Le celebrazioni per il 400° anniversario del martirio di san John Ogilvie sj – si legge sul portale della Compagna di Gesù in Italia – sono iniziate la sera di sabato 7 marzo con i vespri solenni nella Chiesa di St. Aloysius a Glasgow. Il giorno seguente il provinciale dei gesuiti, padre Dermot Preston sj, ha celebrato una Messa e nell’omelia ha esortato i presenti a non essere «sonnambuli» nella vita, ma a trarre ispirazione dai sacrifici di persone come san Ogilvie. Quando il martire scozzese fu impiccato a Glasgow il 10 marzo 1615, il suo rosario cadde tra la folla e finì ai piedi di John Eckersdoff, un mercante ungherese calvinista di passaggio in città. L’esperienza lo portò alla conversione.
È bello accostare il ricordo di quella vicenda di fede eroica e dei suoi frutti di conversione a quanto è successo nei giorni scorsi in Inghilterra. Riprendiamo quanto scritto a questo proposito da Marco Tosatti:
«Il Catholic Herald pubblica una petizione di quasi cinquecento preti dell’Inghilterra e del Galles, rivolta ai partecipanti al Sinodo per la famiglia dell’ottobre prossimo che chiede che la dottrina e la pratica pastorale “restino fermamente e inseparabilmente in armonia”.
I firmatari dicono di attendersi dal Sinodo “una dichiarazione chiara e ferma” che sostenga l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio. “Noi desideriamo, – scrivono – come preti cattolici, riaffermare la nostra incrollabile fedeltà alla dottrina tradizionale relativa al matrimonio e al vero significato della sessualità umana, fondati sulla Parola di Dio e insegnati per due millenni dal Magistero della Chiesa”.
Secondo il Catholic Herald si tratta di un gesto senza precedenti nella storia della Chiesa inglese e gallese. “Affermiamo l’importanza di mantenere la disciplina tradizionale della Chiesa per quanto riguarda la ricezione dei sacramenti, e che tale dottrina e la pratica rimangano fermamente e inseparabilmente in armonia”.
Uno dei firmatari, che desidera rimanere anonimo, ha detto al settimanale che “c’è stato un certo grado di pressione affinché non si firmasse la lettera e realmente una forma di intimidazione da parte di alcuni alti prelati”.Fra i firmatari più noti, almeno al pubblico britannico, ci sono teologi, come Aidan Nichols e John Saward, docenti di Oxford come Andrew Pinsent e noti prelati come Robert Billing, Tim Finigan e Julian Large».
Per capire la portata di ciò che è avvenuto bisogna tenere presente che in Inghilterra e Galles i sacerdoti diocesani, tra quelli in attività e quelli in “pensione”, sono circa 3.800, mentre i religiosi sono circa 1.000. I firmatari della petizione rappresentano quindi oltre il 10% del clero inglese. Non solo, ma viste le pressioni che ci sono state da parte dei vertici della Chiesa inglese contro la firma di questa petizione, è chiaro che i sacerdoti concordi con questo appello sono assai di più di quelli che si sono voluti esporre.
Il presidente della Conferenza episcopale inglese, il cardinale Vincent Nichols, ha stigmatizzato la firma e la pubblicazione della petizione, sottolineando che un dibattito sui temi del Sinodo è ben accetto dai vescovi, ma che certe istanze non dovrebbe essere espresse in questo modo e sui media.
Come però fa notare un attento osservatore di cose cattoliche come il giornalista dello Spectator Damian Thompson, la realtà è che non solo la Conferenza episcopale inglese si è schierata sulle posizioni di Kasper, ma la cosiddetta libertà di dibattito interna, la libertà di dialogo e comunicazione con i pastori è assai aleatoria. Quello che si respira nel mondo ecclesiale e curiale britannico è piuttosto un clima di diffidenza, se non di chiusura e di intolleranza nei confronti di chi non vuole adeguarsi allo “spirito dei tempi” e invoca la fedeltà al Magistero bimillenario della Chiesa. Ed è questo che ha fatto sì che una fetta così importante del clero abbia scelto un’altra via per farsi sentire.
Si può anche aggiungere che quella dall’Inghilterra è forse la risposta più bella e significativa arrivata finora alla fuga in avanti di Kasper e accoliti, anche perché viene da una Chiesa che come altre del nord Europa è stata messa in crisi dal vento della secolarizzazione, dall’eterodossia e da non pochi scandali negli ultimi decenni. Ma evidentemente certe radici, e il pensiero va al martirio di san John Ogilvie e compagni, sono più forti del tempo, di tanti sbandamenti, di tante miserie e infedeltà umane.
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