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Per l’aborto legale spesi oltre 120 milioni di euro all’anno. Oltre ai costi fisici e psicologici
NEWS 25 Maggio 2021    di Giulia Tanel

Per l’aborto legale spesi oltre 120 milioni di euro all’anno. Oltre ai costi fisici e psicologici

Si è svolta ieri mattina, presso la Lumsa a Roma, la conferenza stampa di presentazione del primo rapporto italiano su I costi di applicazione della Legge 194, sull’aborto, dal 1978 ad oggi (qui il pdf), 42 anni dopo l’introduzione della norma sulla cosiddetta “interruzione volontaria di gravidanza” e oltre 6 milioni di bambini morti uccisi legalmente.

Si tratta di un lavoro scientifico ed estremamente documentato, redatto a più mani da un gruppo di lavoro ampio e dislocato a livello regionale, il tutto con il patrocinio della Sibce (Società Italiana per la Bioetica e i Comitati Etici), dell’Aigoc (Associazione Italiana Ginecologi e Ostetrici Cattolici), della Fondazione Il Cuore in una Goccia, e di Pro Vita & Famiglia.

CONTRO LE DONNE

Nel corso della presentazione, il primo a prendere la parola è stato il professor Filippo Maria Boscia, ginecologo, già professore e presidente dell’Associazione medici cattolici italiani, il quale si è soffermato sugli enormi costi fisici e psicologici che l’aborto causa sulle donne, con anche lo sviluppo della sindrome post-aborto, che rientra nella categoria delle sindromi post-traumatiche da stress, un lutto che accompagna le donne anche per tutta la vita. Nel corso della sua decennale esperienza sul campo, il professore ha affermato di aver potuto appurare che nell’aborto non è “tutto semplice” come si è soliti sentir affermare. Al che, si pone, e pone a tutti una domanda: com’è stato possibile legalizzare l’aborto, negando le gravi conseguenze che esso genera?

ABORTI EUGENETICI, FARMACOLOGICI E TRA ADOLESCENTI

A seguire, è intervenuto il professor Pino Noia, che tra gli altri titoli è Direttore dell’Hospice perinatale – Centro per le Cure Palliative Prenatali del Policlinico Gemelli e presidente Associazione Italiana Ginecologi e Ostetrici Cattolici, il quale è andato a stressare tre questioni presenti nel rapporto: innanzitutto, la questione dell’aborto eugenetico e della medicina difensiva, alla luce dell’evidenza emersa dalla ricerca rispetto a come la legge 194 sia andata ad avvallare, e di fatto incentivare, lo “scarto” di coloro che non sono “perfetti”. Quindi, il grande tema dell’aborto farmacologico, che viene passato per essere “facile e indolore”. Non è affatto così, ha rilevato Noia: né dal punto di vista fisico, con gravi e dolorose conseguenze sia a breve sia a lungo termine, né soprattutto da quello psichico, con la donna che è spettatrice, spesso sola, dell’aborto. Infine, un focus sulle adolescenti: se è vero, infatti, che l’aborto spontaneo si aggira attorno al 12-13% delle gravidanze totali, è altresì verso che si registrano delle punte tra le giovanissime tra i 14-19 anni. Questo, ha affermato il professore, è un aborto criptico, frutto di disinformazione, con le ragazze ignare rispetto a cosa comporta, fisicamente e psicologicamente, abortire: «Si ruba loro il futuro procreativo e la speranza, e questo è un delitto contro l’umanità», ha quindi chiosato.

