di Maria Gabriella Filippi
La presenza del maligno nell’animo umano e nell’umanità presenta molti aspetti misteriosi o poco chiari. È tuttavia una presenza che si può individuare e sconfiggere. ZENIT ne ha parlato con padre Pedro Barrajon, direttore dell’Istituto Sacerdos, promotore del corso Esorcismo e preghiera di liberazione, che si terrà presso l’Ateneo Regina Apostolorum dal 13 al 18 aprile.
Come è nata l’idea di un corso sull’esorcismo?
Quest’anno sarà la decima edizione del corso Esorcismo e preghiera di liberazione, nato dalla richiesta di alcuni sacerdoti che nella loro pastorale avevano casi concreti di persone con influsso malefico: non sapevano come gestire tutto questo, allora abbiamo pensato di dare loro uno strumento per valutare questi casi.
Come sono organizzate le ‘lezioni’?
Abbiamo voluto dare una struttura solida al corso, poiché su questa tematica si può facilmente cadere nel sensazionalismo e in forme che non sono sostenute da una sana teologia, per cui la settimana è organizzata in questo modo: si parte da una solida base teologica, partendo dalla teologia biblica su angeli e demoni e su come situare l’azione di questi esseri che sono presenti nella realtà invisibile. Oltre a questa parte vi è poi la teologia dell’esorcismo, in cui si parla di come la Chiesa concepisce l’esorcismo, che è un sacramentale con un rito specifico, che obbedisce a delle norme liturgiche.
Oltre a questa parte spirituale, teologica biblica, quali scienze entrano in dialogo con tutto questo?
Una di queste scienze è la psicologia, poiché occorre discernere tra i casi di possessione oppure di malattia psicologica: la psicologia ci presenta quali sono le malattie o le anomalie psicologiche che possono confondersi con i casi di possessione, in modo tale che, se si tratta di una malattia psicologica, bisogna agire dando aiuto a livello psichiatrico e psicologico.
Nei casi di possessione occorre sempre un supporto psicologico?
Sì, in molti casi bisogna agire su questi due fronti: quello a livello spirituale e quello psicologico. Per questo è consigliata la collaborazione di sacerdoti, psicologi e psichiatri, in modo tale che non si lavori in modo isolato.
Sono comuni i fenomeni di possessione diabolica?
L’azione diabolica comune è la tentazione, la possessione non è comune. La tentazione ci induce al male, la subiamo tutti e, nel Padre Nostro, diciamo tutti i giorni “liberaci dal Male”, cioè dal Maligno. L’azione normale del demonio è la tentazione. Un’azione straordinaria, ma possibile, è la possessione.
Questi fenomeni sono aumentati negli ultimi anni?
È difficile dire se siano aumentati i casi in questi anni, purtroppo di questi problemi si parla poco. Potremmo dire che il fenomeno sia più riconosciuto, mentre un tempo tutto veniva spiegato con le cause psicologiche. Occorre distinguere. È vero che noi viviamo in una società molto secolarizzata, in cui più di prima si apre la porta all’occultismo, all’esoterismo, alle pratiche magiche: questo può avere un influsso reale con ulteriori casi di possessione. I casi di possessione non sono aumentati in modo esagerato ma certamente vi è una tendenza all’aumento, a causa dell’allontanamento da Dio e, soprattutto, a causa di queste pratiche magiche e di superstizione neopagane, che sono una fessura per l’azione diabolica.
Quali possono essere le cause di possessione diabolica?
A volte, le cause non sono comprensibili, il diavolo ha agito anche su grandi santi, come nel caso di Padre Pio o del Curato d’Ars, che hanno avuto forti combattimenti fisici con il demonio ma la causa più normale è il dare culto a chi non è Dio: agli idoli, ai poteri magici, a Satana nelle sette sataniche… Occultismo e magia sono le cause prime.
