Dieci i cristiani fucilati e decapitati il giorno di Natale in una località imprecisata della Nigeria, con rivendicazione dello Stato islamico della provincia dell’Africa occidentale, gruppo separatosi dai jihadisti di Boko Haram nel 2016. Il video della barbara uccisione è stato diffuso il 26 dicembre dall’agenzia dell’SI Amaq e il gruppo islamista ha dichiarato di aver compiuto l’esecuzione in segno di “vendetta” per la morte del loro leader Abu Bakr al-Baghdadi, ucciso nell’ottobre scorso in un raid Usa in Siria.
«Dov’è la repulsione morale di fronte a questa tragedia?», si è chiesto il vescovo Matthew Kukah di Sokoto, in Nigeria, parlando con Aiuto alla chiesa che soffre (QUI e QUI). Il suo disappunto è rivolto sia al governo africano che alle potenze internazionali, svelando una realtà complessa su cui è bene aprire gli occhi per comprendere la situazione in Africa.
La denuncia della situazione politica in Nigeria è chiarissima da parte del vescovo cattolico: «L’unica differenza tra il governo e Boko Haram è che Boko Haram ha in mano una bomba», ha detto Kukah. «Stanno usando le leve del potere per garantire la supremazia dell’Islam» e con l’attuale situazione in Nigeria, «è difficile vedere le basi morali che devono sconfiggere Boko Haram». Secondo il Council on Foreign Relations’ Nigeria Security Tracker negli ultimi 10 anni gli insorti islamisti avrebbero provocato la morte di 36.000 persone e, dice monsignor Kukah, «da parte della leadership del paese» ci sono state solo condanne formali, ma nessun senso di urgenza. Andiamo avanti come se tutto ciò fosse normale».
«I cristiani hanno tutte le ragioni per sentirsi insicuri e c’è anche una sensazione generale della loro emarginazione dal processo politico», ha aggiunto Kukah. «Se i principi della nostra religione fossero diversi, ormai ci sarebbe una guerra civile. È la gloria della nostra religione che ciò non sia accaduto. È difficile predicare la pace in questo contesto. Qualsiasi risoluzione dipende da come i cristiani decidono di reagire. Non useranno la violenza ma cosa faranno?»
Molto preciso il giudizio del vescovo anche sul ruolo delle potenze internazionali nell’area. «Le nazioni occidentali non stanno facendo abbastanza. Hanno dimostrato che le risorse dell’Africa sono più importanti della gente. Chiaramente, le nazioni occidentali avrebbero potuto ridurre l’influenza di Boko Haram dell’80 o del 90 percento – deliberatamente non hanno fatto abbastanza».
«Vogliono sfruttare le risorse petrolifere e minerarie del continente, ma non vogliono proteggere le persone», ha precisato monsingor Kukah. Ha poi aggiunto che il «70%» delle varie crisi che stanno inghiottendo il continente sono innescate dalla competizione per le risorse minerarie e ha specificato che «le società internazionali stanno allevando la corruzione», che è alla base di così tanti disordini.
Se le nazioni occidentali «vogliono ritirare le loro truppe dall’Africa, dovrebbero anche uscire dal business delle risorse minerarie», ha affermato Kukah. Inoltre, ha concluso, le devastazioni degli islamisti in Africa «sono la ricaduta delle guerre avviate dalle nazioni occidentali in Medio Oriente».
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