ABORTI E CALO DEMOGRAFICO SONO CORRELATI

A questo punto hanno preso quindi la parola i due coordinatori del gruppo di lavoro. In prima battuta, il dottor Stefano Martinolli, Dirigente medico presso l’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina a Trieste, il quale ha innanzitutto rilevato come parlare di aborto sia ancora oggi difficile, come sia un argomento “tabù”; quindi, ha proposto una frase sulla quale riflettere, anche alla luce dei dati contenuti nel Rapporto: «Per comprendere un fenomeno, uno dei metodi più utilizzati (specie dalla scienza) è quello di osservare e descrivere le conseguenze che esso ha sulla società e sugli uomini. Questo ci ha permesso di vedere cos’è realmente l’aborto e di farlo vedere alla società intera». Avviandosi alla conclusione, Martinolli ha quindi voluto porre il focus su due aspetti emersi dalla ricerca: innanzitutto, l’allarmante percentuale, rilevata al 2018 in quanto anno del quarantesimo anniversario d’introduzione della legge, per cui, ben il 15% delle gravidanze totali sono state interrotte. In secondo luogo, come i dati abbiano rilevato – ed è la prima volta che viene documentata e posta all’attenzione del grande pubblico questa correlazione – una stretta correlazione tra il calo demografico e il numero degli aborti; il che, ha sottolineato ancora il dottore, significa che a monte vi è una mentalità abortista sempre più diffusa.

I NUMERI

Infine, la parola ai numeri, con Benedetto Rocchi, Professore associato al Dipartimento di Scienze per l’Economia e l’Impresa dell’Università di Firenze, il quale ha messo in chiaro come si possa stimare, sempre in maniera molto prudenziale (ad es. avendo considerato gravidanze senza complicazioni e quindi visite aggiuntive e più costose, utilizzando i dati Istat che sono incompleti, non riferendosi ai costi massimi, etc.) che nei primi quarant’anni di applicazione della legge il costo cumulato per il finanziamento degli aborti legali si sia aggirato intorno ai 5 miliardi di euro (circa 120 milioni di euro all’anno). Somma che, se fosse stata accumulata ogni anno, a fronte di un “accantonamento” totale (in termini reali) di 4 miliardi e 847 milioni, sarebbe valutabile in un fondo che avrebbe maturato rendimenti per 6 miliardi e 362 milioni di euro fino a raggiungere una capitalizzazione totale di 11 miliardi e 209 milioni di euro.

Il professore si è quindi detto sorpreso che nessuno, in tutti questi anni, abbia mai fatto una valutazione dei costi-benefici, anche alla luce del fatto che la legge 194 non è riuscita a prevenire l’aborto clandestino, che anzi sta rinascendo con i farmaci; crea problemi di salute pubblica a catena; ha determinato, come si è visto, un calo demografico, andando contro lo stesso articolo 1 della legge, che afferma che l’aborto non va considerato quale mezzo di “controllo delle nascite”.

La domanda, dunque, è: perché continuare a finanziare l’aborto con i soldi dei contribuenti, anche in un momento come l’attuale in cui le risorse per la sanità sono carenti, ed è sotto gli occhi di tutti? L’auspicio, infine, è che si apra un dibattito plurale, alla luce di dati condivisi, sul tema.

COSTITUITO UN OSSERVATORIO PERMANENTE

Infine, è intervenuta Francesca Romana Poleggi, direttrice della rivista Pro Vita & Famiglia, la quale ha lanciato la costituzione di un Osservatorio Permanente sulla 194, un Comitato che intende continuare a monitorare e studiare questa legge e la sua applicazione, aperto alla collaborazione di chiunque lo desidera, con una mail di candidatura a: osservatoriopermanente194@gmail.com.

E a chi, a fronte di questi numeri, propone quindi che si incrementi l’aborto chimico, farmacologico, essenzialmente con Ru486, in quanto considerato “più economico”, i relatori rispondono innanzitutto rispetto alla pericolosità di tale procedura per le donne, sia dal punto di vista fisico che psicologico, per affermare quindi che, ad oggi, non si hanno a disposizione i dati per capire quanto effettivamente costi questa tipologia di aborto, per cui il fatto che costi di meno è una pura illazione. Ad ogni modo l’Osservatorio si ripromette di provare a stilare questi costi in vista dell’aggiornamento del Rapporto previsto per il prossimo anno.


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