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Nigeria, «il sangue dei martiri è il seme del cristianesimo»
NEWS 6 Settembre 2023    di Raffaella Frullone

Nigeria, «il sangue dei martiri è il seme del cristianesimo»

Le parole dello scorso giugno del vescovo Wilfred Chikpa Anagbe, suonano più profetiche che mai di fronte ai numeri che scorrono impietosi in Nigeria. 58 anni, dal 2014 vescovo della diocesi di Makurdi, di fronte al massacro sistematico dei cristiani nel Paese ha dichiarato «la fede cresce, nonostante le sfide. Il sangue dei martiri è il seme del cristianesimo», e poi ancora: «In momenti come questi, penso che abbiamo assolutamente tutta la fiducia in Dio. Siamo stati molto fedeli nel confidare sempre in Dio. La preghiera, lo sappiamo, fa miracoli».

Secondo un rapporto della Società internazionale per le libertà civili e lo stato di diritto (Intersociety), una ONG con sede nella Nigeria orientale, almeno 52.250 persone sono state uccise negli ultimi 14 anni in Nigeria perché cristiane. Dei 5.500 cristiani uccisi lo scorso anno a causa della loro fede, il 90% erano di nazionalità nigeriana. La situazione più difficile è per i cristiani convertiti dall’Islam come spiega Megan Meador, responsabile delle comunicazioni per l’organizzazione di difesa legale religiosa Alliance Defending Freedom International anche se però c’è qualche segnale positivo. E lo si intravede nella vicenda di “Mary Olowe”, pseudonimo adottato per ragioni di sicurezza, convertita dall’Islam al Cristianesimo, e che ha scatenato la reazione rabbiosa di suo padre e dei suoi fratelli che hanno minacciato di ucciderla.

Grazie alla mamma ha trovato una comunità cristiana in cui è entrata di nascosto e attraverso i fedeli ha chiesto e ottenuto un ordine restrittivo da un’alta corte della Nigeria settentrionale. L’ordinanza del tribunale vietava al padre e ai fratelli di Mary di «minacciare e attentare alla vita della ricorrente dopo la sua decisione di passare dalla pratica dell’Islam al Cristianesimo e anche di non violare i suoi diritti fondamentali riguardo alla scelta della sua religione o del suo pensiero». Meador riconosce che, formalmente, la Costituzione «offre una solida protezione della libertà religiosa, pari a quella prevista dal diritto internazionale. Ma quando gli stati applicano la sharia penale, ciò va chiaramente oltre e porta a risultati tragici». Tra gli aspetti più controversi c’è appunto il rapporto dei convertiti con le loro famiglie di origine, che spesso rifiutano la conversione al cristianesimo.

La persecuzione, racconta sempre Megan Meador  «viene dai terroristi, dalle milizie armate di machete, dalla violenza e dalle leggi che implicitamente la incoraggiano, e dalle autorità che sono indifferenti al caos e alzano le spalle di fronte a queste atrocità, consentendo a chi si rende responsabile di certi crimini di farla franca». Da qui l’appello al rispetto pieno della Costituzione che vieta i pregiudizi religiosi e garantisce il diritto degli individui di scegliere, praticare, diffondere o modificare liberamente la propria fede. «Chiediamo che tutte le vittime possano avere giustizia e vogliamo cambiamenti più profondi nelle leggi e nelle politiche per fermare la carneficina».

«Piangiamo per l’anima della Nigeria – aveva detto ancora monsignor Anagbe – abbiamo bisogno di uno sforzo coordinato, collettivo e del sostegno di ogni persona – uomini e donne di fede, e uomini e donne di buona volontà – per aiutare e per salvare questa nazione» (Fonte foto: )

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