La parola chiave comunque è sempre ‘discernimento’, saper discernere, come dice il Papa, cercando di parlare con la persona, cercando di valutare la sua storia, le possibili cause di tipo psichiatrico e psicologico: se queste sono escluse e la persona si sente molestata dal demonio, allora è bene che faccia una preghiera di liberazione (che non è un esorcismo), oppure un vero e proprio esorcismo, se si vede che c’è una certa violenza nell’attacco malefico.
Prima di rivolgersi a medici o sacerdoti, come fa una persona ad accorgersi di un influsso malefico? Quali sono le manifestazioni e i sintomi?
La persona a volte non si accorge subito della causa perché prova un forte disagio, avverte di essere abitata da una persona che non è lei stessa. All’inizio non è facile rendersene conto, neanche per chi vi è accanto: comportamenti che non sono normali, non sempre sono riconducibili all’azione malefica ma, vedendo che il problema persiste e non trova una soluzione nei mezzi normali a disposizione, a volte ci si rivolge ad un sacerdote. Quest’ultimo spesso non sa cosa fare, ma un sacerdote con una certa formazione in questo campo può intuire se possa trattarsi di un influsso malefico e, in questo caso, consigliare un esorcista. Dalla pratica esorcistica, l’esorcista si accorge subito se questa persona è in balia del potere del demonio, ad esempio se di fronte ai segni sacri vi sono reazioni violente, compulsive, non normali: l’angoscia di fronte al sacro non è normale. La Chiesa aggiunge poi altri segni: la persona può parlare lingue che non conosce, oppure sentirsi abitata da un’altra realtà personale pur non avendo problemi di personalità multipla.
Qual è la differenza tra esorcismo e preghiera di liberazione?
A volte è bene che, prima dell’esorcismo, si facciano preghiere di liberazione: sono preghiere non esorcistiche in cui si prega che la persona sia liberata dal male e da possibili influssi malefici. Se questo non funziona, l’esorcismo è molto più forte, perché nel sacramentale si chiede per il potere di Cristo e nel nome di Cristo, inviato dal Padre a sconfiggere il Maligno, perché la persona sia liberata. Alcuni esorcisti applicano direttamente l’esorcismo, altri preferiscono fare prima le preghiere di liberazione. La Chiesa chiede molta prudenza all’esorcista, vi è sempre una specie di “intuito spirituale”, la grazia di stato che l’esorcista ha per percepire se la persona ha bisogno o meno di un esorcismo.
Perché per molti anni, anche all’interno stesso della Chiesa, il demonio è stato quasi dimenticato?
Si è forse creata una specie di razionalizzazione della teologia: ciò che non si capiva e ciò che sembrava che non fosse scientifico, è stato lasciato fuori: i casi in cui nel Vangelo si parlava degli esorcismi di Gesù sono stati trasformati in malattie psicologiche, si è cercato di ricondurre gli stessi miracoli a cause scientifiche, al punto che, quando Paolo VI, in un famoso discorso del 1972, disse: “sembra che da qualche fessura il demonio sia entrato nel tempio di Dio”, fu una notizia che fece il giro del mondo, perché parlava del diavolo. Oggi papa Francesco ne parla spesso e nessuno si spaventa, ma nel 1972 era diverso, perché si era creata una sorta di “mancanza di fede” in questo aspetto, che corrispondeva ad una pastorale in cui non si nominavano esorcisti. I casi di possessione però continuavano e le persone non sapevano a chi rivolgersi. Ora si è tornati a fare gli esorcismi in maniera più naturale, la Chiesa li ha sempre fatti.
Come occorre collocare l’azione del demonio per un credente?
Dal punto di vista di un credente, non bisogna avere paura del demonio, perché Dio è molto più forte. Dio permette che il demonio possa agire anche in modo straordinario, tant’è che tutti i giorni nel Padre Nostro preghiamo “liberaci dal Male”, cioè dal Maligno. La Chiesa ha sempre creduto nell’azione del demonio, che però è sempre limitata dall’azione di Dio: il demonio non è un Dio del male, è una creatura limitata: ha un certo potere ma non conta nulla nei confronti di Dio.
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