Questo non è solo un brutto esempio di integrazione, ma il sintomo di una malattia culturale profonda. La chiamano cancel culture, quella che papa Francesco ha definito «una forma di colonizzazione ideologica che non lascia spazio alla libertà di espressione» e che «in nome della protezione delle diversità, finisce per cancellare il senso di ogni identità».
C’è qualcosa di ancora più profondo però che fa da sfondo a questa cronaca trevigiana che cancella il Sommo Poeta. Sfogliando le pagine dell’ultimo libro di Francesco Colafemmina, Salviamo i classici. La cultura greca e romana, luce per l’uomo in un’epoca oscura (Passaggio al bosco, € 15,00) ci si imbatte nelle parole di un monaco ortodosso che l’autore dice di aver incontrato anni fa in quel di Atene in occasione della festa dell’Annunciazione.
Il monaco gli parlò dell’avvento di quella che definiva «Nuova Epoca». «Potenza oscura, che non appare con volti di uomini, ma attraverso maschere e il cui scopo principale è la sottomissione spirituale di tutti i popoli. No, non privare gli uomini delle loro libertà, confinandoli in un campo di concentramento. Al contrario, impadronirsi attraverso l’abuso delle loro liberà delle loro potenze spirituali, fino a renderli loro strumenti privi di volontà…». Questa visione dal chiaro sapore apocalittico, come rileva Colafemmina nel libro, deve interrogare perché, anche volendo mettere da parte le questioni spirituali, è chiaro che una nuova epoca culturale incombe su di noi.
Le élite che governano gli sviluppi del mondo contemporaneo hanno tutti gli interessi ché «gli strumenti spirituali e sapienziali volti a creare uomini liberi siano disinnescati, resi innocui, ridicolizzati, ridimensionati». Questo accade oggi a Treviso a Dante Alighieri.
Il rifiuto di ogni sopravvivenza delle eredità culturali e spirituali che hanno forgiato un popolo non è un buon esempio di integrazione o di dialogo, è solo un esempio di ignoranza e di insipienza. Benvenuti nella «Nuova Epoca».
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