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Pentecoste, le domande inquietanti dello Spirito
NEWS 20 Maggio 2018    di Giacomo Biffi

Pentecoste, le domande inquietanti dello Spirito

Lo Spirito della verità è il dono primordiale fatto ai credenti, è il frutto più saporoso della Redenzione, è il tesoro senza prezzo ottenutoci dalla vittoria pasquale. Egli discende a più riprese anche su ciascuno di noi a suscitare in noi la vita nuova e a scandire i vari momenti della vita cristiana.

Egli discende e vuole farsi fecondo dentro di noi. Perciò meditare su questo regalo di Cristo – come siamo chiamati a fare in questo giorno di Pentecoste – significa anche riflettere su come abbiamo corrisposto alla divina generosità.

Lo abbiamo ricevuto nel battesimo; ma domandiamoci: che ne è della vita che ha acceso in noi?

Lo abbiamo ricevuto nella cresima: che ne è della forza di testimoniare una fede esigente, che egli ci ha dato?

È la causa inesauribile della remissione dei peccati: ma abbiamo il coraggio di incontrare nel sacramento della confessione questo fuoco che brucia e risana?

Egli invocato discende sul pane e sul vino e li trasforma nella vittima santa dell’unico sacrificio redentore: ma ci lasciamo trasformare anche noi dallo Spirito che investe i doni eucaristici, sicché ogni messa partecipata può dirsi davvero l’avvio di un tentativo rinnovato di vivere nell’amore?

Come si vede la contemplazione dello Spirito spontaneamente si risolve in un esame da affrontare all’interno della coscienza di ciascuno, perché lo Spirito è richiamo, fermento, pungolo, e sempre sa inquietare la falsa pace dei cuori. (Giacomo Biffi, omelia tenuta nella Cattedrale di S. Pietro, Bologna, 22 maggio 1988)


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