Ieri il Papa ha incontrato il Corpo diplomatico. Nel consueto appuntamento di inizio anno, il Pontefice ha fatto il punto sui conflitti che insanguinano il mondo, invocando la pace. Una serie di appelli in cui ha ricordato anche un concetto forte: quello secondo cui la via della pace parte dal rispetto di ciascuna vita umana, sin dal grembo materno infatti «la via della pace esige il rispetto della vita, di ogni vita umana, a partire da quella del nascituro nel grembo della madre, che non può essere soppressa, né diventare oggetto di mercimonio. Al riguardo, ritengo deprecabile la pratica della cosiddetta maternità surrogata, che lede gravemente la dignità della donna e del figlio. Essa è fondata sullo sfruttamento di una situazione di necessità materiale della madre».
Il rispetto dei diritti umani che tanto si invoca nel denunciare le guerre che, ormai, attraversano il globo, deve valere, afferma Francesco, anche per i più indifesi: «Un bambino è sempre un dono e mai l’oggetto di un contratto. Auspico, pertanto, un impegno della Comunità internazionale per proibire a livello universale tale pratica. In ogni momento della sua esistenza, la vita umana dev’essere preservata e tutelata».
Per preservare la pace tra le nazioni, infatti, sottolinea il Papa, bisogna innanzitutto recuperare ciò su cui è fondata l’idea di pace stessa, ovvero «occorre recuperare le radici, lo spirito e i valori che hanno originato quegli organismi, pur tenendo conto del mutato contesto e avendo riguardo per quanti non si sentono adeguatamente rappresentati dalle strutture delle Organizzazioni internazionali».
E proprio, fa notare il Pontefice, il diffondersi di una mentalità contro l’umano, soprattutto in Occidente, contribuisce al «persistente diffondersi di una cultura della morte, che, in nome di una finta pietà, scarta bambini, anziani e malati». E sebbene nella parte finale del suo discorso papa Francesco accenni all’importanza del dialogo che «dev’essere l’anima della Comunità internazionale», tuttavia non concede sconti su alcune questioni, tra cui proprio il concetto di “diritti umani”, su cui ritorna più volte: «Si tratta di principi razionalmente evidenti e comunemente accettati. Purtroppo, i tentativi compiuti negli ultimi decenni di introdurre nuovi diritti, non pienamente consistenti rispetto a quelli originalmente definiti e non sempre accettabili, hanno dato adito a colonizzazioni ideologiche, tra le quali ha un ruolo centrale la teoria del gender, che è pericolosissima perché cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali. Tali colonizzazioni ideologiche provocano ferite e divisioni tra gli Stati, anziché favorire l’edificazione della pace. Il dialogo, invece, dev’essere l’anima della Comunità internazionale».
Per questo motivo bisogna evitare il rischio, ha sottolineato il Santo Padre «di una “monadologia” e della frammentazione in “club” che lasciano entrare solo Stati ritenuti ideologicamente affini. Anche quegli organismi finora efficienti, concentrati sul bene comune e su questioni tecniche, rischiano una paralisi a causa di polarizzazioni ideologiche, venendo strumentalizzati da singoli Stati». «Certamente – ha chiosato il Papa – dialogare richiede pazienza, perseveranza e capacità di ascolto, ma quando ci si adopera nel tentativo sincero di porre fine alle discordie, si possono raggiungere risultati significativi» (Fonte foto: Imagoeconomica)
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