In Spagna non si è ancora spento il dibattito pubblico in merito all’entrata in vigore, lo scorso 19 gennaio, della nuova legge sull’istruzione (Lomloe – Ley Orgánica de Modificación de la Loe), fortemente voluta da Isabel Celaá, ministro dell’Istruzione dell’esecutivo socialista di Pedro Sánchez. Una riforma che è stata fortemente contrastata e che solleva diverse criticità, in quanto va ad accentrare in maniera importante l’istruzione nelle mani dello Stato, nel contempo minando il primario, e doveroso, diritto educativo dei genitori sui propri figli e compromettendo fortemente la libertà di proporre un’educazione cattolica.
Un paio di settimane fa, su queste colonne, avevamo riportato il monito dell’Arcivescovo di Toledo e Primate di Spagna, Mons. Francisco Cerro, rispetto a una deriva totalitaria in campo educativo, Oggi riprendiamo invece le parole di Alfonso Aguiló (a sx), presidente della Confederazione spagnola dei centri educativi (CECE), contattato da AciPrensa.
Aguiló concentra la sua critica alla Lomloe essenzialmente su quattro aspetti.
Innanzitutto, il venir meno delle scuole “concertadas” che, spiega, «sono scuole private che ricevono un sussidio dai governi autonomi (governi delle regioni spagnole) e che in questo modo sono gratuite» per le famiglie, andando tuttavia a garantire una positiva pluralità di offerta. Numericamente parlando, queste scuole sono circa il 25% delle totali e, tra queste, circa i due terzi sono cattoliche. Venendo meno i sussidi – che, per inciso, sono comunque circa la metà rispetto a quelli forniti alle scuole pubbliche – è chiaro che molte di queste realtà dovranno chiudere, con la conseguenza che i genitori avranno meno possibilità di scegliere un’istruzione cattolica, conforme ai propri valori, per i propri figli… e un conseguente aumento del controllo da parte dello Stato.
Un altro aspetto problematico è quindi quello dell’eliminazione, nell’art. 18 della nuova legge, del riferimento all’insegnamento, su base facoltativa, della religione all’interno dell’orario scolastico, peraltro andando così contro gli accordi tra la Spagna e la Santa Sede e non tenendo conto del fatto che tale possibilità era fino ad ora scelta dal 63% delle famiglie. «Va detto che in Europa», sostiene in merito Aguiló, «praticamente tutti i Paesi, tranne una parte della Francia, hanno un’offerta obbligatoria di insegnamento della religione a scuola ed è volontaria per gli studenti. Non è un privilegio per la Chiesa, è una realtà normale e comune come lo sono la musica, lo sport, la letteratura o qualsiasi manifestazione culturale della nostra civiltà».
E se la religione viene tolta, l’ideologia gender trova invece ampio spazio, con diversi riferimenti, nella nuova Legge Celaá, declinata in maniera variabile nei diversi gradi d’istruzione. Tutto in linea con i tempi moderni, certo, ma anche questo è un dato che va a ledere il diritto dei genitori di educare i figli secondo i propri valori e, anche, la possibilità delle scuole di portare avanti un progetto educativo in linea con la propria identità, non necessariamente solo cattolica.
Infine, un’altra questione aperta è quella rispetto alla lingua da utilizzare nelle scuole, alla luce della pluralità di lingue parlate in Spagna. Con la nuova riforma non vi è infatti più l’obbligo dello spagnolo come lingua veicolare dell’insegnamento, con la conseguenza che le varie regioni potranno favorire la propria lingua specifica, andando ad accentuare le divisioni all’interno dello Stato.
Si potrebbe pensare che la Spagna non è l’Italia, che dai noi l’istruzione è organizzata in maniera differente e che, in definitiva, si tratta di un problema “distante” dal Bel Paese. Tuttavia, la domanda di fondo rimane la stessa: quanta e quale libertà di scelta hanno oggi i genitori rispetto all’educazione dei propri figli? Educazione che non corrisponde al mero passaggio di informazioni, bensì che interessa la crescita globale del nostro futuro, la capacità di ex-ducere, di “tirar fuori”, di far fiorire ogni persona nella sua specifica vocazione… e che ha quindi a che fare con la concezione stessa che si ha dell’umano.
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