Negli ultimi 15 anni sono stati uccisi circa 15.000 cristiani in Nigeria, secondo diverse fonti di analisi (tra cui citiamo Intersociety). Quindicimila, al ritmo medio di 1.000 all’anno. E anche in questi giorni la mattanza è avvenuta, come attestano le terribili immagini di un’ennesima strage di Natale con almeno 160 vittime nello stato centrale di Plateau, al confine tra il Nord a maggioranza musulmana e il Sud a maggioranza cristiana. Gli scontri avvengono tra gli agricoltori, cristiani, e i pastori Fulani, islamici. Secondo il giornale nigeriano Vanguard, tra sabato e lunedì un attacco coordinato di gruppi armati ha imperversato in non meno di 20 villaggi: «dal 23 dicembre al giorno di Natale, sono stati effettuati attacchi coordinati da persone che i sopravvissuti affermano essere pastori Fulani».
In un’intervista su Channels Television rilasciata martedì, il governatore dello stato di Plateau, Caleb Mutfwang, ha dichiarato: «Questo è stato davvero un Natale molto cruento per noi. Abbiamo dovuto festeggiare con il cuore pesante. Proprio quando la gente aveva finito di prepararsi per le celebrazioni natalizie, si sono scatenati attacchi immotivati contro molte delle nostre comunità». Il presidente degli osservatori comunitari per la pace nell’area del governo locale di Bokkos, Kefas Mallai ha inoltre affermato al quotidiano Punch che oltre 10.000 persone sono state sfollate a causa degli attacchi
Tutto ciò è accaduto nel silenzio pressoché totale dei media internazionali e nazionali, mentre in Italia il partito +Europa mandava gli auguri con il presepe con due Madonne. Essere cristiani in Nigeria, e più in generale in Africa e nell’Africa sub-sahariana in particolare, non è cosa per fedeli da salotto. Ma ancor più rilevante il fatto che evidentemente non si rientra in una categoria valida per il riflesso pavloviano dell’indignazione alla moda in Occidente (Fonte foto: screenshot: FRANCE 24 English, YouTube)
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