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Obbligo vaccini e green pass, una lettera dei vescovi del Colorado
NEWS 9 Agosto 2021    di Lorenzo Bertocchi

Obbligo vaccini e green pass, una lettera dei vescovi del Colorado

«Esortiamo al rispetto delle convinzioni e delle scelte personali di ciascuno». Lo scrivono i vescovi del Colorado (Usa) a proposito della campagna vaccinale contro il Covid-19, in una lettera pubblicata venerdì scorso. «La Chiesa cattolica», scrivono, «insegna che una persona può rifiutare un intervento medico, inclusa una vaccinazione, se la sua coscienza lo porta a tale decisione».

I vescovi elencano quindi alcuni punti rilevanti per questa scelta: «la vaccinazione non è moralmente obbligatoria e quindi deve essere volontaria»; «esiste il dovere morale di rifiutare l’uso di prodotti medici, compresi alcuni vaccini, creati utilizzando linee cellulari umane derivate dall’aborto; tuttavia, è consentito utilizzare tali vaccini solo in condizioni specifiche del caso, se non sono disponibili altre alternative e l’intento è preservare la vita»; «la valutazione di una persona sul fatto che i benefici di un intervento medico superino gli effetti collaterali indesiderati deve essere rispettata a meno che non contraddica l’autorevole insegnamento morale cattolico».

«Presi nel loro insieme, questi punti», spiegano i vescovi del Colorado, «significano che un cattolico può giudicare giusto o sbagliato ricevere determinati vaccini per una serie di motivi, e non esiste una legge o una regola della Chiesa che obblighi un cattolico a ricevere un vaccino, compresi i vaccini COVID-19».

I vescovi motivano la loro lettera in quanto «sempre vigili quando qualsiasi burocrazia cerca di imporre requisiti uniformi e radicali a un gruppo di persone nelle aree della coscienza personale. Nel corso della storia, le violazioni dei diritti umani e la perdita del rispetto per la dignità data da Dio a ogni persona spesso iniziano con mandati governativi che non rispettano la libertà di coscienza».

La lettera arriva dopo che lo scorso 2 agosto il sindaco della città di Denver, Michael Hancock, ha annunciato un ordine di sanità pubblica che prevede la vaccinazione completa di tutti i dipendenti comunali e dei lavoratori del settore privato in contesti ad alto rischio entro il 30 settembre. Ciò includerebbe i lavoratori delle case di cura, i rifugi per senzatetto, gli ospedali, i penitenziari e poi gli insegnanti e personale nelle scuole. Tuttavia, l’ordine sanitario fa salve le esenzioni al vaccino per ragioni «mediche o religiose», per questo i vescovi del Colorado (che si sono vaccinati) hanno anche redatto un modello di lettera disponibile per essere firmato dai pastori e dai fedeli che vogliono una registrazione scritta della loro scelta di non vaccinarsi per motivi di coscienza personale dovuti alla libertà religiosa.

Il dibattito sulla obbligatorietà alla vaccinazione contro il Covid-19 attraversa tutti i Paesi del mondo, sollevando una serie di questioni importanti che riguardano sostanzialmente l’equilibrio tra la salute pubblica e la salute e la libertà personale. In Francia sabato c’è stata una serie di manifestazioni da Nord a Sud che, secondo le autorità, hanno richiamato in strada 237.000 persone contro l’estensione del Green pass e la vaccinazione obbligatoria per il personale sanitario. È il quarto fine settimana consecutivo che le manifestazioni si susseguono oltralpe e sono state ancora più imponenti questo sabato, nonostante giovedì il Consiglio costituzionale abbia confermato il provvedimento. Non solo no-vax in strada, ma anche vaccinati che però ricordano come il vaccino debba restare uno strumento tra gli altri e le persone devono restare libere di scegliere.

Sullo sfondo resta un nodo irrisolto che comincia ad emergere. Lo dice anche un convinto vaccinista come Joseph G. Allen, professore associato e direttore del programma Healthy Buildings presso la TH Chan School of Public Health dell’Università di Harvard. Il professore parla per la situazione degli Stati Uniti, ma vale anche per l’Europa e per l’Italia, ovviamente.

Il nodo vero di tutta la campagna vaccinale impostata con un forte condizionamento alla puntura dei cittadini (vedi Green pass) è uno solo: «La Food and Drug Administration sta andando troppo lentamente con la piena approvazione» dei vaccini, dice il professore. La campagna, infatti, sta procedendo con una autorizzazione «solo per un uso di emergenza» di questi farmaci e ciò rende molto arduo agli Stati passare all’obbligo vaccinale tout court. Perciò si procede a colpi di forte condizionamento alla vaccinazione, incamminandosi pericolosamente nel campo minato dei lasciapassare o green pass (con tutte le inevitabili contraddizioni).

In ogni caso, la «piena approvazione» di questi preparati farmacologici, argomenta Allen, farebbe molto per «rimuovere una barriera chiave alla vaccinazione». Come ha dichiarato al Sussidiario il professor Alessandro Mangia, ordinario di diritto costituzionale nell’Università Cattolica di Milano, l’accertamento tecnico condotto finora su questi vaccini «è un accertamento sommario e provvisorio, soggetto a scadenza entro un anno dal rilascio. Salvo rinnovo. (…) È questo il nodo di tutto». E il professor Mangia conclude in modo che non lascia troppo spazio ai fraintendimenti: «Accertamenti sommari e provvisori, condotti in nome dell’emergenza, non sono una base per l’introduzione di un obbligo vaccinale, nemmeno per categorie limitate».

Quindi, si sta procedendo con una campagna di vaccinazione fortemente condizionata a colpi di lasciapassare, ma che si svolge utilizzando vaccini che sono autorizzati in modo «condizionato» (Europa) e di «emergenza» (Stati Uniti) e di cui non si conoscono gli effetti a medio e lungo termine. Inoltre nel caso del Green pass si devono sollevare una serie di questioni anche per l’utilizzo di dati sanitari per scopi che sanitari non sono. La giustificazione di questo strano cortocircuito sarebbe quella per cui siamo in guerra e le guerre si combattono con le munizioni a disposizione, allora sarebbe molto più onesto passare all’obbligo vaccinale pieno, in modo che ognuno possa prendersi tutte le responsabilità del caso. Oppure, come scrivono i vescovi del Colorado, che non sono no-vax, si rispetti la coscienza delle persone, aiutandole magari a formarsi seriamente un giudizio informato senza trucchi, né propagande, né discriminazioni.


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