«Terrificante». Così il Cardinale Parolin ha definito l’ipotesi di inviare truppe NATO in territorio ucraino. Come ha raccontato nell’intervista rilasciata al direttore del Timone sul numero di marzo, questo momento ricorda in modo inquietante la vigilia della Crisi dei missili di Cuba. L’ipotesi, paventata da Emmanuel Macron al Salone dell’Agricoltura ha incassato un largo dissenso dagli altri leader europei. «Non c’è consenso oggi», aveva dichiarato il Presidente, il 26 febbraio a margine dell’evento «per inviare truppe di terra in modo ufficiale, sostenuto e autorizzato, ma», conclude con preoccupante enfasi il Presidente francese, «niente può essere escluso».
Proprio dell’esclusione o perlomeno dell’assenza di altre ipotesi di negoziato, invece, si rammarica il Segretario di Stato Vaticano e ricorda, nelle dichiarazioni rilasciate in occasione dell’inaugurazione del nuovo Centro diagnostica per immagini dell’ospedale IDI a Roma, come questo fronte dovrebbe essere al centro delle preoccupazioni di tutti. In merito alla situazione in Ucraina e riferendosi all’operato del Cardinal Zuppi, leggiamo su Vatican News, si è così espresso: «Si cerca di lavorare per agevolare un po’ questo meccanismo che è stato costituito in occasione della sua visita a Kyiv e a Mosca per il ritorno dei bambini e dei ragazzi in Ucraina. Lui disse a suo tempo che questo poteva promuovere dei percorsi di pace. Per il momento mi sembra che ci sia solo questo, che non ci siano altre prospettive di negoziato e questo è molto triste.»
Macron ritiene che ogni cosa debba essere fatta per impedire la vittoria della Russia in questo conflitto, vecchio ormai di due anni. Il Cardinale Parolin osserva che proprio questa situazione di stallo tra le forze in campo ha probabilmente condotto il capo dell’Eliseo ad avanzare questa sciagurata proposta. Il rischio di escalation, purtroppo, è ciò che con giustificato tremore si teme. Vladimir Putin, che non ha lesinato fino ad ora l’uso delle armi a disposizione, comprese quelle mediatiche, si è affrettato a rispondere «avvertendo che l’ingresso dei soldati della NATO in Ucraina potrebbe provocare una guerra nucleare.»
Molti i leader europei che hanno manifestato netta distanza dal collega francese e si sono dissociati dalla sua proposta. Anche dall’altra sponda dell’Atlantico è arrivato un messaggio chiaro, riporta l’ANSA:«non hanno intenzione di inviare truppe a combattere in Ucraina e che non ci sono nemmeno piani per inviare truppe della Nato a combattere in Ucraina». Di segno prevedibilmente opposto le reazioni da Kiev; secondo Zelensky le parole di Marcon sarebbero «un buon segnale.» Anche dai vertici NATO arriva la conferma che «non ci sono piani per truppe da combattimento della Nato sul terreno in Ucraina».
Il primo ministro Attal fa invece eco al suo presidente affermando «Non voglio che la mia generazione e le generazioni successive crescano in un mondo di minacce». Sarebbe da domandargli se preferisce che crescano, in caso riuscissero a farlo, in un mondo di macerie. La speranza è una virtù teologale e come tale richiede e soprattutto genera forza in chi la esercita: confidiamo che la Chiesa, per mezzo della diplomazia vaticana e di tutti i mezzi a sua disposizione, nutrita dalla preghiera e dai sacrifici di tanti noti solo al cuore di Dio, possa sostenere l’umanità in questo snodo drammatico della storia e possa, e se necessario, trattenerla dal compiere passi irrevocabili.
(Fonte foto: Imagoeconomica)
Riceverai direttamente a casa tua il Timone
Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone
© Copyright 2017 – I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
Realizzazione siti web e Web Marketing: Netycom Srl